- La speranza è che, nell'anno in cui si celebrano i 50 anni dalla fondazione del sindacato Usclac (Unione Sindacale Capitani Lungo Corso al Comando), il lavoro marittimo venga riammesso nell'elenco delle attività usuranti, lista in cui era stato incluso nel 1993 con il decreto legislativo n. 374 e da cui era stato poi rimosso nel 1999 non comparendo nel decreto del ministro del Lavoro e della previdenza sociale n. 208.
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- Da allora l'Usclac, organizzazione alla quale nel 2004 si è unita la sigla Uncdim (Unione Nazionale Capitani Direttori di Macchina) e che nel 2012 ha visto l'aggiunta della sigla Smacd (Stato Maggiore Abilitato al Comando o alla Direzione di Macchina), si è battuto per il reinserimento della categoria dei lavoratori marittimi in questo elenco.
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- Il sindacato è stato costituito nel 1967 e nella serata di giovedì prossimo, 6 luglio, data della fondazione, festeggerà i suoi 50 anni d'attività con una festa a Genova, a Terrazza Colombo. La ciliegina sulla torta sarebbe il riconoscimento di attività usurante al lavoro marittimo, iniziativa che è prioritaria per l'organizzazione sindacale e che potrebbe concludersi positivamente il prossimo autunno nell'ambito della nuova Legge di Stabilità.
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- Con l'ultima legge finanziaria non ci si è riusciti Il comandante Claudio Tomei, presidente di Usclac-Uncdim-Smacd, ha spiegato oggi ai giornalisti e lo ricorderà anche giovedì all'evento a Terrazza Colombo al quale parteciperanno, oltre agli iscritti al sindacato, anche i rappresentanti delle diverse categorie del cluster marittimo, che «nella Legge di Stabilità 2016 sono state inserite nella categoria degli “usuranti” anche le maestre di asilo, ultime ad aggiungersi ad un elenco che, fra gli altri, comprende anche gli autisti di autobus. Non abbiamo niente contro queste rispettabilissime categorie di lavoratori, sia chiaro, ognuna delle quali ha le sue criticità - ha precisato Tomei - è però evidente che il nostro lavoro è di gran lunga più faticoso, e pericoloso, del loro». Affaticamento aggravato dall'ambiente di lavoro, ovvero una nave su cui il marittimo vive 24 ore al giorno per settimane o mesi trascorrendovi anche il tempo libero. Lontano, quindi, da casa e lavorando spesso in condizioni meteo avverse.
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- «Usclac-Uncdim-Smacd - ha specificato inoltre Tomei - rappresenta i comandanti e i direttori di macchina, vale a dire le due figure più alte in grado: ma le rivendicazioni che portiamo avanti insieme a Federmanager riguardano tutti i lavoratori che operano a bordo delle navi, dagli ufficiali all'equipaggio: tutti infatti condividono orari disagiati, condizioni di lavoro pesanti, fatica (mentale e fisica), stanchezza e stress».
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- Secondo i calcoli del sindacato, i marittimi italiani sono circa 30mila. Lo scorso anno 1.800 di questi avrebbero potuto usufruire dei benefici concessi a chi è compreso nelle liste dei lavori usuranti. Nel 2017 la cifra dovrebbe essere più o meno la stessa. Il riconoscimento del lavoro usurante ai marittimi avrebbe un costo esiguo per lo Stato, che Usclac ritiene compreso tra 4,5 e sei milioni di euro.
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- Un ostacolo al reinserimento nell'elenco potrebbe paradossalmente essere proprio rappresentato dal ridotto numero di addetti del settore, schiacciati dal “potere contrattuale” di categorie con un numero decisamente superiore di lavoratori. Un freno potrebbe essere rappresentato anche dall'impossibilità di fatto per i marittimi di votare in occasione di consultazioni elettorali o referendum, ha rilevato Tomei ricordando che anche questa è una delle battaglie portate avanti dal sindacato per consentire ai marittimi di esprimere il proprio voto quando sono a bordo delle navi.
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- Eppure - ha sottolineato Tomei - non c'è alcuno, tra le varie forze politiche di sinistra, di centro e di destra e neanche tra le categorie del mondo marittimo, che contesti che il lavoro dei marittimi è usurante.
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- Tra le battaglie che l'Usclac sta combattendo «una, ancora in corso per alcuni aspetti, ma sostanzialmente vinta - ha specificato Tomei - è quella sull'amianto». Ma le sfide sono continue e, tra queste, c'è ad esempio quella per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per il settore marittimo che scadrà il 31 dicembre, contratto che nei giorni scorsi è stato disdettato prima dall'Usclac e poi dalle altre organizzazioni sindacali. I rappresentati dell'Usclac non sanno quali saranno gli interlocutori dato che devono confrontarsi con le rappresentanze datoriali Assorimorchiatori, Federimorchiatori, Fedarlinea e Confitarma, ma - nel caso quest'ultima, come alcuni ipotizzano, dovesse scindersi in diverse organizzazioni armatoriali - le trattative potrebbero complicarsi. Tuttavia l'Usclac sa già quali saranno le proprie richieste: non verranno rivendicati aumenti salariali dato che - è stato spiegato oggi - le controparti hanno già evidenziato l'impossibilità di procedere in tal senso, ma saranno poste richieste in tema di welfare, con particolare riferimento ai fondi pensione e all'assistenza sanitaria.
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