- Martedì il The International Propeller Club Port of Trieste si è interrogato sulle aspettative suscitate dall'atteso Piano Regolatore Portuale, tema che giocoforza abbraccia ogni aspetto del futuro dello scalo e dell'economia del territorio. Circa l'iter di adozione del PRP, il commissario straordinario dell'Autorità Portuale di Trieste, Zeno D'Agostino, ha preannunciato la chiusura entro giugno della procedura Via-Vas (Valutazione di impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica) a seguito della quale il Piano Regolatore del porto giuliano, adottato nel 2009, dovrebbe diventare operativo. «Anche il governo sloveno - ha ricordato D'Agostino - deve fornire un parere sul Piano così come il governo italiano ha dato un parere su quello del porto di Capodistria, che però è molto meno complesso. Probabilmente - ha osservato il presidente dell'ente portuale - bisognerebbe un po' imparare dagli sloveni, perché il Piano Regolatore del porto deve adattarsi agli sviluppi dello shipping: sarebbe più indicato dare indirizzi di carattere generale e indicare strategie».
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- Evidenziando che «i ritardi per il piano regolatore sono indiscutibili», Pier Luigi Maneschi, presidente di Italia Marittima ed a capo dell'omonimo gruppo che a Trieste gestisce - tramite Trieste Marine Terminal (TMT) - il terminal contenitori dello scalo, si è chiesto: «ma veramente sappiamo cosa vogliamo? Pensiamo - ha aggiunto Maneschi - di risolvere i problemi con il Piano Regolatore? Qui - ha affermato - bisogna cambiare mentalità. A Trieste non sono mai state fatte scelte, nessuno ha mai fatto un piano industriale. Invece dobbiamo lavorare in modo determinato, creando massa critica ed affrontando il problema prima di tutto da un punto di vista intellettuale: il mondo è cambiato, il Piano Regolatore - ha rilevato - così com'è non va». Anche Maneschi ha fatto riferimento a quanto avviene oltre confine, a Capodistria, dove - ha sottolineato - »l'amministrazione è riuscita a convincere tutti quelli che ci stavano attorno che il porto era molto importante».
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- «Una considerazione centrale sulla questione - ha constatato l'ex assessore regionale ai Trasporti, Riccardo Riccardi, oggi consigliere regionale - riguarda l'incapacità del Paese di avere tempi compatibili con gli sviluppi del mondo reale, ma oggi l'Italia può considerare il porto di Trieste come una vicenda italiana. Il problema del rapporto con Capodistria - ha specificato - è relativo ad un'autonomia che non può essere tale se si vive tutti in uno stesso ambito. È una questione da aprire con gli amici sloveni, magari pensando ad un collegamento ferroviario tra i due porti e ad una programmazione comune”. Riccardi si è soffermato anche sul progetto del terminal offshore di Venezia, definendolo «un progetto irrealizzabile».
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- Per il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, la priorità resta quella di «creare lavoro, fatto dall'economia e quindi dalle buone imprese, che vanno dove ci sono condizioni ambientali che ne supportano gli investimenti. A Trieste, dove la pubblica amministrazione è funzionante - ha affermato - l'ambiente era viziato da una certa allergia allo sviluppo». Secondo Cosolini, infatti, si è continuato a pensare che ci si potesse permettere benessere senza fare scelte che comportano sacrifici. Per il sindaco, l'approvazione del Piano Regolatore Portuale lascia comunque irrisolte alcune questioni, ragion per cui servirà un Piano strategico: «dobbiamo affrontare - ha spiegato - il problema della collocazione di Trieste tra i porti italiani. Trieste compete con altri porti europei e per questo è interesse dell'Italia sostenere lo scalo come si fa con le industrie in grado di competere all'estero».
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- Con il suo intervento il segretario generale dell'Autorità Portuale triestina, Mario Sommariva, ha attirato l'attenzione sulla riforma della legge 84 del 1994: «a Trieste - ha rilevato - ci si chiede di incardinare il Piano Regolatore all'interno di scelte industriali: uno stimolo da raccogliere, anche perché siamo alla vigilia di una riforma importante che però, dai rumors raccolti, pare dia segnali di accentramento e quindi di allontanamento dal territorio. Così - ha concluso Sommariva - si rischia di tornare indietro».
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- «Trieste - ha commentato al termine della serata il presidente del Propeller Club, Fabrizio Zerbini - può avere opportunità ma deve sapersele meritare. La riforma della legge sui porti sarà fondamentale, pur trattandosi per ora di voci ed ipotesi, anche legate alla governance: da un'entità unica a gestione statale oppure a gestione regionale. Al di là di tutto - ha osservato - è importante che lo Stato decida se investire su porti che hanno un futuro come Trieste o su porti con progetti faraonici ma economicamente e commercialmente insostenibili. A livello locale, invece, è necessaria una sinergia politica trasversale a supporto dello scalo, che abbia come obiettivo comune lo sviluppo del porto di Trieste e che sia in grado di cogliere le opportunità che si stanno presentando».
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