Un nuovo allarme sugli effetti negativi sui porti italiani che
avrà l'inclusione del trasporto marittimo nel sistema per lo
scambio delle quote di emissione (ETS) dell'Unione Europea, con
direttiva che entrerà in vigore il prossimo primo gennaio, è
stato lanciato dall'Associazione dei Porti Italiani. La nuova norma
introduce nell'EU ETS la tariffazione del carbonio a carico delle
navi che viaggiano tra i paesi dell'Unione Europea, ma la direttiva
ha anche un ambito di applicazione extraterritoriale essendo
soggette all'EU ETS metà delle emissioni di una nave che
naviga tra un porto dell'UE e un porto extraeuropeo. La
preoccupazione di Assoporti, così come di altre
organizzazioni marittimo-portuali europee, è che per evitare
il pagamento di quote di emissioni diverse attività di
trasbordo dei carichi vengano trasferite in porti extraeuropei e
che, in ogni caso, questi ultimi accrescano la propria competitività
ai danni di quella dei porti europei.
«È di tutta evidenza - ha osservato il presidente
di Assoporti, Rodolfo Giampieri - che l'obiettivo di riduzioni delle
emissioni è pienamente condivisibile da parte del nostro
settore. Tuttavia, occorre garantire che tutti giochino la partita
sullo stesso piano, quello che in inglese viene chiamato “level
playing field”, principio cardine per l'Unione Europea. In
questo contesto, è impensabile che la tassa prevista per le
navi dalla direttiva ETS (destinata ad integrare il Fondo di
Coesione) venga conteggiata per i paesi UE al 100%, per quelli extra
UE al 50% e addirittura a zero per le navi, che pur attraversando il
Mediterraneo, non sostano in porti dell'UE. Così - ha
denunciato il presidente dell'associazione delle Autorità di
Sistema Portuale italiane - si rischia un crollo dei traffici, in
particolare negli hub di transhipment, a cominciare da Gioia Tauro,
ma non solo. Teniamo presente che, allo stesso tempo, il traffico
portuale sta iniziando a subire gli effetti di una contrazione dei
consumi dovuta all'inflazione».
Evidenziando che gli effetti di incremento dei costi derivanti
dalla direttiva, che dovrà essere recepita dagli Stati membri
entro fine anno, rischiano di avere come conseguenza lo spostamento
dei traffici verso aree che non sono soggette alla stessa direttiva,
creando, di fatto, una distorsione della concorrenza con un impatto
molto negativo sui porti italiani, Assoporti ha reso noto di aver
inviato una formale nota argomentata e approfondita di richiesta
alla Commissione Europea che mira a: sospenderne l'applicazione al
trasporto marittimo delle merci, in particolare agli hub europei di
contenitori; rendere il costo marittimo presso gli hub europei
(partenza/arrivo) pari a quelli che si registrerebbero per un
trasbordo nei porti extra UE; accelerare l'analisi prevista dalla
Commissione che riguarda una revisione delle direttiva prima che i
processi di trasferimento delle linee marittime diventano
potenzialmente irreversibili.
«Parlare della portualità - ha sottolineato
Giampieri - significa parlare di economia reale, cioè di
persone, di imprese, di occupazione, di investimenti, di
attrezzature e così via e dobbiamo preservare il valore
economico e sociale che tutto questo significa, intervenendo su
quelle norme che possono danneggiare questo ecosistema con regole
non uguali per tutti. Rassicura il fatto - ha proseguito il
presidente di Assoporti - che l'argomento è all'attenzione
sia del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che del
governo, per essere poi oggetto di discussione nelle sedi preposte.
Nel frattempo, come Assoporti, abbiamo inviato un documento alla
Commissione Europea che ne analizza nel dettaglio gli effetti.
L'auspicio è che si arrivi in brevissimo tempo a sanare le
criticità, in modo che si possano rivedere alcune parti che
mettono la nostra portualità in grave affanno, in una
situazione di mercato già di per sé molto complicata.
Il ruolo sempre più protagonista che la portualità
italiana si sta ricavando nello scenario globale - ha concluso
Giampieri - deve avere come base regole di mercato certe e uguali
per tutti».
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