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- Il commento di inforMARE
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- È ovvio, crediamo a tutti e in particolare a chi ha la responsabilità di governare una collettività nazionale, che prima o poi, anche nel malaugurato caso in cui la crisi determinata dalla pandemia di Covid-19 non si stia avviando a soluzione dal punto di vista sanitario, che altre attività, oltre a quelle strettamente essenziali, dovranno essere riattivate per evitare un tracollo dell'economia.
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- Si ragiona, in Italia e altrove, su quali ripristinare per prime. Saggio e necessario programmarlo, qualunque sarà la data di riavvio del lavoro.
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- Chiunque abbia un'attività in proprio o in comune con poche o tante persone teme di essere escluso dalla lista delle categorie che potranno per prime o per seconde riaprire i battenti. Se per alcuni è egoismo, per molti altri l'ansia è dettata dalla paura di non riuscire a risollevarsi. Un'angoscia che è pari, e talvolta superiore, a quella di poter essere contagiati. Una e l'altra hanno a che fare sia con la razionalità che con l'irrazionalità.
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- Certo ha anche senso che chiunque abbia l'autorità di decidere quali attività sbloccare per prime si premuri di identificarle in quelle che concretamente possono produrre benefici per la collettività, o che almeno siano percepite come dispensatrici di utilità diffuse.
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- A noi sembra, diteci se sbagliamo, che la nautica da diporto di lusso non sia tra queste. Certo i suoi splendenti riflessi non si esauriscono in se stessi. È ambivalente anche la produzione di un maglione, che può essere usato per difendersi dal freddo o come capriccio da appendere in armadi stipati all'inverosimile di capi d'abbigliamento. Anche se sarebbe necessario rilevare che chi è facoltoso, ma veramente sfondato, non si deve preoccupare tanto del vestito, quanto del guardaroba e della sua capienza.
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- E già qui, però, l'opera di convincimento di Federagenti sembra, è il caso di dirlo, fare acqua. Chi immagina che questi “big spender” - russi, americani o magari nostrani - potranno sbarcare in qualche località dove spendere e spandere deve disilludersi. Il presidente della sezione Yacht della federazione parla infatti di «ormeggio in rada o in zone dei porti turistici che non risultino di facile accesso». Una vera “riserva indiana” dove, per una volta, finalmente, i ricchi non siano costretti a starne fuori.
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- Cosa si fa poi? Li si lascia approdare a terra oppure ci si limita ad ammirarli dalla costa sperando magari che lancino qualche moneta?
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- Che quella dei ricchi - non ce ne vogliano - sia una categoria speciale è fuor d'ogni dubbio e non sia mai, quindi, che questi dispensatori di benessere rischino poi, scendendo magnanimamente a terra, di essere infettati. Perché, si sa, sul mega yacht, anche se non propriamente faraonico, non è tanto questione di distanze di sicurezza, quanto del fatto che tra ricchi non ci si contagia. Notoriamente, l'opulenza non è pandemica.
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- Federagenti ha una soluzione anche per questo: oggigiorno non bastano i red carpet, occorrono «sanificazione delle banchine, percorsi sicuri a terra ad esempio verso esercizi commerciali e centri di ristorazione che forniscano alte garanzie di protezione». Sono i suggerimenti di Gasparini affinché gli illustri ospiti non corrano rischi.
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- Ma il meglio deve ancora arrivare. E qui sorge il dubbio che la virulenza dei patogeni abbia colpito anche i rappresentanti della federazione degli agenti marittimi italiani. Se non altro avremmo una spiegazione razionale o irrazionale che sia a questo delirio.
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- A questi “big spender” - secondo Gasparini - dovremo essere grati anche solo se si faranno vedere davanti alle nostre spiagge e, magari, ci daranno un saluto agitando la manina. Per il presidente della sezione Yacht di Federagenti, infatti, questi mega yacht «nell'immaginario collettivo, anche grazie alla frequente presenza a bordo di personaggi VIP, sono in grado di fornire un segnale rassicurante a una comunità internazionale, che uscirà dalla quarantena, trascinandosi addosso angosce e paure e che avrà una necessità vitale di svago».
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- Citando Antonio de Curtis - principe sì, ma della risata - verrebbe da rispondergli: ma mi faccia il piacere!
