La segreteria Fit Cisl Liguria e la Rsa Fit Cisl dell'Autorità
di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale hanno scritto una
lettera al commissario straordinario dell'ente, Paolo Piacenza, per
segnalare le problematiche che caratterizzano la gestione dei porti
di Genova e Savona-Vado Ligure alla luce dell'inchiesta giudiziaria
che ha portato all'emissione di misure cautelari nei confronti, tra
gli altri, del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e
dell'ex presidente dell'AdSP del Mar Ligure Occidentale, Paolo
Emilio Signorini, con quest'ultimo posto in custodia cautelare in
carcere.
«Intanto - hanno scritto le due rappresentanze sindacali -
vogliamo ribadire quanto già avevamo segnalato in tempi non
sospetti, allorquando avevamo denunciato il prevalere di una visione
organizzativa strettamente verticistica, che aveva posto al centro
decisionale pochi soggetti con scelte che quanto meno in termini di
opportunità, appaiono alquanto discutibili, e hanno condotto
inevitabilmente alla sclerotizzazione di importanti processi
decisionali. In questi anni - hanno sottolineato - abbiamo assistito
a corse folli, a volte poco o mal ragionate, in merito a modalità
lavorative che sono poi ricadute sulle spalle dei lavoratori e delle
lavoratrici inconsapevoli dei reali indirizzi intrapresi, e spesso
assegnate senza una seria programmazione che rispecchiasse le reali
urgenze dei pubblici interessi e della comunità portuale nel
suo complesso. Ribadiamo che scelte di questo tipo non possono
essere esclusivamente politiche ma anche e prioritariamente
necessariamente tecniche».
«Le ricadute in termini d'immagini - prosegue la lettera -
sono enormi, tant'è che si parla già di riforma delle
Autorità di Sistema Portuale, come se il problema dovesse
necessariamente ricadere su un ente che in termini storici ma anche
economici ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza. Tuttavia,
in questi ultimi anni abbiamo visto un ente che non aveva più
la vera disponibilità di scelte che gli appartengono per
legge ma che venivano imposte da altri soggetti politici. Abbiamo
subito l'instaurarsi di un modello basato sull'estremizzazione della
competizione più che sulla collaborazione, tanto da inasprire
i rapporti tra i colleghi. E come Rsa ci teniamo a precisare che
abbiamo sempre auspicato un percorso costruttivo con le altre
organizzazioni sindacali ma rivendichiamo l'autonomia di poter
esprimere le nostre preoccupazioni e le nostre richieste che sono
diametralmente opposte alle posizioni dei vertici dell'Authority
come invece qualcuno insinua. Inoltre, in questa triste vicenda, i
dipendenti si sono sentiti soli auspicando invano di poter ricevere
dall'ente comunicazioni o indirizzi da poter seguire per operare con
serenità».
La segreteria della Fit Cisl, che assieme alla RSA rappresenta
un centinaio di dipendenti dell'AdSP tra Genova e Savona, ha chiesto
che «venga garantita la piena operatività del Comitato
di gestione necessaria ad evitare le paventate possibili paralisi
delle attività istituzionali della AdSP. Si richiede -
specifica la lettera - che l'ente ripristini le figure istituzionali
previste dalla legge portuale, cioè il segretario generale,
al fine del corretto bilanciamento delle attività
istituzionali/amministrative dell'ente comprese quelle connesse alle
normali relazioni industriali, ci vengano date risposte immediate in
merito alla tutela delle attività che responsabili unici di
progetto che si occupano delle gare di appalto sono tenuti a portare
avanti anche in merito alle risorse PNRR che sono tenuti a gestire,
e così anche delle attività dei responsabili del
procedimento per tutti gli altri processi in corso e
conseguentemente di tutte le figure tecnico-amministrative coinvolte
e ci vengano illustrate quali azioni correttive all'interno
dell'ente si intendano percorrere in ragione degli accadimenti che
ci hanno investito, azioni anche in termini di riabilitazione
reputazionale. E contemporaneamente richiediamo che si chiuda subito
con la lunga stagione degli incarichi dirigenziali assegnati ad
interim che sono risultati del tutto disfunzionali, incoerenti e
oltretutto ostativi al buon funzionamento della macchina
organizzativa, se si considerano le strutture nevralgiche coinvolte;
si torni a dar voce ai professionisti e ai tecnici dipendenti di
questa Autorità in possesso delle competenze per poter “dire
la loro” ai fini di porre in essere processi sulla base del
famoso principio di efficienza e efficacia della pubblica
amministrazione e si riconduca la realizzazione delle opere
nell'alveo istituzionale dell'ente, chiudendo il lungo periodo di
“straordinarietà” che le ha contraddistinte e che
è parsa, anche in tal caso, incomprensibile e destrutturante,
oltre che demotivante quando non punitiva nei confronti di taluni
dipendenti».
«Tali questioni - conclude la lettera - sono
imprescindibili per garantire il lavoro di questo ente e i suoi
dipendenti. Il tutto nel superiore interesse al perseguimento della
missione pubblica ed istituzionale dell'amministrazione. A gran voce
vogliamo ribadire che, come lavoratori, continueremo a rimboccarci
le maniche per risollevare l'ente e la sua immagine».