- . Il sindacato, evidenziando «il ritardo con il quale vengono recepite dalle nostre istituzioni le disposizioni marittime internazionali ed europee», ritardo che «è aggravato dal livello burocratico con cui esse le interpretano, emanando disposizioni molto più rigide e restrittive rispetto agli altri Stati europei ed extraeuropei», denuncia che «il risultato è che tra le migliaia di marittimi italiani c'è molto disorientamento, confusione e anche disperata rassegnazione, perché obbligati a seguire quanto disposto dagli organismi ministeriali per poter lavorare».
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- Il commento di inforMARE
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- Ci risiamo. È proprio un nostro vizio.
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- Per far funzionare una cosa, verificato cosa non va, non solo il nostro primo, ma anche secondo e terzo impulso non è quello di esigere che vi sia posto rimedio, ma piuttosto quello che ci viene spontaneo è di sollecitare l'istituzione di un'organizzazione che si occupi di far funzionare la cosa.
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- Come se di organizzazioni, qui in Italia, non ce ne fossero già e anche a sufficienza. Come se non sapessimo (ma lo sappiamo, eccome se lo sappiamo) che una nuova organizzazione non ci semplifica, ma anzi ci complica la vita.
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- Però la tentazione è irresistibile e lo è tanto più in vista della formazione di un nuovo governo.
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- Nuovo governo che (sappiamo anche questo) è contentissimo di ricevere questo pressante invito che - rispondendo gravemente, coscienziosamente e convenientemente all'accorata esortazione - gli consente di moltiplicare le poltrone piuttosto che dare corso a provvedimenti che, imponendo la soluzione dei problemi con le molte risorse già a disposizione, creerebbero attriti e malumori tra coloro che queste grane avrebbero dovuto affrontarle già da un pezzo.
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- Ci sembra ora di uscire un volta per tutte da questo circolo vizioso.
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- Come se un marittimo o un armatore presentandosi alla porta del Ministero della Marina Mercantile potessero magicamente avere accesso a informazioni e risposte a preoccupazioni che bussando all'uscio del Ministero dei Trasporti altrimenti non avrebbero.
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- Se non le hanno, come talvolta non le hanno, vuol dire che il Ministero dei Trasporti non funziona e non che c'è bisogno di un nuovo dicastero.
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- Ma forse è un'ipotesi semplicistica...
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- Bruno Bellio
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- «Tra i problemi principali - specifica la rappresentanza sindacale per il settore dei trasporti della Uil - quello della formazione obbligatoria del marittimo italiano, che è completamente a suo a carico, sia economicamente e sia nella ricerca in Italia del centro di formazione privato abilitato. Esiste - sottolinea Uiltrasporti - una vera e propria giungla della formazione, privatizzata e liberalizzata, con centri insufficienti rispetto alle richieste ed in alcuni casi addirittura di proprietà di armatori».
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- Uiltrasporti evidenzia come eclatante «il caso dei corsi per le certificazioni obbligatorie MAMS (mezzi di salvataggio) e MABEV (mezzi di salvataggio veloci) per il personale in ruolo di appello nel piano sicurezza nave, svolti in Italia da un solo centro di formazione con marittimi in lunga lista di attesa», ma anche quello della «formazione scolastica degli attuali ex istituti nautici, che - rileva il sindacato - è stata fortemente ridimensionata, non è in linea con le esigenze del mondo marittimo, creando gravi problemi di costo economico ai giovani che vogliono intraprendere il lavoro marittimo».
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- «Nel nostro Paese, che ha una delle più lunghe tradizioni marinare d'Europa - sottolinea ancora Uiltrasporti - non è previsto un percorso formativo scolastico completo per i giovani che vogliano intraprendere il lavoro marittimo. Non è possibile nel nostro Paese giungere ad un diploma che includa tutti i passaggi formativi e abilitativi necessari a permettere subito l'imbarco, sia come allievo ufficiale o come membro di equipaggio».
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- Uiltrasporti ritiene invece necessario «un nuovo sistema formativo, che non sia più alla mercé di una serie di agenzie private, ma che sia gestito da un unico soggetto pubblico, come avviene in altri settori del trasporto; il cui costo economico non gravi sulle tasche dei lavoratori, ma sia attribuito alla parte datoriale armatoriale, come in qualsiasi altra realtà industriale».
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- Inoltre Uiltrasporti chiede a questa nuova legislatura «la realizzazione di un progetto di riforma complessiva del sistema marittimo italiano con la rinascita del dicastero della Marina Mercantile».
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- «I marittimi italiani - conclude il sindacato - hanno bisogno di una riforma che compia una rivisitazione del ruolo delle Capitanerie di Porto, che devono svolgere un ruolo strettamente di controllo e vigilanza, e che istituisca un vero collocamento centralizzato per la gente di mare, che assuma diligentemente con trasparenza il ruolo di incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Come Uiltrasporti ci faremo parte attiva con tutti gli attori del sistema che riterranno di condividere, insieme a noi, un nuovo progetto di riforma che permetta di normalizzare un settore troppo liberalizzato e lasciato a se stesso».
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