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Confcommercio presenta cinque proposte per ridare slancio alla logistica italiana
Includono la creazione del Registro internazionale dell'autotrasporto, l'individuazione dei porti strategici, il potenziamento delle Autostrade del Mare e l'apertura di notte dell'Alta Velocità al trasporto merci
27 maggio 2015
Dopo dieci anni di calo, nel 2014 il traffico merci in Italia ha registrato finalmente una ripresa avendo segnato un +0,5% rispetto all'anno precedente e per il nel 2015 e nel 2016 è attesa una crescita più accentuata e pari al +1,6%. Eppure i problemi del settore continuano ad essere evidenti, anzi c'è addirittura l'imbarazzo della scelta. Problemi che sono stati esaminati oggi nel corso del quarto convegno annuale sui trasporti organizzato da Confcommercio, dal titolo “L'Italia disconnessa”, che si è svolto nella sede della Confederazione a Roma.
Primo evidente problema è quello della concorrenza, determinato anche da regole ambigue e da scarsi controlli, a scapito degli autotrasportatori italiani: tra il 2003 e il 2013 - sottolinea il rapporto di “Analisi e previsioni per il trasporto merci in Italia” elaborato dall'Ufficio Studi di Confcommercio - la quota delle merci entrate in Italia trasportate da operatori dell'Europa orientale è cresciuta di addirittura il 600% e supera ormai il 47%, mentre era meno del 7% nel 2003. La quota degli autotrasportatori italiani si avvicina, invece, al 15%, quando nel 2003 era pari a quasi il 33%.
Tra le altre storture, che sanno di autolesionismo - ha rilevato il direttore Comunicazione e Immagine di Confcommercio, Sergio De Luca - il fatto che tra il 2000 e il 2012 gli investimenti nei trasporti, in termini di spesa pubblica consolidata in conto capitale trasporti, siano scesi del 47% (da 20 a 10 miliardi di euro), che in Italia per esportare un container occorrano 19 giorni (di cui 11 di documentazione/burocrazia, due di dogana e controlli e sei di movimentazione e trasporti) e 1.195 dollari rispetto a nove giorni (rispettivamente 4, 1 e 4) e 1.015 dollari in Germania e 10 giorni (5, 1 e 4) e 1.310 dollari in Spagna, che la “cura del ferro” in Italia non funzioni con un traffico su ferrovia che riguarda 19 miliardi di tonnellate-chilometro (13% del traffico totale interno) contro i 122 della stessa Germania (23,5%) e i 32 miliardi di tonnellate-chilometro in Francia (15%) ed essendoci - tra l'altro - quasi un terzo dei principali porti italiani che sono privi di un collegamento ferroviario diretto con la rete principale e con circa il 40% che non dispongono di un terminal ferroviario nel porto, che in Italia la rete autostradale sia pari a 1,81 chilometri ogni 10mila vetture contro i 3,52 della Francia e i 6,61 della Spagna, oppure ancora che nei centri urbani italiani si continui a viaggiare “a passo di lumaca” con una velocità media di 15 km/h, la stessa di fine ‘700.
Per quanto attiene all'autotrasporto, dallo studio, illustrato dal responsabile Mariano Bella, emerge inoltre il malessere delle imprese italiane del settore: se una quota già ridotta di imprese “nostrane” ha mostrato ricavi in crescita negli ultimi sei mesi (6,9%), neppure la metà di questa frazione è espressa dalle imprese di autotrasporto. Allo stesso tempo, se tra le imprese appartenenti a tutti i settori il 10,1% prevede ricavi in crescita (il 56% invariati, un terzo in riduzione) soltanto il 2% delle imprese di autotrasporto indica la prospettiva di ricavi crescenti nei prossimi sei mesi.
Il rapporto osserva che se nel 2014 è finalmente tornato il segno più per il trasporto merci in generale e nel 2015 e nel 2016 la crescita sarà più sostenuta, ed è quindi finita la fase discendente del trasporto merci, tuttavia la strada da recuperare è eccezionalmente lunga. Le perdite in termini di tonnellate-chilometro - spiega l'analisi - sono state del 21,6% tra il massimo del 2005 e il minimo del 2013. Rispetto ai massimi, alla fine del 2016 i livelli saranno inferiori ancora del 18,7%.
Male, molto male, anche l'occupazione, se si pensa che il 97% della caduta occupazionale del trasporto merci tra il 2008 e il 2012 è da ascrivere proprio all'autotrasporto (27mila unità su 27mila e 900), soprattutto nelle imprese più piccole.
Confcommercio evidenzia che se questi ed altri gravi problemi gravano sui trasporti, questo comparto sarebbe invece davvero la “chiave” della ripresa: riducendo solo del 10% tempi e costi medi di trasporto, il Pil crescerebbe infatti dello 0,7%.
Secondo Confcommercio, per rimediare a questa stortura e connettere un'Italia disconnessa serve una cura drastica che secondo la Confederazione necessita di cinque “medicine”. La prima proposta di Confcommercio prevede la creazione del Registro internazionale dell'autotrasporto per arrestare il preoccupante e recente fenomeno della delocalizzazione dell'autotrasporto italiano. Si realizzerebbe così, sulla falsariga di quanto avvenuto nel trasporto marittimo - spiega la Confederazione - un sistema di decontribuzioni, defiscalizzazioni e semplificazioni significative per permettere agli operatori italiani di competere ad armi pari con gli stranieri. Inoltre, secondo Confcommercio, occorre superare gli ingiustificati doppioni di enti: ciò avviene nel caso del Pubblico Registro Automobilistico che si occupa in buona sostanza delle stesse cose dell'Archivio nazionale dei veicoli e rappresenta quindi costi e oneri che potrebbero essere eliminati. Analoga inutile duplicazione si verifica per la nuova Autorità di regolazione dei Trasporti rispetto all'Albo dell'autotrasporto.
Per Confcommercio è poi necessario individuare dei porti strategici, sviluppare l'intermodalità dei collegamenti terrestri e potenziare le Autostrade del Mare, all'interno del Piano sulla portualità e la logistica, come alternativa al trasporto merci tutto su gomma. Con lo sviluppo delle Autostrade del Mare - rileva la Confederazione - si potrebbero trasferire annualmente dalla gomma al mare oltre 12 milioni di tonnellate di merci, togliendo dalle strade italiane oltre 700mila camion, pari a 8mila chilometri di coda virtuale di traffico.
La terza proposta consiste nell'apertura di notte dell'Alta Velocità ferroviaria al trasporto merci tramite la realizzazione della “metropolitana italiana delle merci” sulla direttrice Nord-Sud del Paese. Ciò - specifica Confcommercio - consentirebbe di superare le strozzature della rete tradizionale (limiti di sagoma e moduli che non consentono il trasporto di Tir e di container di grandi dimensioni), riuscendo a togliere, a regime, oltre 13mila veicoli pesanti dalle strade.
La quarta consiste nel trasporto su ferro dei Tir che arrivano via mare nei porti italiani dal Mediterraneo e che trasportano merce destinata all'estero. L'utilizzazione del servizio intermodale integrato gomma-mare-ferro ottimizzerebbe infatti l'efficienza della catena logistica, ridurrebbe la congestione della rete stradale, eliminando l'attraversamento su gomma di parti del Paese e rendendo più difficili eventuali forme di abusivismo da parte dei vettori stranieri.
Infine per Confcommercio è necessario l'avvio di una strategia nazionale in favore dell'accessibilità e della mobilità urbana che migliori l'efficacia e l'efficienza degli spostamenti, sia di merci che di persone, all'interno delle città italiane.
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