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Marittimi italiani, sbagliato individuare nel Registro Internazionale l'unico capro espiatorio
Lo sottolinea Uiltrasporti, manifestando preoccupazione per le proposte di Fratelli d'Italia
12 aprile 2018
Uiltrasporti respinge le proposte sull'occupazione nel settore marittimo del movimento politico Fratelli d'Italia. Ricordando che nell'ultima campagna elettorale il movimento aveva preso un impegno con tanti lavoratori del comparto, ovvero di approvare una legge che preveda agevolazioni fiscali solo per quelle compagnie di navigazione che imbarcano il 90% di personale italiano, nella sua pagina Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ha preannunciato che «grazie a Fratelli d'Italia tra i provvedimenti all'esame della Commissione Speciale della Camera e del Senato ci sarà anche il decreto legislativo di attuazione della direttiva europea sui lavoratori marittimi».
Il segretario generale e il segretario nazionale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi e Paolo Fantappi, hanno affermato che «le dichiarazioni trionfalistiche della formazione politica Fratelli d'Italia riferite ad un decreto legislativo che determinerebbe un primo importante cambiamento a favore dell'occupazione marittima italiana, ad una prima lettura del testo, non risultano a nostro parere attendibili. Apprendiamo invece con una certa preoccupazione - hanno aggiunto Tarlazzi e Fantappi - le intenzioni di Fratelli d'Italia di spazzare via l'attuale impianto previsto dalla legge 30/98».
«Non difendiamo a spada tratta l'attuale impianto del Registro Internazionale - hanno specificato i due segretari dell'organizzazione sindacale - né intendiamo impedire una riforma del settore che invece auspichiamo, ma certo non condividiamo la volontà politica di semplificare le questioni individuando nel Registro Internazionale l'unico capro espiatorio».
«Abbattere il Registro - hanno sottolineato i rappresentanti di Uiltrasporti - non solo non farà aumentare l'occupazione dei marittimi italiani, soggetta a una forte concorrenza, ma verrebbero messi in discussione gli oltre 20.000 posti di lavoro oggi occupati dai marittimi italiani su navi iscritte al Registro Internazionale e battenti bandiera italiana. Intervenire con l'accetta - hanno evidenziato Tarlazzi e Fantappiè - annullerebbe di fatto qualsiasi difesa del lavoro italiano, producendo, quindi, un effetto contrario a quanto invece si vorrebbe ottenere».
«Il settore dei marittimi italiani - hanno concluso Tarlazzi e Fantappiè - ha bisogno di un ragionamento che abbracci tutti i problemi ancora irrisolti, a partire dalla formazione, dalla riforma del collocamento, dalla sburocratizzazione delle procedure, dal lavoro usurante, arrivando fino alla costituzione di un Dicastero della Marina Mercantile. Invitiamo, pertanto, le forze politiche interessate a confrontarsi con tutti gli attori che operano nel settore, a partire dal sindacato, perché solo così si potrà raggiungere un progetto di riforma complessivo, favorendo a bordo delle navi nuova occupazione italiana e tutelando quella già in essere».
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