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TRASPORTO MARITTIMO
La prima “grana” del nuovo governo: spiegare a Musumeci quali competenze avrà sul “Mare”
Se ne avrà, il secondo problema dell'esecutivo di Meloni sarà convincere Salvini a concedergliele
Roma
24 ottobre 2022
Sabato al Quirinale il nuovo governo presieduto da Giorgia Meloni e formato da 24 ministri ha prestato giuramento nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Matteo Salvini è stato posto alla guida del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, dicastero nato nel 2001 dall'unione dei Ministeri dei Lavori pubblici e dei Trasporti e le cui competenze sinora erano quelle delle infrastrutture, dei trasporti e dell'edilizia residenziale. Tra i ministeri senza portafoglio, Sebastiano “Nello” Musumeci, ex presidente della Regione Siciliana, è stato posto a capo del nuovo Ministero per le Politiche del Mare e per il Sud.
Molti si sono interrogati su chi, nel governo, si occuperà di industria marittima. Un dubbio che sembra non aver neppure sfiorato il presidente di Confitarma e della Federazione del Mare, Mario Mattioli, che ha manifestato apprezzamento per la scelta di porre il mare al centro della politica del nuovo governo: «l'istituzione del Ministero per le Politiche del Mare e del Sud - ha sottolineato - è un importante segnale di attenzione alla Blue Economy e di consapevolezza della rilevanza strategica ed economica che riveste per il nostro sistema Paese». «Abbiamo sempre detto - ha ricordato - che occorre una visione unitaria ed integrata delle problematiche dell'intero settore marittimo e questo può essere il primo passo». In quale direzione è tutto da vedere, dato che Mattioli sembra dare per assodato che l'industria marittima sarà consegnata nelle mani di Musumeci. Mattioli neppure ha menzionato Salvini, che - a differenza di Musumeci, a dire il vero neppure lui citato dal presidente di Confitarma e della Federazione del Mare - è un “ministro con portafoglio”. Che bisognerà attendere per fare un po' di luce lo sembra concedere lo stesso Mattioli: «restiamo in attesa - ha precisato, forse vaticinando una delle primissime grane interne al governo - di conoscere le deleghe che saranno date a questo nuovo dicastero».
“Mare”, infatti, è talmente generico che a Musumeci si potrà attribuire la competenza sull'intera industria marittima come pure gli si potrà chiedere di occuparsi solo di scarichi abusivi a mare, per dire. Decidere cosa attribuire a chi sarà impegnativo, o forse lo è già stato, per la neo premier Meloni, che deve, o ha dovuto, conferire oneri e onori al compagno di partito fratello d'Italia Musumeci e al “leghista per se stesso premier” Salvini.
Qualunque sarà la decisione sulle deleghe e i poteri da attribuire a l'uno o all'altro, quello che appare certo è che la «visione unitaria ed integrata delle problematiche dell'intero settore marittimo», evocata da Mattioli, se conferita a Musumeci non potrà che creare sovrapposizioni di competenze con il ministero di Salvini, dati gli indissolubili legami che il trasporto marittimo ha con le altre modalità di trasporto e con le infrastrutture, oppure, se conferita a Salvini, non farà che svuotare il nuovo dicastero di Musumeci di parte della sua giurisdizione.
Che al nuovo dicastero per le Politiche del Mare e per il Sud possa essere attribuita l'autorità sui porti è fermamente contraria Uiltrasporti: «i porti nel nostro Paese - ha messo le mani avanti il segretario generale del sindacato, Claudio Tarlazzi - rappresentano un elemento cardine dell'intero sistema dei trasporti, sarebbe quindi sbagliato e inopportuno separare la loro gestione dal sistema infrastrutturale». «Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza insieme alla programmazione prevista dai fondi complementari - ha aggiunto Tarlazzi - si basa sulla necessità di connessione tra i porti come luogo di partenza e di arrivo delle merci, dai quali transita il 63% dell'import-export del nostro Paese e la rete infrastrutturale soprattutto ferroviaria per realizzare quell'intermodalità che è parte fondamentale della transizione ecologica».
Uiltrasporti non sembra incerta su chi, tra i due, sarà il suo interlocutore: «a nome di tutta la Uiltrasporti - ha dichiarato Tarlazzi - faccio i migliori auguri di buon lavoro al nuovo governo, al premier Giorgia Meloni e in particolare al nuovo Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, con il quale sin da subito ci mettiamo a disposizione per discutere le molteplici problematiche che attualmente coinvolgono il settore dei trasporti e delle infrastrutture. Il tema dell'occupazione, della sicurezza per i lavoratori dei trasporti, ma anche la transizione energetica e gli investimenti per le infrastrutture al Sud - ha elencato Tarlazzi - sono tutte questioni che devono essere affrontate subito e a cui noi vogliamo contribuire».
