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La statunitense FMC ritiene che nel mercato dello shipping containerizzato ci sia concorrenza più che a sufficienza
L'eccezionale livello del valore dei noli, secondo l'agenzia, è frutto delle dinamiche del mercato
1 giugno 2022
L'istruttoria conoscitiva dell'agenzia federale statunitense Federal Maritime Commission (FMC) sull'incremento delle tariffe dei servizi di trasporto marittimo containerizzato nel corso della pandemia di Covid-19, sugli irragionevoli oneri applicati dai vettori marittimi del settore, tra cui quelli imposti per l'eccessiva durata delle soste dei container nei terminal,e sulle disfunzioni della supply chain attribuite agli stessi vettori oceanici si è conclusa a favore dei carrier marittimi, che da diverse altre parti della catena logistica, invece, sono stati accusati di aver approfittato delle circostanze determinate dalla crisi sanitaria mondiale per innalzare artatamente il valore dei noli marittimi ( del 17 settembre e 8 ottobre 2020).
A conclusione della seconda fase dell'inchiesta, nel rapporto pubblicato ieri dalla FMC, si legge che Rebecca F. Dye, commissario della FMC che è stata nominata Fact Finding Officer e ha diretto l'indagine, «utilizzando consolidati strumenti analitici antitrust utilizzati anche dalle agenzie per la concorrenza nostre consorelle (il Dipartimento di Giustizia e la Federal Trade Commission) - e malgrado alcuni preconcetti - l'attuale mercato dei servizi oceanici di linea nei traffici transpacifici non è concentrato e i traffici transatlantici sono concentrati solo in minima parte».
Non solo. Secondo la Federal Maritime Commission, «la concorrenza tra i carrier oceanici, tra le tre principali alleanze e tra i membri di ciascuna di queste alleanze, è sostenuta. Il mercato dei servizi marittimi - evidenzia il rapporto - rimane estremamente contendibile». Inoltre Rebecca Dye ha rilevato che, «sebbene alcune tariffe del trasporto marittimo, in particolare le tariffe spot, in base alle serie storiche risultino eccezionalmente elevate, tali tariffe sono accentuate dalla pandemia, da un aumento inaspettato e senza precedenti della spesa dei consumatori, in particolare negli Stati Uniti, e dalla congestione della supply chain, e sono il prodotto delle forze di mercato della domanda e dell'offerta».
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