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INDUSTRIA
Fiom Cgil, ci aspettiamo che il prossimo PRP di Genova confermi la vocazione esclusivamente cantieristica dell'intera area delle riparazioni navali
Quello che resta dell'affresco per il waterfront genovese dell'architetto Renzo Piano
Genova
23 febbraio 2023
«Il ponente di Genova ha una vocazione operosa e produttiva, ma non una vocazione al martirio». Questa frase - usiamo il passato remoto perché risale a quasi 18 anni fa - fu pronunciata da Renzo Piano in occasione della presentazione della sua “Visione per il porto di Genova”, progetto che l'architetto ci tenne a definire un “affresco”. Con quella frase, proferita di fronte ad un gremitissimo uditorio al Porto Antico di Genova, voleva intendere che al ponente genovese, storicamente scelto per collocarvi attività industriali lasciando alla parte levantina della città la sua supposta vocazione residenziale e “verde”, non era possibile continuare ad imporre insediamenti produttivi, magari rumorosi e inquinanti.
Chiarire il senso di una frase che all'apparenza non avrebbe senso chiarificare ci sembra necessario dato che già allora al cronista, che fedelmente annotò quella sentenziosa asserzione, quelle poche epigrammatiche parole erano sembrate il prodotto delle sole notevoli doti affabulatorie dell'architetto, persino superiori a quelle assai elevate di progettista. Percepiva - è necessario confessarlo perché chi allora annotò quelle parole è lo stesso che ha scritto quello che leggete - un sentore di farisaica retorica, che è rimasto anche quando l'immaginifico architetto è passato dall'affresco al Blueprint, un'altra successiva “visione” di Genova donata da Piano alla città.
È necessario chiarire inoltre che la visione dell'architetto non va oltre una certa longitudine: gli schizzi di Renzo Piano - immaginifici come le sue parole - prima ancora di diventare progetto - affresco o Blueprint che sia - ridisegnano il waterfront di Genova dall'estremo ponente sino al centro città e alla zona della Fiera, e si fermano dove inizia il Levante che evidentemente per l'architetto va bene così com'è.
Dall'affresco e dal Blueprint, e dal chissà cosa domani, si constata che è la parte più a levante del Ponente che nella visione dell'architetto subisce le maggiori trasformazioni. Se, nel 2004, chi allora ascoltò il lapidario aforisma ritenne che chi lo pronunciò pensava di spostare attività produttive a Levante e attività sociali, ricreative e residenziali a Ponente si sbagliava di grosso. Perché negli ultimi anni si è ampiamente appurato che la volontà è sì di realizzare insediamenti residenziali a Ponente, ma di collocarli nella parte più ad occidente del Ponente. In sostanza è il Levante che si estende verso ponente. In più, quelle attività industriali e produttive ancora presenti nel Ponente più occidentale, che con questa dilatazione dell'ovest verso est non troverebbero più spazio per eventuali allargamenti, verrebbero sistemate ancora più a ponente, là dove - come tuonava Renzo Piano - non ci dovrebbe essere più nessuno disposto al martirio. Ciò si desume, tra le altre, dalle più recenti puntualizzazioni dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale volte a placare le proteste e le preoccupazioni circa il futuro dell'area delle riparazioni navali del porto di Genova che è posta proprio su quel lembo occidentale del Ponente e dove, guarda caso, l'architetto Renzo Piano ha previsto di collocare i suoi “gioielli sul blu”, che - traducendo per chi manca della necessaria immaginazione - sono insediamenti abitativi di lusso affacciati sul mare.
