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I sindacati spagnoli revocano il prossimo sciopero nei porti, ma la situazione resta tesa
Appello dell'ANESCO «al governo e a tutti i partiti politici affinché garantiscano al più presto la certezza del diritto in un settore che è chiave per l'intera economia nazionale»
3 marzo 2017
I sindacati spagnoli hanno di revocare lo sciopero nei porti nazionali indetto per il 6 e l'8 marzo prossimi, giorni di protesta contro il regio decreto legge per riformare la normativa sul lavoro portuale che è stato adottato dal governo con l'intento di dare seguito alla sentenza della Corte di Giustizia dell'UE che ha stabilito la non conformità della legislazione spagnola in materia a quella europea. Le ulteriori giornate di fermo del lavoro sulle banchine si sarebbero aggiunte a quelle che nelle scorse settimane hanno fortemente rallentato l'attività di import-export e che hanno indotto le principali organizzazioni economiche a lanciare appelli per trovare un accordo che consenta un ritorno alla normale attività nei porti.
La revoca dello sciopero è stata decisa a seguito dell'annuncio del Partito Socialista Operaio Spagnolo che voterà contro il decreto governativo se non verrà raggiunta alcuna intesa tra le parti. Il PSOE, inoltre, ha invitato i sindacati a sospendere lo sciopero per proseguire le trattative: «chiediamo alle parti - ha spiegato Pedro Saura, portavoce per il settore economico del PSOE - di confrontarsi attivamente, ai sindacati di sospendere lo sciopero per senso di responsabilità e al governo di intervenire sulla questione e di contribuire alla prosecuzione dei negoziati. Chiediamo ai lavoratori portuali - ha precisato Saura - di revocare lo sciopero soprattutto perché ha effetti molto negativi sulle attività economiche e sull'economia spagnola, e chiediamo al governo che si attivi direttamente affinché al più presto venga raggiunto un accordo fra tutte le parti».
Saura ha specificato che il Partito Socialista non intende approvare questo decreto legge: «se non vi sarà alcun accordo tra le parti a sostenerlo, sia che si tratti di un regio decreto legge oppure di un disegno di legge - ha confermato - in ogni caso il Gruppo Socialista non si asterrà, ma voterà contro».
Antolín Goya, coordinatore generale di Coordinadora Estatal de Trabajadores del Mar, ha rilevato che con «l'opposizione del PSOE all'approvazione del regio decreto legge 4/2017 approvato dal governo si apre una nuova opportunità per il dialogo e il negoziato chiesto tra l'altro - ha sottolineato - anche dagli altri gruppi politici». Specificando che, oltre a Coordinatora, anche le altre organizzazioni sindacali UGT, CCOO, CIG e CGT sono d'accordo nel revocare lo sciopero della prossima settimana, Goya ha evidenziato che ciò ha l'intento «di incoraggiare il Ministero dello Sviluppo economico ad abbandonare la propria posizione di chiusura e a convocare un negoziato vero e proprio attraverso l'attivazione di un dialogo sulla modifica del decreto legge presentato dal governo per la sua approvazione».
Goya ha ribadito che «le norme proposte attualmente dal governo cancellano ogni possibilità di un accordo con le imprese, offrendo ai gruppi finanziari e agli speculatori internazionali, che sono i maggiori azionisti e proprietari dei terminal in tutti i porti spagnoli, la possibilità di sbarazzarsi dei loro lavoratori a spese dell'erario pubblico, precarizzando il lavoro e le condizioni di lavoro».
Il rappresentante del sindacato Coordinadora ha denunciato che sinora «in realtà non vi è stato alcun passo avanti nei negoziati con le aziende», neppure - ha precisato - con la riunione tecnica tenutasi mercoledì. «Le aziende - ha affermato Goya - non si impegnano a mantenere i posti di lavoro dei loro attuali lavoratori portuali né si impegnano a fornire ai sindacati e al presidente del Consejo Económico y Social i dati per giustificare il presunto eccesso di personale in ogni porto».
Sottolineando che «non si può continuare ad attribuire alla sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea il licenziamento dei lavoratori portuali, che invece è una decisione politica della Puertos del Estado (l'agenzia governativa che amministra i porti, ndr) ratificata dal ministro allo Sviluppo economico, Guya ha concluso rimarcando che con questa decisione di sospendere lo sciopero del 6 e 8 marzo «i lavoratori dimostrano la loro volontà di dialogo che ci auguriamo possa essere ricambiata dal Ministero e dall'organizzazione datoriale ANESCO».
La principale associazione datoriale che rappresenta le imprese portuali spagnole ha preso con le pinze l'affermazione della ferma intenzione dei sindacati di raggiungere un accordo. L'Asociación Nacional de Empresas Estibadoras y Consignatarias de Buques (ANESCO) ha rivolto un appello «alla responsabilità dei sindacati affinché l'annuncio della revoca dello sciopero sia definitivo e che le trattative possano iniziare a dare frutti». Evidenziando i danni che le azioni di protesta hanno già causato alle attività economiche e «il danno irreparabile già provocato dalla seconda minaccia consecutiva di sciopero nel corso dell'ultimo mese», che hanno colpito «sia l'immagine che la competitività dei porti spagnoli», l'ANESCO ha criticato anche le continue azioni di pressione attuate da diverse settimane in alcuni terminal e porti attraverso - ha specificato l'associazione - «rallentamento dei ritmi di lavoro e scioperi illegali». Inoltre l'ANESCO si è appellata «al governo e a tutti i partiti politici affinché garantiscano al più presto la certezza del diritto in un settore che è chiave per l'intera economia nazionale».
Nel suo appello l'ANESCO ha sottolineato che le proteste nei porti hanno già determinato la deviazione di importanti flussi di traffico dagli scali nazionali verso porti esteri. Tra questi volumi di carichi ci sono quelli della compagnia di navigazione Maersk Line del gruppo A.P. Møller-Mærsk, gruppo danese che attraverso la filiale olandese APM Terminals gestisce terminal portuali nei primari porti spagnoli di Algeciras, Barcellona, Castellon, Gijón e Valencia. Maersk Line, in previsione delle giornate di sciopero - poi revocato - indette per il 6 e l'8 marzo prossimi, ma anche per le azioni di protesta fissate per i successivi giorni 13, 15, 17, 20, 22 e 24 del mese di marzo, ha annunciato una riduzione dell'attività sul porto di Algeciras, che è principale hub portuale di transhipment del gruppo per i traffici con l'Europa, e l'utilizzo di altri porti europei e mediterranei al fine di assicurare ai clienti il rispetto delle tempistiche di consegna.
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