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Porto di Livorno, è tutti contro tutti: operatori contro operatori, istituzioni contro istituzioni e associazioni contro associazioni
Confitarma, è la magistratura «che stabilirà a chi, eventualmente, imputare colpe e/o responsabilità»
10 gennaio 2019
Il “tutti contro tutti” nel porto di Livorno, con operatori contro istituzioni, istituzioni contro istituzioni e operatori contro operatori, si arricchisce oggi di un altro tassello, con i rappresentanti degli operatori e delle istituzioni direttamente e indirettamente coinvolti nella querelle che indicano la strada giusta da percorrere per risolvere la questione, che è incentrata sulla possibilità di disporre di spazi e accosti nello scalo labronico per poter realizzare i propri traffici marittimi. Solo che le strade indicate sono differenti.
Per rimanere a quanto accaduto negli ultimi giorni, all'inizio dell'anno il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, aveva lanciato l'allarme per il possibile abbandono del porto da parte del gruppo Grimaldi per «alcune frizioni con la Capitaneria di Porto», comando territoriale che aveva negato accosti a navi del gruppo.
Martedì Stefano Messina, presidente della nuova associazione armatoriale Assarmatori, riferendosi in generale alla portualità italiana aveva affermato che in questo settore «le regole ci sono e vanno rispettate da tutti gli operatori». Circoscrivendo l'ambito ai porti di Civitavecchia e di Livorno, il rappresentante dell'associazione aveva denunciato che in questi scali «le regole che sottendono all'esercizio delle attività di terminal sono state violate in nome di un'asserita tutela del traffico operato da certuni operatori».
Ora il sindaco Nogarin è nuovamente intervenuto sulla questione evidenziando che «quando le guerre commerciali si combattono a colpi di carte bollate, il rischio è la paralisi. Ed è esattamente ciò che sta accadendo nel porto di Livorno, tra ricorsi, esposti, inchieste della magistratura, “scontri” tra istituzioni». Secondo Nogarin, «la prima cosa da fare è fare chiarezza su alcune procedure. Per questo - ha annunciato - ho sollecitato il ministro Toninelli affinché convochi un tavolo apposito a Roma che, partendo dal caso Livorno, possa contribuire a rendere più semplici e trasparenti le norme che regolano il sistema delle concessioni in banchina».
Questo pomeriggio è stato il turno della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), tra i cui associati figura il gruppo Grimaldi, che rispondendo direttamente ad Assarmatori ha sottolineato che «non si può non condividere l'affermazione che “le regole ci sono e vanno rispettate da tutti” ma - ha precisato la Confederazione - al tempo stesso, dato che sono ancora in corso le indagini della magistratura per le concessioni demaniali nel porto di Livorno, è criticabile qualsiasi valutazione in merito alla legittimità dei comportamenti di operatori e istituzioni prima che venga emessa la sentenza che stabilirà a chi, eventualmente, imputare colpe e/o responsabilità».
Confitarma, biasimando neppure tacitamente l'iniziativa di Assarmatori, tra i cui associati - sia detto per inciso - è presente il gruppo Onorato Armatori (compagnie Moby e Tirrenia), antagonista ormai da anni del gruppo Grimaldi, ha rimarcato che, «inoltre, compito di un'associazione di categoria è quello di tutelare gli interessi dei propri associati ma non di intervenire in situazioni di tipo commerciale tra due o più aziende usando armi improprie a difesa dei propri associati, quali tipicamente sono gli interventi sulla stampa, non basati sulla oggettiva conoscenza del caso».
«Tutto ciò premesso - conclude, pungente, la nota di Confitarma - crediamo che una associazione di categoria, che abbia ben chiara quale sia la sua funzione, dovrebbe essere sempre in grado di dialogare con istituzioni e autorità locali al fine di individuare una soluzione per l'interesse della collettività e non del singolo soggetto coinvolto. Oltre a proseguire il dialogo con tutte le autorità marittime e di sistema portuale, e non solo quelle che oggi sono al centro dell'attenzione mediatica, Confitarma auspica che si giunga al più presto ad una soluzione per il bene del porto di Livorno, della sua competitività e dei suoi lavoratori».
Riassumendo: se Assarmatori ha implicitamente indicato che la strada da percorrere per risolvere i problemi è quella di esortare le istituzioni preposte a far rispettare le leggi («le regole - ha evidenziato Messina - ci sono e vanno rispettate da tutti gli operatori», se Nogarin ha proposto la strada della mediazione politica («ho sollecitato - ha detto - il ministro Toninelli affinché convochi un tavolo apposito a Roma»), Confitarma ha suggerito di attendere il pronunciamento dei giudici («è criticabile - secondo la Confederazione - qualsiasi valutazione in merito alla legittimità dei comportamenti di operatori e istituzioni prima che venga emessa la sentenza che stabilirà a chi, eventualmente, imputare colpe e/o responsabilità». Quindi, sono tre le strade. Ma forse ce ne sono altre.
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