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Trasportounito e CNA Fita denunciano l'eccessivo costo del gasolio, che mette in ginocchio l'autotrasporto
In poco più di 12 mesi le aziende del settore hanno dovuto sostenere un incremento netto del +10,1%
29 maggio 2018
Le associazioni dell'autotrasporto Trasportounito e CNA Fita denunciano nuovamente l'eccessivo prezzo del gasolio che pesa come un macigno sui bilanci delle aziende del settore. Trasportounito sottolinea che la situazione è ormai «fuori controllo per le imprese italiane di autotrasporto che rischiano di dover cessare l'attività in conseguenza dell'aumento di oltre il 10% nel prezzo del carburante».
Trasportounito evidenzia che «il costo del gasolio per autotrazione è in continua crescita. Le imprese di autotrasporto in poco più di 12 mesi (ultimo dato pubblicato dal MiSE) - precisa l'associazione - hanno dovuto sostenere un incremento netto del 10,10%. L'incremento record del costo industriale del gasolio avrebbe dovuto spingere le imprese di autotrasporto a chiedere e ottenere l'adeguamento della tariffa di trasporto delle merci, sulla base della cosiddetta clausola di salvaguardia (art. 5 legge 133 del 6 agosto 2008) che tiene conto dell'aumento del costo medio del gasolio e delle autostrade. Purtroppo le aziende sono subordinate alla dominanza economica della committenza, a causa dello scarso o inesistente potere contrattuale che rende difficile, rischioso e complicato, procedere all'applicazione dei dovuti adeguamenti».
Trasportounito spiega che «l'incremento del costo del gasolio nell'ultimo anno ha generato forti tensioni sui bilanci delle imprese di autotrasporto molte delle quali, in assenza dei necessari adeguamenti tariffari, rischiano di chiudere l'attività, con gravi conseguenze anche in termini occupazionali oppure, ancor più grave, di scaricare sulla strada tutta la propria debolezza contrattuale e strutturale determinando rischi incontrollabili per la sicurezza stradale».
L'associazione specifica inoltre che all'impatto negativo degli aumenti del costo del gasolio si somma anche quello degli aumenti dei costi autostradali - con un aumento medio 2,73%, ma in alcune tratte oltre al 10% - e degli adeguamenti contrattuali del costo del lavoro (ultimo rinnovo 3 dicembre 2017).
Secondo Trasportounito «la situazione è ormai deteriorata a tal punto da non poter escludere una mobilitazione di categoria e l'apertura di specifiche vertenze sia di filiera sia nelle singole realtà aziendali. Ciò confermando, tuttavia - precisa l'associazione - l'urgenza e la necessità di avviare un confronto con istituzioni, confederazioni e associazioni del settore».
Da parte sua CNA Fita chiede che «l'Italia porti le imposte sul gasolio commerciale da autotrazione sotto il 50% del costo complessivo alla pompa, come già hanno fatto tredici Paesi europei. Solo così - rileva il presidente nazionale dell'associazione, Patrizio Ricci - potrà essere restituita la necessaria competitività alle imprese del trasporto e all'intero sistema Paese».
Fita sottolinea che «uno studio della CNA rileva che, nel mese di maggio, l'Italia ha raggiunto il poco invidiabile secondo posto nella classifica dei prezzi del gasolio commerciale da autotrazione alla pompa più alti d'Europa, alle spalle della Svezia. In fondo alla graduatoria i Paesi, dalla Polonia alla Bulgaria e alla Romania, i cui vettori hanno visto impennare i chilometri percorsi sulle strade europee, con il picco del +55% della Romania».
«Il carburante - ricorda Fita - incide tra il 30 e il 40% sui costi di gestione delle imprese italiane di autotrasporto e il suo continuo andamento al rialzo ha contribuito in maniera determinante al decremento del trasporto merci nazionale, pari al 9,4% negli anni 2013/2016, e alla chiusura di quasi 27mila imprese nel periodo 2008/2017. Imprese sostituite dai vettori esteri che hanno penalizzato il nostro Paese in termini di occupazione, tasse, imposte e contributi».
«Al costo industriale del gasolio commerciale da autotrazione in linea con la gran parte dei Paesi europei (l'Italia è 11esima nella relativa graduatoria) - conclude CNA Fita - corrispondono tassazione e accise pari a ben il 59,19% del prezzo alla pompa, che assegnano al nostro Paese il secondo posto in Europa per maggiore imposizione, alle spalle del Regno Unito. Il Lussemburgo (con il 44,12%) è lo Stato dove sul gasolio commerciale da autotrazione il fisco incide in misura minore, seguito da Polonia, Romania, Bulgaria, Spagna».
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