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La guerra in Ucraina, nonché l'aumento dei tassi di interesse e la fine dei pacchetti di stimolo, frena la crescita dei commerci mondiali
Il conflitto - spiega l'UNCTAD - sta iniziando ad influenzare i commerci internazionali soprattutto attraverso l'aumento dei prezzi
7 luglio 2022
Nel primo trimestre di quest'anno gli scambi commerciali mondiali hanno raggiunto il valore record di 7,7 trilioni di dollari, con un aumento di circa un trilione rispetto al primo trimestre del 2021 nonché un aumento di circa 250 milioni di dollari rispetto al quarto trimestre del 2021, crescita che è alimentata dall'aumento dei prezzi delle materie prime dato che i volumi degli scambi sono saliti in misura molto inferiore.
Lo ha reso noto oggi la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), precisando che il trend positivo del commercio internazionale, tuttavia, potrebbe presto interrompersi a causa di un inasprimento delle politiche e degli attriti geopolitici. «La guerra in Ucraina - spiega il rapporto “Global Trade Update” pubblicato oggi dall'organo dell'Onu - sta iniziando ad influenzare i commerci internazionali soprattutto attraverso l'aumento dei prezzi». Il documento precisa che un probabile impatto sui volumi degli scambi nella parte restante del 2022 lo avranno anche l'aumento dei tassi di interesse e la fine dei pacchetti di stimolo all'economia.
Il rapporto si sofferma anche sugli scambi commerciali della Federazione Russa e dell'Ucraina con le tre principali economie mondiali avvenuti nel bimestre marzo-aprile di quest'anno, il primo periodo bimestrale dopo l'avvio del conflitto che è iniziato il 24 febbraio con l'invasione del territorio ucraino da parte delle truppe russe. Rispetto al corrispondente bimestre del 2021, negli scorsi mesi di marzo e aprile le esportazioni dell'Ucraina verso Cina, USA e UE sono diminuite rispettivamente del -10%, -31% e -10% in termini di valore delle merci esportate, mentre le importazioni sono calate del -90%, -27% e -48%. Le esportazioni della Federazione Russa, se nel bimestre marzo-aprile scorso sono diminuite del -4% verso gli Stati Uniti, sono invece aumentate, in termini di valore, del +38% verso la Cina e del +75% verso l'Unione Europea, mentre le importazioni hanno registrato tutte una flessione che è stata pari al -18% dalla Cina, al -83% dagli USA e al -59% dall'UE.
Relativamente alle importazioni dell'Unione Europea dalla Federazione Russa nel bimestre marzo-aprile scorso rispetto allo stesso periodo del 2021, le importazioni europee di petrolio grezzo russo hanno totalizzato il valore di quattro miliardi di dollari, con un aumento del +49% in termini di valore e una crescita del +4% in termini di quantità; le importazioni europee di prodotti petroliferi russi hanno raggiunto un valore di 24 miliardi di dollari, con un deciso rialzo del +77% in termini di valore e una contrazione del -5% in termini di quantità importate; le importazioni europee di gas naturale russo sono state pari a 22 miliardi di dollari, con un eccezionale aumento del +259% in valore e una sensibile diminuzione del -29% in quantità; più contenute le importazioni europee di carbone russo che sono risultate pari a sei miliardi di dollari, con rilevanti variazioni percentuali di segno positivo in termini di valore dell'import (+130%) e di segno positivo in termini di quantità (-23%).
Quanto alle importazioni dell'UE dall'Ucraina avvenute nel medesimo periodo, quelle di siderurgici hanno raggiunto un valore di 1,9 miliardi di dollari, con flessioni del -60% in termini di valore e del -64% in termini di quantità; le importazioni di semi di girasole hanno totalizzato 1,9 miliardi di dollari, con una crescita del +5% in valore e una riduzione del -14% in quantità; le importazioni di frumento sono state pari a 1,8 miliardi di dollari, con cali del -23% in valore e del -35% in quantità; le importazioni di semi di colza hanno segnato un valore di 1,1 miliardi di dollari, con incrementi del +175% in valore e del +112% in quantità.
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