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AssArmatori sottolinea il diritto delle compagnie di navigazione, stabilito dalle norme, di “autoprodurre” operazioni portuali
L'associazione armatoriale manifesta «piena volontà e disponibilità a discutere le modalità attuative di questo diritto»
18 maggio 2018
AssArmatori, la nuova associazione armatoriale italiana costituita all'inizio di quest'anno, è intervenuta oggi sul tema dell'autoproduzione (self-handling) nei porti, ovvero sulla possibilità per le compagnie di navigazione di impiegare il proprio personale di bordo per eseguire attività di stivaggio, rizzaggio e derizzaggio dei carichi sulle navi in porto anziché avvalersi delle prestazioni di lavoratori portuali, attività che principalmente sono effettuate per il parcheggio dei veicoli nei ponti garage dei traghetti e che sono regolate da normative. Questi regolamenti - secondo i sindacati - sono stati recentemente ripetutamente violati e ciò ha indotto i rappresentanti dai lavoratori a indire uno sciopero svoltosi venerdì scorso in tutti gli scali portuali italiani.
Rilevando che «il diritto delle compagnie di navigazione di “autoprodurre” operazioni portuali è sancito da leggi nazionali ed europee in vigore da oltre vent'anni», l'associazione armatoriale ha manifestato tuttavia «piena volontà e disponibilità a discutere le modalità attuative di questo diritto anche con le organizzazioni sindacali, ma - ha puntualizzato AssArmatori - non la negazione di questo diritto. Il tutto - ha precisato l'associazione - ribadendo con forza che la sicurezza è priorità assoluta per gli armatori e lo è ovviamente per gli equipaggi delle navi».
AssArmatori ha spiegato che questa è in sintesi la posizione dell'associazione e a tal proposito ha fatto riferimento a due casi specifici, entrambi riferiti a compagnie di navigazione che hanno aderito alla nuova associazione. Il primo riguarda «l'attuale stato di agitazione sindacale in Sicilia contro la decisione della compagnia Caronte & Tourist Spa di estendere alla propria impresa controllata, C&T - Isole Minori Spa, l'utilizzo del personale di bordo (anche tramite l'assunzione di nuovi marittimi all'interno dei suoi organici) per l'effettuazione delle operazioni di rizzaggio e derizzaggio di mezzi commerciali prevalentemente con autista al seguito e per altre tipologie secondo quanto - ha ricordato l'associazione - adottato da tempo su altre linee di trasporto locale gestite dalla compagnia. Peraltro Caronte Tourist - ha specificato AssArmatori - ha anche ribadito la disponibilità a farsi carico, nell'ambito dei propri organici e delle proprie tipologie di lavoro, di eventuali esuberi che l'attività di autoproduzione dovesse indurre sul territorio.
Analoga posizione AssArmatori ha assunto anche rispetto al caso relativo a un altro associato, GNV, «che - ha osservato l'associazione - nell'incertezza normativa vigente nei porti governati dall'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e comunque agendo in trasparenza sulla base di un'intesa con la Compagnia dei lavoratori portuali, ha preso una multa per aver compiuto operazioni di rizzaggio e derizzaggio con i propri marittimi».
L'associazione ha sottolineato che, «nel rispetto delle leggi e dei regolamenti a tutela della sicurezza, delle posizioni sindacali e delle maestranze portuali, AssArmatori non può non rimarcare come il diritto all'autoproduzione sia, a distanza di ben oltre 20 anni dall'emanazione della legge antitrust e della legge di riforma portuale, rispettivamente datate 1990 e del 1994, un diritto oramai ben delineato e regolato. E in Sicilia - ha ricordato l'associazione - è applicato quanto previsto dalla legge 84/94 (comma 4, lett. d) dell'art. 16) e dal decreto ministeriale n. 585 del 31 marzo 1995 che ha stabilito le modalità attraverso le quali le imprese di navigazione possono avvalersi delle attrezzature e del personale bordo per effettuare operazioni e servizi portuali».
Specificando che ad avviso di AssArmatori «esistono margini per una valutazione delle situazioni locali» e che su questo «l'associazione armatoriale condivide l'opportunità di un confronto con il Ministero competente, il Corpo delle Capitanerie di Porto, le Autorità di Sistema Portuale e le organizzazioni sindacali», l'associazione armatoriale ha evidenziato che tale confronto , tuttavia, «non può basarsi su una negazione della legge, e quindi di un diritto primario delle imprese armatoriali, che può e deve vertere invece sulle modalità attraverso le quali questo diritto viene esercitato nelle singole realtà locali, al fine di individuare possibili abusi che in nessun caso possono far mettere in discussione un impianto legale e una prassi operativa oramai indiscutibile».
AssArmatori ha concluso ribadendo che «non esistono margini invece sulla negazione del valore di una legge e sulla pretesa di assegnare un'“esclusiva” della sicurezza ai lavoratori portuali, disconoscendo la professionalità dei marittimi, comprovata anche da corsi professionali particolarmente accurati e riconosciuti a livello internazionale, nonché dal fatto che in queste funzioni i marittimi sono perfettamente abilitati a intervenire anche in navigazione».
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