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Lettera aperta di ECSA, ICS, ETF e ITF all'UE per chiedere di risolvere con urgenza il problema dei migranti salvati dalle navi
Tra le richieste, quella di indicare in breve tempo un porto sicuro in cui sbarcare le persone soccorse
22 settembre 2020
Le associazioni armatoriali European Community Shipowners' Associations (ECSA) e International Chamber of Shipping (ICS) e le organizzazioni sindacali European Transport Workers' Federation (ETF) e International Transport Workers Federation (ITF) hanno lanciato un allarme per l'impatto che il numero crescente di migranti che tentano di attraversare il Mediterraneo può avere sul trasporto marittimo e, in una lettera aperta indirizzata ai vertici dell'Unione Europea, hanno sollecitato le istituzioni comunitarie ad attivarsi affinché siano assicurati sbarchi rapidi e prevedibili per le persone soccorse in mare dalle navi mercantili.
Nella lettera le quattro organizzazioni ricordano che, dall'apice della crisi dei migranti nel 2014, le navi commerciali hanno contribuito a salvare oltre 80.000 persone in difficoltà nelle acque del Mediterraneo centrale e questi salvataggi sono stati portati a termine grazie alla pronta assistenza degli Stati europei e delle loro attività nella regione. Sebbene il numero di persone che attraversano queste acque sia diminuito - spiegano ECSA, ICS, ETF e ITF - le prove suggeriscono che questa tendenza si sta invertendo, con Frontex che ha recentemente segnalato un aumento dell'86% del numero di transiti di migranti attraverso la rotta centrale rispetto allo stesso periodo del 2019. «Ciò - hanno scritto ECSA, ICS, ETF e ITF - è assai allarmante per l'industria dello shipping, poiché le rotte dei migranti attraversano rotte marittime internazionali, aumentando la probabilità che le navi mercantili siano chiamate a prestare soccorso. Come dimostrano i recenti incidenti, come quelli che hanno coinvolto la Talia e la Maersk Etienne, non vi è alcuna garanzia che quelle navi riceveranno un'assistenza tempestiva e adeguata quando adempiranno alle loro responsabilità umanitarie».
«L'UNCLOS e la SOLAS - ricordano inoltre ECSA, ICS, ETF e ITF - impongono ulteriori obblighi alle navi e agli Stati costieri per assicurare il soccorso delle persone in pericolo in mare, indipendentemente dalla loro nazionalità, status o circostanze in cui si trovano, e per sbarcarli in un luogo sicuro secondo le istruzioni ricevute dall'autorità di ricerca e salvataggio che coordina l'operazione di search and rescue».
«Le navi mercantili - prosegue la lettera delle quattro organizzazioni - non si sottrarranno alla loro responsabilità legale e morale di prestare assistenza a coloro che necessitano di assistenza in mare. Tuttavia, le navi mercantili non sono né costruite né attrezzate per salvare e sostentare consistenti gruppi di persone in difficoltà. Ciò esercita un'enorme pressione sugli equipaggi che forniscono assistenza umanitaria. Anche quando si seguono le linee guida delle migliori pratiche, le disposizioni in materia di pronto soccorso, cure mediche, cibo e acqua non sono adatte a grandi gruppi di persone in difficoltà. È quindi essenziale che le persone soccorse possano essere sbarcate alla prima occasione in un luogo sicuro, come richiede la legge. Inoltre, il trasferimento delle persone soccorse in mare è un'operazione atipica che comporta un rischio significativo per tutte le persone coinvolte. Infine, un gran numero di persone soccorse e/o il tempo prolungato della loro permanenza a bordo possono aumentare la difficoltà per il comandante e l'equipaggio di soddisfare i requisiti per il trattamento umano delle persone soccorse sulla base della regola SOLAS V/34.6 e la capacità del comandante di assolvere la sua responsabilità di garantire la sicurezza e la protezione del personale della nave».
«Sebbene le ulteriori pressioni provocate dalla pandemia di Covid-19 siano pienamente riconosciute - osservano ancora ECSA, ICS, ETF e ITF - continua ad essere essenziale che gli Stati adempiano ai loro obblighi di cooperare nel salvataggio e nello sbarco e trovare soluzioni pragmatiche e rapide in modo che alle navi commerciali coinvolte nelle operazioni SAR sia indicato un porto sicuro in cui, in un breve lasso di tempo, sbarcare i migranti soccorsi».
«Recenti incidenti - concludono ECSA, ICS, ETF e ITF - hanno visto alle navi mercantili non riconosciuto il loro diritto di sbarcare le persone soccorse negli Stati europei, provocando una crisi umanitaria a bordo sia per le persone soccorse che per l'equipaggio. Queste situazioni evidenziano la necessità di soluzioni a lungo termine e di un quadro coordinato tra gli Stati membri dell'UE in relazione ai loro obblighi ai sensi del diritto internazionale di coordinare le operazioni di soccorso. Ciò dovrebbe includere indicazioni chiare e affidabili per tutti questi casi, garantendo lo sbarco tempestivo delle persone soccorse dalle navi mercantili in un luogo che riduca al minimo il rischio per la sicurezza e l'incolumità delle navi, delle persone soccorse, dei comandanti e degli equipaggi, conformemente agli obblighi imposti dalla SOLAS. L'ECSA, l'ICS, l'ETF e l'ITF invitano l'UE e gli Stati membri ad agevolare il raggiungimento di questo risultato senza ulteriori ritardi, tenendo assolutamente conto della necessità di garantire la salvaguardia e sicurezza delle navi mercantili, dei marittimi e delle persone da loro soccorse».
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