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Sei arresti per gare di appalto manipolate al porto di Augusta
Un'indagine ha accertato che i bandi e i disciplinari di gara non venivano predisposti da funzionari dell'Autorità Portuale, ma da una società di progettazione siracusana
8 novembre 2018
Sei persone arrestate, due soggetti interdetti e sequestro di somme per oltre un milione di euro e di una società di progettazione. È questo l'esito di un'operazione, denominata “Port Utility”, che ha svelato un articolato sistema di alterazione delle gare d'appalto bandite dall'Autorità Portuale di Augusta per la realizzazione di importanti opere infrastrutturali nel porto siciliano finanziate con contributi nazionali e comunitari.
Le sei ordinanze custodiali, emesse, su richiesta della Procura della Repubblica di Siracusa, dal Gip del Tribunale nei confronti di quattro professionisti e di due funzionari dell'Autorità Portuale di Augusta, in ordine al reato di corruzione, sono state eseguite dalla Guardia di Finanza di Siracusa. Il provvedimento riconosce la ricorrenza di diverse ipotesi di corruzione e di turbativa d'asta nell'ambito delle gare d'appalto bandite dall'Autorità Portuale megarese. Gli appalti “pilotati” rientrano in quelli previsti nella “Scheda Grandi Progetti - Hub porto di Augusta”. Le opere sono finanziate nell'ambito della programmazione 2007/2013 con fondi PON e ammontano a circa 100 milioni di euro.
Nel corso dell'odierna presentazione, presso la Guardia di Finanza di Siracusa, dell'esito delle indagini, è stato specificato che le investigazioni, condotte dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria sotto la direzione e il coordinamento della Procura, hanno anzitutto dimostrato che le gare pubbliche bandite dall'Autorità Portuale. sono state “turbate”. I bandi e i disciplinari di gara, infatti, non venivano direttamente predisposti dai funzionari dell'ente pubblico appaltante, bensì venivano realizzati da professionisti titolari di una società di progettazione siracusana. Inoltre in alcune circostanze, taluni commissari di gara, dopo aver svolto l'incarico di componente della commissione aggiudicatrice, ricevevano - anche con lo schermo di terzi soggetti - incarichi di consulenza dalla società che si era aggiudicata l'appalto.
In particolare, attraverso una meticolosa ricostruzione delle relazioni intercorrenti fra i tre professionisti titolari della società di progettazione e i due funzionari dell'Autorità Portuale di Augusta addetti alle procedure di evidenza pubblica, è stato accertato che i tre privati ideavano i bandi e i disciplinari di gara, mentre i Responsabili Unici del Procedimento dell'Autorità Portuale si limitavano, di fatto, alla stampa e alla pubblicazione in “Gazzetta Ufficiale”.
Inoltre è emerso che l'illecito condizionamento delle procedure era preordinato alla pilotata aggiudicazione dell'appalto a soggetti economici con i quali i titolari dello studio di progettazione avevano già concluso “accordi preventivi” finalizzati a trasferire agli stessi importanti quote di utili, attraverso apposite “consulenze”. Un collaudato sistema che ha portato gli stessi professionisti ad assicurarsi consulenze per quasi otto milioni di euro, da incassare dai vincitori delle milionarie gare d'appalto.
Per la gestione dei contratti di consulenza i tre professionisti avevano anche creato alcune società di diritto maltese. Queste però sono risultate strumentalmente utilizzate solo per incassare i relativi compensi. Infatti, all'esito delle apposite rogatorie internazionali, le società straniere sono risultate prive di effettiva operatività e preordinate all'illecito sistema.
Dal lato pubblico, i due funzionari dell'Autorità Portuale incaricati di gestire le gare di appalto quali Responsabili Unici del Procedimento hanno incassato circa 500mila euro ciascuno a titolo di incentivi per le relative attività d'istituto. Come dimostrato dalle indagini, queste attività sono state in realtà svolte dai tre professionisti titolari dello studio di progettazione.
Nel corso della presentazione dell'operazione è stato evidenziato che tale illecito meccanismo ha trovato ampia conferma negli atti d'indagine eseguiti. Nei personal computer in uso ai privati è stata infatti rinvenuta documentazione di quasi tutte le gare di appalto bandite, nonché diversi atti dell'Autorità Portuale. L'indagine tecnica sui computer ha poi acclarato che lo studio di progettazione aveva stipulato accordi con le imprese che avrebbero vinto gli appalti ancor prima che venisse pubblicato il bando di gara. Inoltre gli stessi indagati, sentiti sul punto, hanno ammesso che gli atti di gara erano stati predisposti da mano privata.
Oltre all'ingegnere dello studio di progettazione, che aveva il ruolo di “regista” del sistema di distribuzione degli appalti, a due fratelli che sono gli altri titolari dello studio e ai due funzionari dell'ente portuale, è stato inoltre arrestato per corruzione anche un altro professionista, nel ruolo di commissario di gara. Più sfumate le posizioni degli altri soggetti colpiti dal provvedimento: disposto il divieto di esercitare l'attività di ingegnere per sei mesi nei confronti di un consulente dell'Autorità Portuale di supporto al R.U.P. e per 12 mesi nei confronti di un altro un commissario di gara. Agli indagati, a vario titolo, vengono contestati i reati di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio unitamente alle circostanze aggravanti e alle pene per il corruttore, turbata libertà degli incanti.
È stato anche disposto il sequestro della somma di circa un milione di euro, anche per equivalente, in ordine ai patrimoni personali di ciascuno, comprese eventuali partecipazioni in società o enti. È stata sequestrata anche la società di progettazione siracusana.
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