I sindacati Fit-Cisl e Filt-Cgil per ora non sembrano oltremodo ansiosi di sapere chi sarà o saranno i loro interlocutori. «Auguro - è il saluto di rito del segretario generale della Fit-Cisl, Salvatore Pellecchia - buon lavoro al nuovo governo e alla premier Meloni, con l'auspicio che prosegua e si rafforzi la collaborazione fattiva tra istituzioni e parti sociali, per una azione maggiormente incisiva ed efficace di coesione che rilanci e valorizzi l'intero sistema della mobilità e delle infrastrutture del nostro Paese». Pellecchia ha elencato i principali temi che il sindacato vorrebbe fossero affrontati: «vi sono - ha precisato - delle questioni da affrontare prioritariamente, come quelle che interessano il trasporto pubblico locale e il trasporto aereo, mentre per il trasporto marittimo e la portualità, il trasporto ferroviario, la viabilità, la logistica e i servizi ambientali, va ripreso il confronto quanto prima. Inoltre è fondamentale recuperare i gap infrastrutturali del Paese rispettando le priorità di intervento stabilite dal PNRR e dai vari programmi di investimento per adeguare le opere vetuste senza inficiare le esigenze di mobilità di merci e persone. C'è poi un tema di regole su cui dobbiamo lavorare, rafforzando il valore e la tenuta delle relazioni industriali ad ogni livello che permettano di assicurare regole comuni e livelli salariali adeguati omogenei per la filiera di riferimento, garantendo occupazione di qualità, sicurezza sul lavoro e di sistema».
Un po' di curiosità, però, anche Fit-Cisl ce l'ha: «prendiamo atto - ha aggiunto Pellecchia - dell'istituzione del Ministero delle Politiche del Mare e Sud, ma prima di esprimere una valutazione compiuta restiamo in attesa di conoscere le competenze che gli saranno assegnate attraverso i relativi decreti».
Di assoluta prassi il saluto di Filt-Cigl, che anzi salta i convenevoli e va dritto al sodo: «il governo - detta l'agenda il segretario generale dell'organizzazione sindacale, Stefano Malorgio - sui temi dei trasporti parta con una convocazione delle parti sociali sulle diverse emergenze e sulle questioni strategiche». «Ci confronteremo - ha avvertito Malorgio - sul merito delle questioni e sulla capacità di dare risposte». «Tra le urgenze - poste in cima all'agenda da Filt-Cgil - c'è la necessità di risorse per il trasporto pubblico locale che, dalla fase di uscita dalla pandemia, vive una condizione difficoltà che rischia di impattare sui lavoratori e sul servizio ai cittadini. Serve anche subito un confronto sul trasporto aereo, uno sei settori più trasformati dalle conseguenze del coronavirus, la cui ripresa va governata con regole a tutela del lavoro e del paese. Ci sono poi le questioni carattere strategico del settore che vanno rapidamente affrontate, coinvolgendo tutti gli attori su logistica e infrastrutture e trasporto ferroviario».
Ma anche Filt-Cigl è perplessa per l'affiancamento del Ministero per le Politiche del Mare e per il Sud al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, che si potrebbe trasformare in contrapposizione: «come avvio intanto - ha osservato Malorgio - sarebbe sbagliato affrontare le trasformazioni che il sistema della logistica impone a livello globale separando le competenze del governo su portualità e shipping con l'assegnazione di deleghe a diversi ministeri su processi che tengono assieme porti e marittimi. Le necessarie sinergie sono indispensabili alla crescita ed alla competitività del Paese».
Presto sapremo se quel “Mare” abbinato a “Sud” nella denominazione del Ministero di Musumeci ha un senso oppure è un tentativo della Meloni di stemperare un possibile dissidio tra due esponenti governativi di latitudini diverse, con un Salvini che si sarebbe forse indispettivo dovendo sedere a fianco di un collega che tutela il Sud, lui che da tempo - bianchettando il “Nord” da Lega Nord - ha scelto di rivolgersi ad un elettorato più ampio, per di più finendo per perdere il confronto-scontro con la neo premier. Se è così Meloni, poco pratica di mare, non si è resa conto che per risolvere un problema ne ha creato un altro.
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