Rifiuti pericolosi provenienti dai lavori di rettifica, allargamento e adeguamento strutturale della banchina di levante del molo San Cataldo del porto di Taranto e di consolidamento della calata sono stati smaltiti illecitamente. Oggi il personale della Capitaneria di Porto - Guardia Costiera, nell'ambito di un'indagine condotta sotto il coordinamento investigativo della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, ha posto in esecuzione un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Lecce su richiesta del pubblico ministero Milto Stefano De Nozza con cui si ritiene di avere smantellato un'articolata catena eco-criminale dedita all'illecito smaltimento di rifiuti pericolosi operante nell'intera provincia di Taranto e composta da tre società.
Il materiale smaltito è costituito da oltre 16mila tonnellate, molte delle quali prive delle analisi di caratterizzazione e parte delle quali costituita da fanghi di dragaggio, che è stata illecitamente qualificata come terre e rocce da scavo nonché materiali misti di demolizione che sono stati interamente conferiti presso un impianto esclusivamente a suo tempo autorizzato al recupero in procedura semplificata, e smaltiti mediante tombamento, trasformando così il sito di stoccaggio per il recupero in un sito di smaltimento e, quindi, in una verosimile discarica abusiva di oltre 40.000 metri quadrati e ciò al fine di conseguire un ingiusto profitto.
Tre le società coinvolte, otto, invece, i soggetti indagati a vario titolo.