- La Corte dei Conti bacchetta l'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale per non aver ancora provveduto all'unificazione delle gestioni dei porti di Venezia e Chioggia, scali che, con il decreto legislativo del 4 agosto 2016, sono stati posti sotto la giurisdizione dell'ente. La mancata unificazione amministrativa e gestionale - ha specificato la Corte dei Conti nella sua relazione sulla gestione finanziaria 2020 dell'AdSP dell'Adriatico Settentrionale - comporta «evidenti ripercussioni sulla programmazione strategica, sull'organizzazione e sui servizi gestiti».
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- Ricordando, in particolare, che in precedenza, per il porto di Chioggia, la gestione del demanio marittimo era demandata alla locale Capitaneria di Porto e all'Azienda Speciale per il Porto di Chioggia (ASPo) della Camera di Commercio di Venezia e Rovigo, la Corte dei Conti ha rilevato «come il permanere in capo a tale Azienda speciale oltre che delle attività di gestione portuale anche dei beni funzionali a tali attività ancora ad essa intestati e in gestione rappresenti un'anomalia, già esistente prima della nascita della AdSP e che di fatto osta alla completa unificazione della gestione del demanio sotto la competenza della AdSP stessa. A.S.Po, infatti, continua a svolgere funzioni rientranti più propriamente nella sfera di competenza dell'AdSP».
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- Inoltre la magistratura contabile ha evidenziato l'assenza di aggiornamenti al Protocollo sperimentale “Fanghi”, risalente al 1993, e - ha ricordato la Corte dei Conti - a tutt'oggi unico riferimento per la gestione in condizioni di sicurezza ambientale dei sedimenti, anche al fine di adeguarlo alle più recenti discipline normative comunitarie e nazionali, in materia di salvaguardia ambientale. Visti gli ultimi provvedimenti normativi - ha osservato ancora la Corte dei Conti - come il “decreto Venezia” e il PNRR, che hanno previsto ingenti risorse per lo sviluppo dell'area, è necessario dar corso rapidamente ad un'ampia programmazione strategica degli interventi di sviluppo. In materia di grandi infrastrutture, inoltre, si sono registrati nel 2020 ancora ritardi, soprattutto nella riconversione e riqualificazione economica dell'area industriale di Porto Marghera.
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