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ESPO ribadisce il timore che l'applicazione del sistema ETS UE allo shipping possa minare la competitività dei porti europei
Tra le proposte, quella di considerare, ai fini del conteggio delle emissioni, lo scalo elusivo ad un porto limitrofo non-UE come uno scalo ad un porto UE
24 gennaio 2022
L'associazione dei porti europei, ribadendo il suo favore alla proposta di includere il trasporto marittimo nel sistema per lo scambio delle quote di emissione (ETS) dell'UE ( del 14 luglio 2021), ha tuttavia posto nuovamente oggi l'attenzione sulla possibilità che venga eluso l'ambito di applicazione di un sistema regionale qual è quello dell'Unione Europea facendo scalare le navi in porti extraeuropei. La proposta della Commissione Europea per un ETS marittimo europeo - ha spiegato l'European Sea Ports Organisation (ESPO) - copre le emissioni prodotte nel corso della navigazione delle navi all'interno dell'UE e quelle delle navi all'ormeggio nei porti dell'UE nonché la metà delle emissioni dei viaggi extra-UE, incluse sia le tratte in entrata che in uscita dall'UE. Secondo ESPO, a causa del limitato ambito di applicazione dell'attuale proposta ETS, le navi, al fine di ridurre i costi al minimo, potranno trovare il modo di evitare di entrare nell'ambito di applicazione dell'ETS dell'UE modificando la rotta e facendo scalo, ove possibile, in porti extraeuropei vicini a quelli dell'UE.
In vista della riunione di mercoledì prossimo della Commissione per l'Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo che tratterà anche del sistema ETS, l'associazione dei porti europei ha evidenziato che questi scali nei porti extraeuropei potrebbero compromettere gravemente l'efficacia dell'ETS marittimo, dato che non verrebbero ridotte le emissioni generate complessivamente dallo shipping, ma anzi potrebbero addirittura aumentare visto che il cambiamento di rotta delle navi per raggiungere porti extra-UE potrebbe comportare l'allungamento della navigazione.
ESPO ha sottolineato che, inoltre, il trasferimento di scali verso porti extraeuropei sottrarrebbero traffico e attività ai porti europei, con un impatto particolarmente accentuato su quei porti dell''UE che già oggi sono in forte concorrenza con altri porti di nazioni vicine all'UE, ad esempio quelli situati nel Mare del Nord, nel Mar Baltico, nel Mediterraneo e nel Mar Nero.
Per l'European Sea Ports Organisation, poi, la clausola di salvaguardia inclusa nella proposta della Commissione Europea volta a mitigare questo rischio è troppo limitata e troppo tardiva, mentre - secondo l'associazione - sarebbe necessario procedere ad una complessiva valutazione dell'impatto delle implicazioni della proposta sulla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e delle aziende.
Convinzione dell'ESPO è che, invece, per dare una risposta al problema delle emissioni ad effetto serra prodotte dalle navi l'opzione più adatta sarebbe di gran lunga quella di una misura basata sul mercato globale, sistema che - ha rilevato l'associazione - sarebbe più difficile da eludere e comporterebbe meno rischi di effetti negativi sulla competitività rispetto ad una misura regionale come quella proposta dalla Commissione UE. A tal fine ESPO ha rinnovato l'esortazione all'Unione Europea di aumentare la pressione sull'International Maritime Organization (IMO) affinché compia progressi nello sviluppo di tale misura basata sul mercato, a cui - secondo l'associazione dei porti europei - dovrebbe seguire un allineamento tra l'ETS dell'UE e la misura basata sul mercato applicata a livello internazionale.
«I porti europei - ha chiarito Isabelle Ryckbost, Segretario generale di ESPO - sono favorevoli ad un sistema di scambio di quote di emissione e vedono la tariffazione come un eccellente strumento per promuovere comportamenti più ecologici. Tuttavia la proposta della Commissione contiene troppe scappatoie che rischiano di danneggiare gravemente le attività portuali europee senza alcun guadagno nella riduzione delle emissioni provenienti dal trasporto marittimo, al contrario. Le navi - ha osservato Ryckbost - possono muoversi, i porti no. Chi inquina non pagherà ma se ne andrà ove possibile, senza alcun guadagno in termini di emissioni. Non possiamo semplicemente attendere e valutare i danni che deriverebbero dall'attuale proposta. La Commissione, il Parlamento e il Consiglio devono intraprendere un'azione decisiva per prevenire il rischio di scali elusivi, della delocalizzazione di attività portuali al di fuori dell'UE e l'impatto negativo sulla connettività europea».
Al di là della misura basata sul mercato, ESPO propone anche di ampliare il campo di applicazione della proposta formulata dalla Commissione Europea considerando, ai fini del conteggio delle emissioni ETS, lo scalo elusivo ad un porto limitrofo non-UE come uno scalo ad un porto UE. Per l'associazione, inoltre, sarebbe necessario rafforzare il meccanismo di monitoraggio proposto al fine di rilevare chiaramente le tendenze elusive e programmare azioni nel caso tali tendenze vengano identificate.
ESPO ha chiesto infine che gli eventuali ricavi derivanti dall'applicazione del meccanismo ETS allo shipping vengano reinvestiti nel settore del trasporto marittimo europeo, in particolare per facilitare la diffusione e l'utilizzo di combustibili navali alternativi sostenibili, inclusa l'elettrificazione delle navi e delle infrastrutture portuali a servizio delle navi.
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