Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
18:03 GMT+1
ECSA e ETF, a causa dell'inazione dei governi i marittimi sono prigionieri sulle loro navi
Mattioli (Confitarma): necessaria un'azione umanitaria rapida e decisa per garantire loro corridoi di transito sicuro per farli arrivare a bordo lavorare e per farli tornare a casa
25 giugno 2020
Tutti sanno, ma nessuno fa nulla. È, in sintesi, la denuncia per l'estrema difficoltà nel provvedere al cambio degli equipaggi delle navi che l'European Community Shipowners' Associations (ECSA) e l'European Transport Workers' Federation (ETF) hanno rilanciato oggi in occasione della celebrazione della Giornata del Marittimo 2020. L'associazione armatoriale e l'organizzazione sindacale hanno spiegato che tutti ormai sembrano essere consapevoli della situazione: a causa delle restrizioni di viaggio imposte dal Covid-19 - hanno ricordato ECSA ed ETF - i marittimi di tutto il mondo stanno affrontando da mesi difficoltà a essere sostituiti da altri membri dell'equipaggio e ad essere rimpatriati. In particolare per l'Europa, la capacità molto limitata di rilasciare visti per entrare nello spazio Schengen complica ulteriormente una situazione già estremamente complessa e potrebbe diventare un nodo critico quando le restrizioni di viaggio saranno abolite in tutti i Paesi».
«Eppure - hanno sottolineato ECSA ed ETF - nonostante l'alto livello di consapevolezza e copertura mediatica, il problema persiste». «In alcuni casi - ha specificato Estelle Brentnall, responsabile marittima dell'ETF - i marittimi sono ormai confinati sulle navi da mesi oltre il loro tempo contrattuale in mare. In questo momento vi sono centinaia di migliaia di marittimi per i quali si sarebbero dovuti effettuare i necessari cambi di equipaggio, il che significa che centinaia di migliaia di vite sono direttamente colpite dall'inazione e dalla mancanza di coordinamento degli Stati in tutto il mondo. Centinaia di migliaia di lavoratori marittimi che non sono in grado di trascorrere del tempo con i loro cari e - ha precisato Brentnall riferendosi ai marittimi che non possono raggiungere le loro navi - altri che non possono lavorare».
ECSA ed ETF hanno evidenziato che quello dei cambi degli equipaggi, per il quale sono già state definite procedure per attuarli in sicurezza, non è l'unico problema che contribuisce a rendere estremamente gravosa la vita dei marittimi: «le restrizioni di viaggio - hanno spiegato le due organizzazioni - hanno limitato la circolazione dei marittimi anche in altri modi. Oltre a non poter tornare a casa al termine del contratto, spesso viene loro negata la franchigia a terra o in alcuni casi hanno difficoltà a ottenere cure mediche».
«Sono in gioco - hanno denunciato ECSA ed ETF - i diritti fondamentali dell'uomo e dei lavoratori e non è più accettabile dare la colpa di questa situazione alla pandemia. Nonostante la crisi, i marittimi hanno assicurato la consegna delle merci. Nonostante la crisi, hanno lavorato. È inaccettabile che, nonostante la crisi, gli Stati non riescano a trovare il modo di riportarli a casa. Fornire ai marittimi un modo per tornare a casa, per ottenere cure mediche e per poter usufruire di brevi periodi di franchigia a terra, significa garantire il rispetto della dignità della persona».
«I lavoratori marittimi - ha ricordato il segretario generale dell'ECSA, Martin Dorsman - sono due milioni e da loro dipende il commercio globale, in quanto le navi trasportano più dell'80% del commercio globale. Hanno adempiuto al loro contratto. Ora, i governi devono garantire che siano, a loro volta, rispettati i loro diritti».
Alla denuncia di ECSA ed ETF si è associata la Confederazione Italiana Armatori (Confitarma): «i lavoratori marittimi - ha concordato il presidente Mario Mattioli - meritano il nostro sentito ringraziamento, ma ringraziarli non basta. Meritano, come Confitarma sta chiedendo ormai da mesi, un'azione umanitaria rapida e decisa da parte dei governi di tutto il mondo per garantire loro corridoi di transito sicuro per farli arrivare a bordo per lavorare e per farli tornare a casa una volta terminato il normale periodo di imbarco».
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
tel.: 010.2462122, fax: 010.2516768, e-mail
Partita iva: 03532950106
Registrazione Stampa 33/96 Tribunale di Genova
Direttore responsabile Bruno Bellio Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso dell'editore