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Federagenti, l'Italia spreca le opportunità offerte dal settore dei trasporti
Sono dieci - denuncia la Federazione degli agenti marittimi italiani - i miliardi di euro regalati a trasportatori logistici stranieri
1 dicembre 2016
Federagenti, la Federazione degli agenti marittimi italiani, ha sfruttato la propria assemblea annuale per portare l'attenzione delle istituzioni e del sistema economico nazionale sulle opportunità offerte dal settore dei trasporti, occasioni che se non colte penalizzano l'Italia, come evidenziano recentissimi dati delle Nazioni Unite elaborati e presentati oggi a Roma nel corso dell'assemblea dalla Federazione.
Federagenti ha sottolineato che «l'Italia butta alle ortiche per inefficienza del settore trasporti e logistica e per la dipendenza da operatori stranieri un quinto del surplus commerciale dell'industria. Dieci miliardi che sono regalati a trasportatori logistici stranieri che operano al servizio dell'economia italiana».
«L'Italia - ha spiegato la Federazione - regala gran parte del suo fatturato trasporti a operatori esteri. Nel 2005 esportava quasi 15 miliardi di euro di servizi di trasporto e ne importava 21,5 miliardi. Nel 2015 le esportazioni e quindi la capacità degli operatori italiani di penetrare altri mercati è calata a 14,5 miliardi mentre le importazioni sono balzate a 24,3 miliardi. La forbice è, per l'appunto, di quasi dieci miliardi. L'Olanda, paese leader nella logistica - ha rilevato Federagenti - ha una bilancia commerciale dei trasporti attiva per 15 miliardi. La Germania paga un prezzo analogo al nostro con un squilibrio di 10 miliardi nella bilancia-trasporti, ma in un quadro totalmente differente che vede la logistica generare almeno quattro volte il numero di posti di lavoro dell'Italia».
Inoltre Federagenti ha denunciato che «le cose rischiano di peggiorare rapidamente in un mercato dei trasporti container attraversato da fenomeni dirompenti; a fronte di una stasi del commercio mondiale via mare (+2,1% nel 2015 rispetto all'anno precedente) - ha osservato la Federazione degli agenti marittimi - le grandi aggregazioni e concentrazioni stanno rivelando il loro reale significato: in molti casi dietro a esse si celano decisioni dirigistiche di governi che cambiano radicalmente gli assetti concorrenziali del mercato».
Nel suo intervento il presidente di Federagenti, Gian Enzo Duci, ha ricordato, nei trasporti terrestri, il caso della Svizzera e di Alptransit, ma ancor di più quello della Cina che, con la strategia One belt One road e con gli investimenti strategici, punta a rafforzare quel 9,6 del Pil (970 miliardi di dollari) che è già generato dal solo settore marittimo e portuale.
Duci ha sostenuto che l'Italia deve essere in grado di presentarsi come sistema a un mercato che per l'ennesima volta propone opportunità irripetibili. In particolare, il presidente di Federagenti ha citato uno studio presentato in questi giorni a Rotterdam dal consulente internazionale MDS, da cui scaturiscono eccezionali opportunità per il Mediterraneo (sino a pochi anni fa la spedizione di un container via Trieste per il Far East costava 158 dollari in più rispetto alla spedizione via Rotterdam; con gli assetti e le alleanze previsti per il 2017, Trieste sarebbe per la Baviera più conveniente di ben 380 dollari).
In occasione dell'assemblea si è tenuto un dibattito a cui hanno partecipato Confindustria, rappresentata dal presidente di Livorno Massa Carrara, Alberto Ricci, Confetra, rappresentata dal presidente Nereo Marcucci, e Confcommercio, con il vice presidente Paolo Uggè. Le conclusioni sono state tracciate da Ivano Russo, dirigente del Gabinetto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha ricordato i provvedimenti già tradotti in legge relativi alla riforma portuale e all'adozione di misure strutturali per il rilancio e la semplificazione del comparto logistico e portuale invitando gli operatori a collaborare fattivamente. Russo ha rimarcato come non esista un'ora X per l'applicazione della riforma portuale bensì un work in progress; ciò in un paese che sconta comunque gli effetti di aver creato un'offerta portuale a macchia di leopardo, ad esempio favorendo la dilatazione sconsiderata dell'offerta di terminal container.
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