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Filt, Fit e Uilt, il procedimento UE sulla tassazione dei porti rischia di compromettere sistema portuale nazionale
Governo e parlamento - esortano i sindacati - dimostrino che nostro Paese rispetta regole concorrenza
17 gennaio 2020
Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti esortano governo e parlamento a dimostrare all'UE che l'Italia rispetta le regole comunitarie sulla concorrenza in tema di tassazione dei porti. A seguito del procedimento promosso dalla Commissione Europea sull'abolizione dell'esenzione dell'imposta sul reddito delle società che operano nei porti italiani, che profila una violazione del diritto comunitario in materia di aiuti di Stato, i sindacati evidenziano che ciò «rischia di innescare un meccanismo deleterio nel nostro sistema portuale».
«Rispetto alla decisione adottata dalla Commissione l'8 gennaio 2019, che l'Italia non ha accettato respingendo gli addebiti nel marzo successivo - spiegano le tre organizzazioni sindacali - occorre rendere consapevole la Commissione che l'esenzione dell'imposta non ha alcuna attinenza con una pratica distorsiva della concorrenza interna, comunitaria ma, al contrario, rivolta allo sviluppo della competitività del sistema Paese. Non è un caso che nella nostra legislazione sia espressamente vietato alle Autorità di Sistema Portuale di esercitare direttamente attività, così come non è previsto dalla norma che le stesse abbiano una Partita Iva. Ciò a dimostrare che in Italia le AdSP, enti pubblici non economici, sono soggetti terzi che hanno una serie di compiti istituzionali di regolazione, promozione, vigilanza e controllo, ma non di gestione. Questo assetto è di particolare importanza visto il ruolo delle Autorità, quali garanti pubblici, all'interno di un mondo, dove vari competitors sono sempre più aggressivi verso la filiera terrestre del trasporto delle merci, andando a creare dei veri e propri monopoli e posizioni dominanti nel mercato».
«Compromettere questo assetto - affermano Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti - potrebbe significare determinare un colpo durissimo alle possibilità della portualità italiana di esercitare un ruolo adeguatamente competitivo nel settore e comporterebbe il cambiamento di ruoli e funzioni di questi enti, anche a scapito della sicurezza e della regolamentazione di settore. Sarebbe, in parole povere, chiedere all'arbitro di indossare la maglietta e di giocare la partita».
«Governo e parlamento - sollecitano le tre organizzazioni sindacali - riflettano attentamente sugli sviluppi della vicenda, per la quale è stato dato un mese di tempo a partire dal 10 gennaio, per presentare le opportune osservazioni, perché le responsabilità di un disastro, che potrebbe essere annunciato, non potranno che ricadere sulla inefficienza di gestione politica di una vicenda che ha mosso il primo passo un anno fa con risultati, sembra evidente, piuttosto scarsi».
«Dimostrare che il modello portuale italiano è efficiente e che rispetta le regole della concorrenza in un mercato regolamentato - sostengono infine Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti - deve essere un preciso impegno, a partire dalle organizzazioni sindacali, con tutti gli strumenti a disposizione, di tutto il cosiddetto cluster, anche se la difesa delle prerogative nazionali dovesse chiedere di ricorrere alla Corte Giustizia UE».
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