A rinfocolare le preoccupazioni circa il destino dell'area delle riparazioni navali è giunta la notizia che nell'edificio ex Lavanderia Italia al Molo Vecchio, ricadente nel demanio marittimo statale e a qualche metro dal mare, si vorrebbero realizzare appartamenti privati sempre di lusso. «Come Fiom non ci stupiamo più di nulla», è il laconico odierno commento rispetto a tale progetto di Stefano Bonazzi, segretario generale di Fiom Cgil Genova, e di Luca Marenco, coordinatore Riparazioni Navali dell'organizzazione sindacale. «Dopo aver sentito dichiarazioni su piste ciclabili, gite domenicali all'interno delle aree industriali, canali navigabili e boschi urbani - hanno rilevato i due rappresentanti del sindacato - si viene a conoscenza di un progetto per trasformare un'area industriale all'interno delle riparazioni navali in modernissimi appartamenti di lusso». Secondo Bonazzi e Marenco, «è evidente la volontà di una parte della politica cittadina di ridimensionare il peso e gli spazi delle riparazioni navali, favorendo settori economici che nulla hanno a che vedere con l'industria. Scelta a nostro avviso totalmente insensata alla luce anche del forte sviluppo del settore, della caratterizzazione della città come una delle capitali della cantieristica navale del Mediterraneo e dalla volontà dichiarata da alcuni imprenditori di riportare sul territorio importanti fasi della lavorazioni navali attualmente svolte altrove per mancanza di spazio».
I rappresentanti di Fiom Cgil hanno ricordato che quella delle riparazioni navali genovesi è «una realtà che occupa tremila lavoratori i cui posti di lavoro potrebbero essere messi in discussione da scelte anti-industriali. In qualsiasi città - hanno sottolineato - un comparto di questo tipo sarebbe salutato con enfasi e valorizzato come fiore all'occhiello dell'economia cittadina. Così non è a Genova. Nelle future interlocuzioni con Autorità Portuale e istituzioni locali - hanno annunciato Bonazzi e Marenco - ribadiremo che le riparazioni andranno salvaguardate e ulteriormente sviluppate. Ci aspettiamo dichiarazioni chiare sul futuro del comparto, ricordando a tutti che, salvo investimenti epocali, ad oggi non ci sono alternative a questi spazi: le riparazioni allo stato attuale non possono che continuare ad operare nelle aree attuali, dove sono presenti i bacini e dove le aziende del comparto sono insediate. Ci aspettiamo quindi che il prossimo Piano Regolatore Portuale confermi la vocazione esclusivamente cantieristica dell'intera area. Lo diciamo chiaro: se non ci verranno date rassicurazioni concrete ci confronteremo con i lavoratori per decidere come proseguire. Le riparazioni navali non si toccano».
Anche per Fim Cisl «il Piano Regolatore Portuale deve dare risposte chiare e nette senza alcun tipo di equivoco sull'area delle riparazioni navali che deve restare assolutamente a vocazione industriale. Non ci devono essere - ha sottolineato il segretario generale di Fim Cisl Liguria, Christian Venzano - incertezze da questo punto di vista. Le riparazioni navali sono un valore aggiunto della città di Genova con le sue professionalità e l'attuale collocazione non deve essere messa in dubbio rispetto a ipotesi o progetti che non sono stati assolutamente condivisi con le organizzazioni sindacali che invece devono essere protagoniste nelle interlocuzioni con le istituzioni».
Per Fiom Cgil e Fim Cisl, la vocazione dell'area delle riparazioni navali deve rimanere appunto quella di effettuare riparazioni alle navi. Più chiaro di così!
Per correttezza bisogna ammettere che magari già nel 2004 i propositi di Renzo Piano di non imporre un ulteriore martirio al Ponente fossero sinceri. Poteva essere allora, e potrebbe essere così ancora oggi, che l'architetto voglia sì con tutte le sue forze diminuire l'intensità di attività industriali e produttive che soffoca l'ovest cittadino, ma intenda farlo riempiendo il waterfront orientale di aree residenziali e verdi partendo da est, così da svuotare progressivamente il Ponente di queste ingombranti presenze. Già la vediamo anche noi questa nuova aurora che, da Est, inizia a rischiarare Genova. L'annuncio di un sole che da oriente ad occidente libererà la città dagli impianti industriali e produttivi per riempirla di abitazioni, possibilmente di lusso. Per riempirla di cemento, si sarebbe detto una volta.
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