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ICS ed ECSA si schierano contro le proposte di istituire un fondo UE per il riciclaggio delle navi
A rischio - per le associazioni armatoriali - i rapporti con i partner commerciali dell'UE, tra cui Cina, India, Giappone e Stati Uniti
8 luglio 2016
L'associazione armatoriale internazionale ICS (International Chamber of Shipping) e quella europea ECSA (European Community Shipowners' Associations), che rappresentano oltre l'80% del tonnellaggio di stazza lorda della flotta mercantile mondiale, si schierano contro il progetto di costituire un Fondo europeo di riciclaggio delle navi, che ha lo scopo di contribuire a rendere economicamente conveniente la demolizione delle navi effettuata conformemente al regolamento UE sul riciclaggio delle navi, e respingono con forza le proposte volte ad obbligare le navi, quando scalano nei porti dell'UE e indipendentemente dalla loro bandiera, a pagare per le licenze di riciclaggio delle navi dell'Unione Europea, proposte che se accolte - denunciano le due organizzazioni armatoriali - metteranno a repentaglio gli sforzi compiuti dall'International Maritime Organization (IMO) per migliorare le condizioni lavorative e ambientali nei Paesi in via di sviluppo dove si trovano la maggior parte dei cantieri di demolizione navale.
ICS ed ECSA ricordano che una proposta attualmente all'esame della Commissione Europea prevede che il denaro pagato dalle navi che scalano nei porti dell'UE, comprese quelle battenti bandiera di Paesi non UE, venga versato in un apposito Fondo UE e restituito solo alla fine della vita lavorativa delle navi, ovvero dopo molti anni, quando - rilevano le due associazioni - probabilmente avranno un proprietario diverso, e solo a condizione che la nave venga riciclata in un cantiere approvato dalla Commissione Europea.
«Se le proposte di istituire un Fondo UE di riciclaggio delle navi saranno accolte - sottolineano ICS ed ECSA - causeranno seri problemi con i partner commerciali dell'UE, tra cui Cina, India, Giappone e Stati Uniti». Le due associazioni armatoriali ribadiscono quindi che «il concetto di licenza di riciclaggio delle navi, sviluppata da consulenti per conto della Commissione Europea, deve essere fermamente respinto».
«Oltre ad essere eccessivamente complesso, assolutamente poco pratico e molto difficile da amministrare per l'UE - osserva il segretario generale dell'ECSA, Patrick Verhoeven -la creazione di un tale Fondo costituirà un affronto per la comunità internazionale che ha adottato la convenzione di Hong Kong sul riciclaggio delle navi, i cui standard sono già stati incorporati in un analogo regolamento UE».
«Una tale misura unilaterale draconiana, soprattutto se applicata a navi non UE - evidenzia il segretario generale dell'ICS, Peter Hinchliffe - è probabile che sia vista dai partner commerciali dell'UE come un'interferenza alla concorrenza nel trasporto marittimo internazionale. C'è il reale pericolo che le altre nazioni applichino misure di ritorsione».
L'ECSA e l'ICS ritengono quindi che, piuttosto, «l'UE dovrebbe concentrare i propri sforzi su come far sì che gli Stati membri dell'UE ratifichino la Convenzione IMO di Hong Kong, e riconoscere gli sforzi compiuti dai cantieri di demolizione asiatici volti ad ottenere la certificazione secondo le norme IMO». In particolare, le due associazioni armatoriali ribadiscono che «questi cantieri dovrebbero avere un'equa possibilità di essere inclusi nella lista UE degli impianti di riciclaggio approvati che viene definita sulla base del regolamento UE sul riciclaggio delle navi».
ECSA e ICS concludono annunciando che stanno preparando un parere dettagliato sulle proposte di istituzione un Fondo comunitario che sarà posto all'attenzione del Parlamento europeo, della Commissione Europea e degli Stati membri dell'UE.
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