Le segreterie regionali della Campania di Filt-Cgil, Fit-Cisl e
Uiltrasporti hanno proclamato per l'intera giornata di domani uno
sciopero dei lavoratori dell'Autorità di Sistema Portuale del
Mar Tirreno Centrale. Motivando la decisione di indire la protesta,
le organizzazioni sindacali hanno spiegato che si è scelto di
scioperare «perché il principio generale del rispetto
degli accordi e della loro stabilità nel tempo (pacta sunt
servanda) vige anche nei porti campani. Non riteniamo più
possibile - hanno specificato in una nota - subire le conseguenze di
irresponsabili atteggiamenti datoriali che, in spregio alla buona
fede contrattuale, ci pongono costantemente sotto “minaccia”
di disdette unilaterali della contrattazione aziendale, recuperi di
somme già versate o sospensione di pagamenti dovuti, ignave
attese di chiarimenti da parte di soggetti terzi. Non vogliamo più
subire il rischio di una sistematica disapplicazione delle
condizioni contrattuali di lavoro disciplinate dal contratto
aziendale e dal contratto collettivo nazionale dei porti per deficit
imputabili agli attuali vertici di questa AdSP, quali la mancata
conoscenza, comprensione e valorizzazione della peculiare natura del
lavoro alle dipendenze dell'AdSP, frutto di una più generale
e preoccupante distorta interpretazione della legge 84/94 e
dell'autonomia che essa tributa agli enti portuali. Tutto ciò
rappresenta un attacco diretto alla dignità delle lavoratrici
e dei lavoratori dell'AdSP del MTC».
«La pubblicazione “postuma” della delibera n.
65 del 25 novembre 2024, rendendo evidente come da piazzale Pisacane
sia in atto il tentativo di portare avanti un'azione di demolizione
della funzione e dei contenuti del contratto collettivo nazionale di
lavoro dei porti - hanno denunciato i tre sindacati - conferma e
rafforza le ragioni della nostra contestazione. Negando le proprie
prerogative di “arbitro” sulle verifiche e controlli
applicativi delle norme e del Ccnl dei porti, il vertice dell'ente
punta a delegittimare la contrattazione collettiva nazionale, i
soggetti negoziali e contestualmente la propria associazione
rappresentativa stipulante, Assoporti. Lo riteniamo un atto
gravissimo e, purtroppo, non nuovo!».
«Non ci fermeremo - prosegue la nota - di fronte a chi
cerca di calpestare i nostri diritti! La disorganizzazione, la
deregolamentazione e l'assenza di risposte concrete sono il simbolo
di un sistema che punta soltanto alla autocelebrazione della propria
immagine e al profitto scaricando i costi su chi ogni giorno manda
avanti i porti, con fatica e dedizione. Il 9 gennaio saremo in prima
linea, al fianco di ogni lavoratrice e lavoratore, per ribadire che
non siamo merce di scambio e che la dignità di chi lavora non
può essere calpestata; pertanto, inviteremo a partecipare ed
a parlarne con noi anche i lavoratori delle imprese ex artt. 16, 17
e 18 perché questo problema non risparmierà nessuno.
Saremo a Napoli, al piazzale Pisacane, dalle ore 7:45 alle 15:21,
per far sentire forte la nostra voce e dimostrare che senza di noi i
porti si fermano!».
E da piazzale Pisacane è arrivata una dura replica
dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale,
secondo cui «di inaccettabile vi è solo un
atteggiamento di grande irresponsabilità che spiace
constatare ancora una volta viene dal sindacato confederale presente
in azienda». L'ente portuale ha respinto «con forza le
accuse infondate ed inopportune che stando alle affermazioni della
triplice attengono “a violazioni reiterate della
contrattazione nazionale e decentrata di settore, nonché
aduna preoccupante e distorta interpretazione” della legge
istitutiva dei porti, la legge 84/94 posta in essere a danno dei
lavoratori e delle lavoratrici della stessa. Nel merito -
puntualizza una nota dell'AdSP - questa autorità precisa che
la “sistematica disapplicazione delle condizioni contrattuali”
cui le tre sigle si riferiscono nei fatti riguarda la verifica
puntuale posta in essere dagli uffici competenti di questa
amministrazione di istituti contrattuali cui il personale dipendente
non aveva diritto. Benefici economici assegnati in precedenza sulla
base di interpretazioni fuorvianti ed arbitrarie che di fatto
gravano sul bilancio dell'ente e quindi sulla fiscalità
generale. Appare comprensibile la irritazione delle tre
organizzazioni sindacali costrette a comunicare ai lavoratori ed
alle lavoratrici dell'AdSP di Napoli e Salerno la perdita di
benefici acquisiti nel tempo o la restituzione di somme percepite in
passato, cui non avevano diritto, ma è evidente che tale
responsabilità non può ricadere su questa
amministrazione che è tenuta per legge ad operare nell'unico
ed esclusivo interesse della cosa pubblica. Pertanto essendo queste
le motivazioni poste a base della dichiarazione di sciopero previsto
per il giorno 9 gennaio si ribadisce che questa amministrazione non
può derogare alle verifiche e controlli applicativi delle
norme di legge e contrattuali poste a tutela del pubblico interesse
e che i provvedimenti assunti nulla hanno a che vedere con la
violazione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici di questa
Autorità Portuale che in quanto dipendenti di ente pubblico
non economico si vedranno applicare, alla stregua di quanto si
applica a tutti gli altri lavoratori interessati, lo stesso
trattamento economico previsto dalle disposizioni vigenti. Questi
vertici - conclude la nota dell'AdSP - fino ad oggi hanno sempre
applicato la legge nell'interesse dello Stato e delle lavoratrici e
dei lavoratori dell'ente».