Appena terminate oggi, alle due settimane di sciopero dei 600 lavoratori del porto di Liverpool iniziate lo scorso 19 settembre se ne aggiungerà un'altra proclamata dal sindacato Unite, con nuovo fermo dell'attività programmato dall'11 al 17 ottobre prossimi
( del
2 settembre 2022). L'organizzazione sindacale ha specificato che hanno votato per l'adesione allo sciopero anche gli operatori del controllo del traffico navale e che è attesa la votazione anche degli ufficiali e dirigenti che sovrintendono alla gestione del traffico marittimo. «L'impatto combinato di così tante funzioni che entreranno in sciopero - ha sottolineato il sindacato - significa che l'intero porto diventerà letteralmente inutilizzabile».
Le motivazioni della protesta sono le stesse: aumenti salariali proposti dalla Mersey Docks and Harbour Company (MDHC), la società del gruppo Peel Ports che possiede e gestisce il porto inglese, che non soddisfano i lavoratori essendo inferiori al tasso di crescita dell'inflazione e il mancato rispetto degli accordi salariali del 2021. Unite ha rigettato l'ultima offerta di un aumento del +8,3% circa delle remunerazioni presentata dall'azienda, aumento - ha evidenziato nuovamente il sindacato - che rappresenta un taglio salariale essendo il tasso di inflazione reale pari al +12,3%.
«La rabbia tra il personale della MDHC per l'avidità di questa società estremamente redditizia e del suo proprietario, il miliardario John Whittaker - ha recriminato Sharon Graham, segretario generale di Unite - va da un capo all'altro dell'azienda. I nostri associati non si tireranno indietro e neppure Unite. MDHC deve ora onorare le sue precedenti promesse sugli stipendi e proporre un adeguato aumento dei salari». «Il fermo al porto di Liverpool e alle catene distributive che ne dipendono - ha aggiunto il coordinatore nazionale di Unite per i porti, Steven Gerrard - è interamente colpa di MDHC e di Peel Ports. Se una quota ancora maggiore del personale rigettasse l'insufficiente offerta retributiva dell'azienda, l'intero porto diventerà letteralmente inutilizzabile. L'azienda può permettersi di presentare un'offerta che i nostri associati possono e dovranno accettare».