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Unatras ha proclamato per sabato una giornata di mobilitazione dell'autotrasporto
CNA-Fita, gli autotrasportatori scendono in campo per criticare le politiche del governo. Trasportounito denuncia l'inutilità delle manifestazioni di “presunta protesta”
16 marzo 2017
Unatras, coordinamento unitario delle sigle dell'autotrasporto, ha organizzato per sabato prossimo nelle piazze delle principali città d'Italia un'iniziativa per porre all'attenzione dell'opinione pubblica, delle forze politiche e del governo i gravi problemi dell'autotrasporto italiano e l'insoddisfazione per la mancanza di risposte su questioni decisive per la sopravvivenza del sistema delle imprese di autotrasporto nazionale e, con esse - ha sottolineato Unatras - di una fetta fondamentale dell'autonomia economica e persino politica del Paese.
Le principali richieste del settore dell'autotrasporto, sulle quali si vuole portare l'attenzione con la giornata di mobilitazione di sabato, sono la determinazione mensile dei costi indicativi di esercizio dei diversi servizi di autotrasporto, tenendo conto di tutti i fattori che li determinano; l'assunzione di iniziative volte a garantire l'effettiva trasparenza e regolarità del mercato nazionale ed internazionale dei trasporti, attraverso il rilancio e la definitiva messa a regime del portale della regolarità dell'autotrasporto, gestito dall'albo nazionale, e azioni di contrasto efficaci e coordinate con quelle di altri Paesi europei contro la concorrenza estera sleale ed illegale e contro qualsiasi forma di abusivismo; l'ottenimento di sanzioni effettive e norme disincentivanti per chi non rispetti i tempi di pagamento dei servizi di trasporto; lo sblocco del rilascio delle autorizzazioni per i trasporti eccezionali, semplificando gli adempimenti a carico delle imprese; il pieno funzionamento delle Motorizzazioni Civili
Confermando la propria adesione alla mobilitazione nazionale degli autotrasportatori indetta per sabato da Unatras, CNA-Fita ha sottolineato che «gli autotrasportatori scendono in campo per criticare le politiche del governo in tema di trasporti e l'assenza di risposte ai nodi più volte presentati nei tavoli istituzionali». «Senza risposte - ha spiegato la presidente nazionale di CNA-Fita, Cinzia Franchini - sono rimaste le nostre richieste sulla presenza di regole certe nel settore a partire da politiche, condivise con gli altri Paesi europei, in grado di fermare la concorrenza sleale estera e l'abusivismo; oppure ai tagli delle risorse per il settore, primo fra tutti quello relativo alle cosiddette “deduzioni forfetarie” fondamentali per la sopravvivenza delle aziende artigiane; alle promesse e mai stanziate risorse economiche per favorire l'intermodalità e il trasporto merci via mare come il “mare-bonus”».
« Senza risposte, per fare un altro esempio - ha proseguito Franchini - è rimasta la necessità più volte espressa di vere sanzioni nei confronti di chi non rispetta le tempistiche di pagamento alle aziende di trasporto. Un problema emerso per l'ennesima volta con forza - ha rilevato la rappresentante di CNA-Fita - nella recente vicenda della crisi del gruppo Artoni, che a quanto è dato sapere pare pagasse a 150 giorni (la norma in vigore prevede 60 giorni come termine perentorio), con centinaia di imprese in ginocchio per i mancati incassi. O ancora l'esigenza relativa alla determinazione mensile dei costi indicativi di esercizio dei diversi servizi di autotrasporto. L'elenco è lungo, termino ricordando che abbiamo Motorizzazioni Civili sotto organico incapaci di svolgere le più normali mansioni, dalle revisioni dei veicoli in tempi consoni ai controlli sulla normativa per il trasporto di merci pericolose ADR che ad oggi non ci risulta siano mai stati effettuati, a discapito della sicurezza di tutti».
«Denunciamo - ha concluso Franchini - il malcontento di tanti piccoli e medi imprenditori costretti a fare i conti con una normativa complessa e inapplicata e con garanzie insufficienti. In ballo c'è la stessa sopravvivenza di un sistema nazionale di aziende di autotrasporto e quindi di una fetta importante del Pil italiano. Ci aspettiamo dal governo e dal ministro Delrio risposte certe».
Critica con la forma di protesta scelta per sabato prossimo è l'associazione Trasportounito, secondo cui «l'autotrasporto italiano non si fa più prendere in giro dal fumo di difensori non credibili e specialmente dalle pseudo-proteste organizzate a macchia di leopardo e senza alcuna logica da chi ha sfruttato l'autotrasporto per costruire comode posizioni di vantaggio». Più specificamente, il segretario generale di Trasportounito, Maurizio Longo, ha denunciato «sia l'inutilità delle manifestazioni di “presunta protesta” lanciate qua e là per l'Italia per il prossimo 18 marzo, ma specialmente la “scientifica distorsione delle reali esigenze della categoria” da parte di chi solo qualche mese addietro ha “ottenuto dal governo sia la conferma delle risorse economiche, (molte delle quali gestite dalle associazioni che oggi si dicono pronte a scendere in piazza) sia una proroga della scadenza del Comitato Centrale dell'Albo che pone al sicuro la loro poltrona, senza alcuna interferenza, per un ulteriore anno».
«L'autotrasporto - ha denunciato Longo - sta morendo e i presunti difensori della categoria chiedono l'aumento del plafond per gli sconti dei pedaggi autostradali anziché agire con determinazione sui tempi certi di pagamento; reclamano circolari esplicative quando sarebbe possibile da subito ridurre drasticamente, se non azzerare, gli adempimenti burocratici; rivendicano l'aumento del personale negli uffici della Motorizzazione, quando la categoria avrebbe invece bisogno di un pressing sulle istituzioni per risolvere i gravi problemi della categoria in materia di norme applicate male e interpretate peggio; e urgentissimo sarebbe intervenire a favore delle imprese nei casi di crisi economica come nel crack del gruppo Artoni, definendo nel contempo una nuova e non clientelare logica di gestione degli incentivi nell'uso dell'infrastruttura del mare e di quella ferroviaria».
«È grottesco - ha rincarato la dose Longo - che a guidare una presunta protesta dell'autotrasporto siano i vertici di associazioni che da dieci anni hanno vissuto e convivono con i “palazzi” assicurando la pace di una categoria ormai completamente destrutturata». Secondo Trasportounito, «l'ultima protesta vera, il fermo dell'autotrasporto in Italia, risale al gennaio del 2012 e fu effettuata dalla voce isolata di Trasportounito che, “guarda caso”, per una combinazione legislativa creata ad hoc - ha ricordato l'associazione - dal 2014 è stata esclusa dal Comitato Centrale dell'Albo. Un carrozzone sostenuto con le tasse obbligatorie a carico di tutte le imprese di autotrasporto (anche quelle non associate ai manifestanti), nonché da risorse collettive pubbliche».
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