- L'Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale ha reso noto che nel 2019 l'ente ha effettuato spese per investimenti infrastrutturali e manutentivi pari a 49 milioni di euro, mentre le altre spese correnti sono ammontate a 24 milioni. Il bilancio consuntivo per lo scorso anno dell'authority, presentato giovedì al Comitato di gestione dell'ente, registra entrate per 84 milioni di euro, di cui 26,5 milioni dalle tasse sulle merci imbarcate e sbarcate, di ancoraggio ed erariali, con un incremento di 5,5 milioni di euro rispetto al 2018. Inoltre sono stati incassati 18 milioni di euro da proventi relativi alla riscossione dei canoni demaniali (tra concessioni, occupazione temporanea e accosti pubblici) e 29 milioni da trasferimenti di risorse da Stato e Regione. Il bilancio presenta un avanzo di amministrazione di esercizio pari a 11 milioni di euro, che incrementa l'avanzo di amministrazione complessivo a 102,5 milioni di euro, di cui una parte vincolata per quasi 43,5 milioni, e un saldo finale di cassa di oltre 191 milioni di euro. Infine la situazione economica presenta un utile di esercizio, al netto delle imposte, di 9,5 milioni di euro.
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- Il presidente dell'AdSP, Stefano Corsini, ha specificato che quello del 2019 è «un bilancio in crescita, solido, che consente di avere a disposizione notevoli risorse da impiegare in infrastrutture, a fronte di un parco progetti che negli ultimi due anni è cresciuto enormemente e ci consentirà di accedere a ulteriori risorse e, a breve, di dare finalmente avvio a numerosi interventi che attendono da molto tempo». Sono risorse - ha aggiunto Corsini - «che ci consentono anche di affrontare al meglio la situazione congiunturale, e di sostenere, laddove possibile, le imprese e i lavoratori nei tempi difficili che ci aspettano».
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- Intanto, sempre giovedì, che è promossa dall'amministrazione comunale in collaborazione con AdSP e Capitaneria di Porto, alla quale partecipano addetti ai lavori dell'ambito portuale ed i sindacati, con lo scopo di monitorare gli effetti che l'emergenza sanitaria sta generando sui traffici portuali e la catena logistica integrata, al fine di rilevare le conseguenze generate sulla tenuta socio economica della città. La lunga riunione on-line si è conclusa con la decisione di stilare un documento comune da presentare ai ministeri competenti per la salvaguardia delle imprese portuali, a tutela della tenuta occupazionale della città e per favorire strumenti di gestione adeguati a far sì che nel momento della ripartenza, il porto di Livorno possa mantenere la propria posizione di competitività.
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- «Abbiamo bisogno - ha spiegato l'assessora comunale al Porto e all'integrazione porto-città, Barbara Bonciani - che il riconoscimento dei costi realizzati dalle imprese portuali per la sicurezza dei lavoratori avvenga in tempi rapidi. Per questo è necessario che il decreto attuativo del “Cura Italia” sia emanato quanto prima. Dalla seconda Cabina di regia città-porto è emersa l'esigenza di redigere un documento condiviso che interessi sia il porto che la città, da presentare ai ministeri competenti, al fine di accelerare i tempi per assicurare l'attività delle imprese. Il porto di Livorno durante il periodo di emergenza ha continuato ad essere operativo e non si sono verificati casi di lavoratori contagiati. Le aziende stanno sperimentando nuovi modelli organizzativi, ma hanno bisogno di essere sostenute. Il documento deve anche essere la base per un impegno comune e condiviso, ognuno per le proprie competenze, finalizzato a garantire la competitività del sistema città-porto di Livorno».
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- «È necessario - ha rilevato nel corso della riunione l'ammiraglio Tarzia, comandante della Capitaneria di Porto di Livorno - accompagnare il riavvio delle imprese valorizzando le competenze sulla sicurezza, con un sistema di vigilanza adeguato, non con intenti punitivi, ma con l'obiettivo di sensibilizzare e rassicurare le aziende e i lavoratori a garanzia del mantenimento dell’operatività del porto . Una sorta di sistema di sicurezza allargato da verificare insieme ai datori di lavoro, assicurando così l'attività delle imprese portuali».
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