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- E sia chiaro: se il settore della nautica da diporto, maggiore o minore che sia, sarà uno degli ultimi a ripartire, la responsabilità sarà solo e unicamente di Federagenti e dei suoi seducenti scenari.
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- Bruno Bellio
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- Federagenti, la federazione degli agenti marittimi italiani, ritiene che il settore dei mega yacht, e quindi della nautica da diporto che occupa la fascia più alta del turismo di lusso, potrebbe agire da apripista per la rimessa in moto dell'intero comparto turistico italiano particolarmente colpito dall'impatto della crisi determinata dalla pandemia di Covid-19. Secondo la federazione, questo comparto potrebbe fungere da elemento di traino in particolare in quelle aree geografiche, in primis la Sardegna, che corrono i rischi maggiori conseguenti l'emergenza coronavirus.
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- Palese che quello dei mega yacht non faccia parte delle attività essenziali che sono state mantenute in funzione nel corso della fase acuta della crisi. Ma per Federagenti questo comparto ha tuttavia le caratteristiche idonee per essere compreso tra quelle attività che si sta programmando di riattivare prossimamente: la federazione ha infatti specificato che, secondo un'analisi lampo messa a punto dalla propria Sezione Yacht, sono proprio le caratteristiche dei mega yacht, ovvero il numero limitato di passeggeri (non più di 12) che sono autorizzati ad ospitare insieme con un equipaggio ridotto, a rendere potenzialmente queste imbarcazioni veri e propri “messaggeri” della riapertura al turismo di alcune fra le più suggestive e affascinanti destinazioni marine del turismo internazionale.
- Lo yacht - ha precisato la federazione - per sue caratteristiche è autonomo, autosufficiente, facilmente controllabile nei suoi movimenti, ma è al tempo stesso un concentrato di “big spender”.
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- Immaginandosi ciò che potrà avvenire, il presidente della Sezione Yacht di Federagenti, Giovanni Gasparini, ha chiosato: «certo: l'esordio iniziale di stagione sarà ispirato alla massima prudenza, con ormeggio in rada o in zone dei porti turistici che non risultino di facile accesso. In ogni caso anche questo start up comporterà la riattivazione di attività tecniche, di manutenzione, di approvvigionamento e di catering in grado di risvegliare il sistema. Quindi, man mano che la pressione del Covid-19 tenderà ad allentarsi i mega yacht potranno anche simbolicamente favorire e “trascinare” un riavvicinamento globale anche delle imbarcazioni nautiche di minori dimensioni, ridando linfa all'intera filiera e favorendo un recupero ancorché tardivo, delle potenzialità della stagione estiva».
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- Federagenti ha ricordato come nel 2019 la flotta mondiale di mega yacht abbia superato le 5.500 unità, con 416 nuove imbarcazioni in costruzione, di cui il 38% in cantieri italiani, e come queste grandi imbarcazioni di lusso abbiano effettuato in porti turistici italiani oltre 9.000 toccate con soste medie di quattro giorni, assicurando alla filiera turistica una media di occupazione pari a nove addetti per ogni metro di lunghezza di una grande imbarcazione da diporto.
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- Secondo Gasparini, «sarebbe ora indispensabile che Regioni come la Sardegna si impegnassero in un ruolo attivo, in stretta collaborazione proprio con i grandi gruppi che rappresentano le più importanti imbarcazioni da diporto che abitualmente operano in Mediterraneo (nel 2019 sono state più di 1.500), garantendo ad esempio aree non di libero accesso nei porti turistici, procedure certificate (e quindi spendibili anche nell'ambito di una campagna di marketing territoriale a livello internazionale) di sanificazione delle banchine, percorsi sicuri a terra ad esempio verso esercizi commerciali e centri di ristorazione che forniscano alte garanzie di protezione».
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- «Il mondo degli yacht - ha concluso il presidente di Federagenti Yacht - ha alcune caratteristiche uniche che ne fanno il portabandiera ottimale di un rilancio turistico. Da un lato queste imbarcazioni sono controllabili e verificabili facilmente anche nei loro spostamenti; dall'altro nell'immaginario collettivo, anche grazie alla frequente presenza a bordo di personaggi VIP, sono in grado di fornire un segnale rassicurante a una comunità internazionale, che uscirà dalla quarantena, trascinandosi addosso angosce e paure e che avrà una necessità vitale di svago».
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