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COMMERCIO
L'ultimo atto dell'amministrazione Biden è di accusare la Cina di mirare al predominio nei settori marittimo, logistico e navalmeccanico
Dura reazione del Ministero del Commercio di Pechino e dell'associazione dei cantieri navali cinesi
Washington/Pechino
17 gennaio 2025
Agli sgoccioli dell'amministrazione Biden, e alla vigilia
dell'Inauguration Day di lunedì che insedierà
nuovamente Donald Trump alla presidenza degli USA, l'United States
Trade Representative (USTR), l'organo che supporta il presidente
americano nei temi degli scambi commerciali internazionali, ha
presentato ieri le conclusioni dell'indagine ai sensi della Sezione
301 del Trade Act del 1974, che consente al presidente di adottare
misure per contrastare qualsiasi azione che si ritiene danneggi i
commerci statunitensi. Nelle conclusioni si evidenzia che la
Repubblica Popolare Cinese sta ponendo particolare attenzione ai
settori marittimo, logistico e della cantieristica navale al fine di
ottenere il predominio in questi mercati, predominio che - ad avviso
dell'USTR - «è irragionevole e grava o limita il
commercio statunitense, ed è quindi “perseguibile”
ai sensi della Sezione 301».
Secondo l'USTR, «l'obiettivo di predominio della
Repubblica Popolare Cinese è irragionevole perché
sposta aziende straniere, priva le imprese orientate al mercato e i
loro lavoratori di opportunità commerciali e riduce la
concorrenza e crea dipendenze dalla Repubblica Popolare Cinese,
aumentando i rischi e riducendo la resilienza della supply chain.
L'obiettivo di predominio della Repubblica Popolare Cinese - per
l'USTR - è irragionevole anche a causa dello straordinario
controllo di Pechino sui suoi attori economici e su questi settori».
Tra gli altri rilievi contenuti nel rapporto, si evidenzia, come
segnalato dai sindacati americani, che «il consolidamento del
predominio della Repubblica Popolare Cinese significa che il
commercio con l'estero degli Stati Uniti è “effettuato
su navi costruite in Cina, finanziate da istituzioni cinesi di
proprietà statale, di proprietà di compagnie di
navigazione cinesi ed è dipendente da un'infrastruttura
marittima e logistica globale sempre più dominata dalla
Cina».
«Oggi, gli Stati Uniti - ha sottolineato Katherine Tai,
che guida l'USTR ed è quindi rappresentante del commercio
dell'amministrazione Biden - sono al 19° posto nel mondo nel
settore della cantieristica navale commerciale e costruiamo meno di
cinque navi all'anno, mentre la Repubblica Popolare Cinese ne
costruisce più di 1.700. Nel 1975 gli Stati Uniti erano al
primo posto e costruivamo più di 70 navi all'anno. Il dominio
mirato di Pechino su questi settori mina la concorrenza leale e
orientata al mercato, aumenta i rischi per la sicurezza economica e
rappresenta il più grande ostacolo alla rivitalizzazione
delle industrie statunitensi, nonché delle comunità
che dipendono da esse. Queste conclusioni ai sensi della Sezione 301
preparano il terreno per un'azione urgente per investire in America
e per rafforzare le nostre supply chain».
Il Ministero cinese del Commercio ha replicato che l'indagine
americana «è caratterizzata da evidenti unilateralismo
e protezionismo. In precedenza, la World Trade Organization - ha
ricordato il portavoce del dicastero - aveva stabilito che
l'imposizione da parte degli Stati Uniti dei dazi della Sezione 301
sulla Cina violava le norme della WTO e aveva incontrato
l'opposizione di molti membri della WTO. L'indagine statunitense
sulla 301 - secondo Pechino - è condotta per esigenze
politiche interne e per frenare lo sviluppo della Cina. È una
grave violazione del sistema commerciale multilaterale e delle
regole del commercio internazionale».
Inoltre il Ministero cinese ha denunciato che «il rapporto
d'inchiesta US 301 sulle industrie marittime, logistiche e
cantieristiche navali della Cina è pieno di false accuse
contro la Cina. Storicamente - ha evidenziato il portavoce del
dicastero - il declino dell'industria cantieristica statunitense non
ha nulla a che fare con la Cina. Anche prima dell'ascesa
dell'industria cantieristica cinese, la quota di mercato globale
dell'industria cantieristica statunitense era trascurabile. Da una
prospettiva realistica, lo sviluppo dell'industria cantieristica
cinese non si basa sicuramente sulle cosiddette “pratiche non
di mercato”, bensì su un sistema industriale completo,
su ingegneri e operai industriali ben formati e su un ambiente
imprenditoriale aperto. Il mercato cinese dei trasporti marittimi è
sempre stato aperto al mercato globale e non ha mai adottato
politiche discriminatorie nei confronti di navi o aziende straniere.
La politica industriale della Cina ha un carattere prevalentemente
orientativo, più che vincolante, e tratta le aziende cinesi e
straniere alla stessa stregua. D'altronde, l'amministrazione Biden
ha erogato ingenti sussidi alle industrie nazionali attraverso
l'Inflation Reduction Act e il Chips and Science Act, molti dei
quali sono aiuti discriminatori. Le politiche e le pratiche in
questione compromettono seriamente l'efficacia e l'autorevolezza
delle norme della WTO e sono davvero pratiche non orientate al
mercato».
«La Cina - ha concluso il portavoce - esorta
l'amministrazione Biden a rispettare i fatti e le regole
multilaterali, ad attenersi ai principi dell'economia di mercato e
della concorrenza leale, ad affrontare le ragionevoli preoccupazioni
e le legittime richieste delle imprese di entrambi i Paesi e a
smettere di trasferire sulla Cina la colpa dei problemi di sviluppo
industriale interno degli Stati Uniti. La Cina monitorerà
attentamente le azioni degli Stati Uniti e adotterà le misure
necessarie per difendere i propri legittimi diritti e interessi».
La China Association of the National Shipping Industry (CANSI)
ha espresso «forte insoddisfazione e ferma opposizione»
rispetto all'iniziativa americana attuata tramite un'indagine che
l'associazione navalmeccanica cinese ritiene tragga «conclusioni
sbagliate basate su un'indagine malfatta, piena di falsità e
distorsioni». Secondo la CANSI, «l'USTR, basandosi su
false accuse da parte degli Stati Uniti, ha ignorato la contrarietà
degli stakeholder dell'industria marittima globale, ha ignorato i
fatti, ha insistito nell'avviare un'indagine unilaterale e ha tratto
conclusioni errate, irresponsabili e non professionali che
interromperanno seriamente il sistema logistico marittimo globale e
l'ordine commerciale internazionale, ostacolando seriamente il
procedere della trasformazione verde dell'industria marittima
globale».
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