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Nuova denuncia di Filt Cigl, Fit Cisl e Uiltrasporti per la gravità della crisi del container terminal di Cagliari
Zonca (Uilt): la conseguenza di questo disastro è che oltre 700 lavoratori tra diretti CICT/Contship, indiretto e indotto, saranno licenziati o dovranno fare ricorso agli ammortizzatori sociali
1 aprile 2019
Le rappresentanze sarde di Filt Cigl, Fit Cisl e Uiltrasporti sono sempre più preoccupate per il rischio che l'attività del container terminal al Porto Canale di Cagliari, che è gestito dalla Cagliari International Container Terminal (CICT) del gruppo Contship Italia, da tempo in forte diminuzione e giunta ormai a livelli critici, possa definitivamente fermarsi trasformando in un disastro una crisi già gravissima.
Al termine di un incontro a Cagliari con Cecilia Battistello, presidente di Contship Italia, e con Oscar Serci, vice presidente di CICT, i rappresentanti dei primi due sindacati, Massimiliana Tocco, segretario generale di Filt Cgil Cagliari, e Corrado Pani, segretario regionale di Fit Cisl Sardegna, hanno reso noto che Battistello ha spiegato che Contship Italia ha fatto tutto il possibile nelle interlocuzioni avute con le compagnie di navigazione Mediterranean Shipping Company (MSC) e CMA CGM affinché si trovasse un accordo per rilanciare il porto industriale di Cagliari e riportare i contenitori, ma che non vi è stata intesa. Battistello ha precisato che nei prossimi giorni la società terminalista cercherà di parlare nuovamente con la compagnia di navigazione tedesca Hapag-Lloyd affinché si trovino soluzioni per continuare a far arrivare le navi nello scalo cagliaritano.
Da parte sua Uiltrasporti Sardegna ha ricordato che «la Hapag-Lloyd, la principale compagnia navale che opera nel Porto Canale di Cagliari, ha deciso di cancellare lo scalo cagliaritano dalle proprie rotte», specificando che sono destinate a sparire le linee MCA col Canada, MGX con il Golfo del Messico e Stati Uniti Orientali, MPS con gli Stati Uniti Occidentali, LEX con Mediterraneo Orientale ed Egitto.
«Come sindacato dei trasporti - hanno affermato i rappresentanti di Filt Cgil e Fit Cisl a conclusione dell'incontro - denunciamo fortemente l'atteggiamento tenuto in tutti questi mesi da Contship Italia, ma soprattutto stigmatizziamo il silenzio e l'indifferenza mostrata dai nostri politici che si sono letteralmente infischiati di pensare e ragionare al rilancio del Porto Canale. Avevamo da tempo denunciato la crisi e chiedevamo con forza interventi mirati. La memoria ci ricorda che l'ultimo incontro fu nel dicembre 2017 promosso dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda alla presenza di Regione, Camera di Commercio, Confindustria e Autorità Portuale e che non trovò riscontro e seguito se non i soliti proclami da campagna elettorale».
«Con queste dichiarazioni del numero uno di Contship Italia - hanno proseguito Massimiliana Tocco e Corrado Pani - non possiamo escludere che il porto industriale di Cagliari si avvii alla totale e lenta debacle. Non siamo in grado di confermare - hanno precisato i rappresentanti di Filt Cgil e Fit Cisl - che il cliente Hapag-Lloyd vada via da Cagliari perché non abbiamo riscontri ufficiali tanto meno elementi che confermino ciò, cosi come dichiarazioni definitive da parte del presidente dell'Autorità di Sistema Portuale, Massimo Deiana. Tuttavia come organizzazioni sindacali a tutela dei 700 lavoratori impegnati nel terminal di Cagliari e al fine di impedire fino alla fine i licenziamenti, siamo pronti ad attivarci nell'immediato con la richiesta di incontro al prefetto di Cagliari inoltrata nella giornata di ieri (venerdì, ndr) e a formulare al contempo una richiesta di incontro urgente al ministro Salvini che giungerà a Cagliari il prossimo 2 aprile».
Anche Uiltrasporti Sardegna ha chiesto di incontrare il vicepremier Matteo Salvini in occasione della sua visita nel capoluogo sardo. «Il Porto Canale - ha sottolineato il segretario regionale di Uiltrasporti Sardegna, William Zonca - rischia di chiudere i battenti tra appena trenta giorni nell'assordante silenzio istituzionale e politico. L'isola sarà tagliata fuori dai mercati con ripercussioni devastanti nell'import/export delle proprie imprese. Contestiamo con forza l'imperdonabile atteggiamento del management Contship, assente con colpevolezza da ormai troppo tempo. Denunciamo altresì quella che ormai è un'evidente fuga di Contship e della casa madre Eurokai, che per sedici anni hanno sfruttato e spremuto la realtà sarda portando a casa importanti utili di bilancio senza compiere alcun investimento importante sul porto e lasciando in stato di abbandono un terminal che oggi rischia di essere invendibile a causa delle imperdonabili carenze infrastrutturali e di promozione commerciale di cui è colpevole l'azionista di maggioranza. Il tutto nonostante un contratto di localizzazione di oltre 60 milioni di euro sottoscritto con le istituzioni nel 2006, che si sarebbe dovuto portare a termine entro il 2010 (data più volte posticipata fino al 2019) e avrebbe permesso al Porto Canale cagliaritano di dotarsi delle più moderne e adeguate infrastrutture che gli avrebbero consentito di lavorare con le navi di nuova generazione che un terminal di transhipment dovrebbe poter accogliere. Dobbiamo dedurre che una tra le più importanti realtà economico-commerciali del Sud Italia è rimasta in balia per troppo tempo di un soggetto pubblico-privato tedesco, volutamente tenuta in ostaggio e messa fuori mercato lentamente, a beneficio di altre realtà estere controllate dallo stesso soggetto. La conseguenza di questo disastro - ha denunciato Zonca - è che oltre 700 lavoratori tra diretti CICT/Contship, indiretto e indotto, saranno licenziati o dovranno fare ricorso agli ammortizzatori sociali. Si tratta dell'emergenza sociale di un intero territorio che non può essere ulteriormente ignorata».
Per Filt Cgil e Fit Cisl, Tocco e Pani hanno evidenziato che «sulla drammatica vertenza del Porto Canale di Cagliari e delle 700 famiglie di lavoratori che vi operano tra diretti e indotto è giunto il momento che tutti si assumano le proprie responsabilità ed alzino la testa e la voce contro chi ha causato questo scempio. È - hanno concluso - necessario impedire una volta per tutte che il terminal container diventi una delle tante incompiute cattedrali nel deserto e scongiurare il grave pericolo che si verifichi l'ennesimo scippo ai danni della Sardegna e dei sardi che ci lavorano sottraendo loro dignità e futuro».
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