L'Unione Regionale delle Camere di Commercio della Calabria si è
associata all'allarme per le conseguenze che la nuova direttiva
europea che include il trasporto marittimo nel sistema EU ETS di
scambio di quote delle quote di carbonio dell'Unione Europea, che
entrerà in vigore il prossimo primo gennaio, potrà
avere sul futuro del porto di Gioia Tauro, in quanto la nuova norma
comporta ulteriori costi, in particolare per le navi che effettuano
scalo nei porti europei di transhipment come appunto il porto
calabrese, spese evitabili se le navi toccano porti di transhipment
extraeuropei.
Alla vigilia del flash mob “Il porto non si ferma”
che si terrà domani a Gioia Tauro per scongiurare il rischio
di chiusura del porto, Unioncamere Calabria ha specificato che «il
sistema camerale calabrese, dando voce all'economia della regione,
si unisce all'allarme lanciato dalla politica e dal mondo
associativo sulle possibili conseguenze della nuova direttiva
europea sulla carbon tax sul futuro del porto di Gioia Tauro».
Spiegando che la tassa introdotta dalla direttiva, in questa
prima formulazione, andrebbe conteggiata al 100% se la nave viaggia
tra due paesi europei, al 50% se ne tocca solo uno e addirittura
azzerata se, pur attraversando il Mediterraneo, non sosta in porti
dell'UE, il presidente di Unioncamere Calabria, Antonino Tramontana,
ha sottolineato che «l'introduzione di questa nuova tassa
potrebbe colpire duramente il nostro porto, esponendolo
concretamente alla possibilità di venir scavalcato a favore
degli altri porti di transhipment al di fuori dell'ambito europeo,
presenti ad esempio sulle coste del Nord Africa, in cui non sarebbe
applicata la nuova tassa».
Unioncamere Calabria ha evidenziato che «il porto di Gioia
Tauro è una realtà emergente molto positiva, che ad
oggi presenta un'ottima dotazione infrastrutturale e offre
importanti servizi, anche rispetto all'intermodalità (80
treni al giorno). La situazione attuale - ha ricordato l'Unione
degli enti camerali regionali - deriva da ingenti investimenti (per
citarne alcuni: commesse pubbliche negli ultimi 20 anni per 179
milioni di euro; investimenti dei terminalisti negli ultimi 10 anni
per 230 milioni), mentre sono in corso altrettanti finanziamenti per
migliorare ulteriormente l'accessibilità stradale e
ferroviaria dello scalo, nonché ad esempio per la
sostenibilità ambientale, mediante l'elettrificazione della
banchina ro-ro, per ridurre l'impatto delle navi in sosta nel
porto».
«Le conseguenze di un eventuale, anche solo parziale,
abbandono del porto di Gioia Tauro - ha avvertito Tramontana -
sarebbero rilevanti sul piano economico, occupazionale e logistico
non solo regionale, ma dell'intero Paese. Non occorre ricordare le
difficoltà della regione quando si valuta l'impatto di
mettere a repentaglio un'occupazione diretta che attualmente conta
1.600 lavoratori portuali e che produce un indotto di circa 4.000
unità. La lotta ai cambiamenti climatici - ha concluso il
presidente di Unioncamere Calabria - è un impegno doveroso e
imprescindibile, che deve interessare però tutti i soggetti
in ugual misura, evitando di introdurre norme che vanno ad alterare
le regole che disciplinano gli equilibri tra domanda e offerta di un
intero settore economico».