- La Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) teme che due emendamenti presentati da Roberto Cociancich, relatore del disegno di legge AS 2228 (Legge europea 2015) in discussione alla XIV Commissione del Senato, mettano in pericolo l'esistenza della flotta e degli equipaggi nazionali e costringano le aziende alla delocalizzazione. Confitarma ha spiegato che gli emendamenti sono tesi a limitare i benefici del Registro internazionale alle sole navi che imbarcano in via esclusiva equipaggi italiani o comunitari.
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- Secondo la confederazione armatoriale, se i due emendamenti dovessero essere accolti nel corso della discussione del disegno di legge sulle disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione Europea prevista per oggi, «tutti gli armatori italiani che svolgono traffici internazionali e traffici misti, per fronteggiare la concorrenza - ha sottolineato Confitarma - si troverebbero costretti a iscrivere le proprie navi in altri registri comunitari senza alcun vincolo per la nazionalità degli equipaggi, se non addirittura (e questa è l'ipotesi più probabile) a delocalizzare le proprie aziende». Per Confitarma, il rischio è che restino in Italia «le sole aziende che svolgono esclusivamente traffici di cabotaggio e quelle dei servizi in concessione».
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- «Il vincolo della nazionalità degli equipaggi imposto dagli emendamenti - ha rilevato la Confederazione - risulterebbe difficile da rispettare anche perché non esiste un'offerta italiana adeguata in particolare per gli stati maggiori (ufficiali di coperta e macchina) e quindi l'esodo risulterebbe una necessità per armare le navi e competere sui mercati internazionali. Si perderebbe quindi tutta l'occupazione marittima italiana oggi impiegata su tali traffici oltre quella a terra e nell'indotto.
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- «In pratica - ha evidenziato Confitarma - questi emendamenti invece di conseguire una maggiore occupazione, porterebbero a un risultato opposto. In sintesi: la perdita di oltre 13.000 posti di lavoro che interessano circa 20.000 marittimi italiani e comunitari; la perdita di oltre 500 navi (bulkcarrier, cisterne, navi da crociera, unità ro-ro, traghetti, portacontenitori, unità offshore)». Ciò, secondo Confitarma, causerebbe «una riduzione di oltre l'80% del tonnellaggio di bandiera».
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