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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVII - Numero 11/99 - NOVEMBRE 1999 |
Porti
Long Beach/Los Angeles: le dimensioni contano
"La sfida più grossa che il Porto di Long Beach si
trova a dover affrontare è la sensazionale crescita dei
containers fatta registrare negli ultimi sette-otto anni. I nostri
volumi containerizzati sono aumentati del 150% circa dal 1990.
E' un bel problema con cui avere a che fare, questo, ma - ciononostante
- è senz'altro molto impegnativo" spiega Don Wylie,
direttore esecutivo dei servizi marittimi del Porto di Long Beach.
Il Porto di Los Angeles è in una situazione simile. "I
nostri piani di sviluppo sono ampi. Noi abbiamo a che fare con
una clientela che desidera più di 415 acri per le operazioni
containerizzate. Un terminal di queste dimensioni sarebbe l'infrastruttura
privata più grande del mondo" sostiene Al Fierstine,
direttore dello sviluppo attività del Porto di Los Angeles.
Dato che sia i vettori marittimi clienti di Long Beach sia quelli
di Los Angeles richiedono terminals migliori e più grandi
e con buone connessioni intermodali, il livello di espansione
in corso presso entrambi questi porti della California meridionale
è notevole.
Long Beach da diversi anni acquista terreno al fine di ampliare
le operazioni containerizzate, come spiega Wylie: "Da quando
Long Beach ha cominciato un programma di acquisizioni nel 1994,
essa ha comperato 725 acri di territorio in più. L'ex base
navale della marina statunitense ha apportato altri 500-600 acri
quando è stata chiusa a settembre del 1997".
Da allora, il porto non ha certo rallentato nello sviluppare
infrastrutture containerizzate. Il terminal del Molo A per la
Hanjin Shipping Company è stato inaugurato a settembre
del 1997 ed è stato il primo ad essere costruito sul terreno
acquistato nel 1994. La base navale è stata ora completamente
demolita ed i lavori sono già in corso sul primo nuovo
terminal di circa 200 acri. Wylie confida che "entro la fine
di quest'anno vi si possa ospitare un inquilino".
Long Beach ha dovuto altresì riconfigurare il territorio
già esistente e Wylie sottolinea un problema incontrato
nell'ingrandimento del nuovo terminal: "Nel 1991 abbiamo
costruito per la Hanjin un'infrastruttura da 57 acri, ma un terminal
di quelle dimensioni come può essere noleggiato ora che
tutti quanti parlano di dimensioni non inferiori a 200 acri per
infrastruttura? Di conseguenza, il porto ha dovuto riempire alcune
aree che non erano state progettate per una utilizzazione a mo'
di terminal contenitori allo scopo di far sì che lo spazio
venga utilizzato completamente".
Wylie è anche consapevole del fatto che l'utilizzazione
del terreno esistente rappresenta solo un provvedimento a breve
termine. "Dovremo tornare a riempire nuovamente una volta
costruita completamente l'ex base navale. Non dovremmo essere
costretti a ciò per altri sette-otto anni, ma siamo pronti
ad aggiungere spazio quando se ne presenterà l'esigenza"
ha stabilito.
Per il Porto di Los Angeles, conseguire altro terreno a scopi
costruttivi non è mai stata una questione problematica,
nel senso che semplicemente esso non ha altro spazio da dedicare
agli ampliamenti, di modo che l'unica alternativa è sempre
stata quella di intraprendere massicci progetti di riempimento.
Di conseguenza, esso si è imbarcato nel progetto del Molo
300/400 "al fine di far fronte alla crescita dei carichi
nei prossimi 25 anni". L'infrastruttura del Molo 300 è
stata ultimata; essa consiste in un complesso per containers di
232 acri da 270 milioni di dollari dedicato alla APL e denominato
Global Gateway South (APL Limited) che è stato inaugurato
a maggio del 1997 e che movimenta circa un milione di TEU all'anno.
E' stata altresì realizzata un'infrastruttura per il trasferimento
di contenitori da 47 acri e 26 milioni di dollari; essa consente
lo scarico dei containers dalle navi e la loro collocazione diretta
su carri ferroviari per la distribuzione immediata. La capacità
annuale è di 350.000 movimentazioni. Il Molo 300 è
completato da un'infrastruttura per carichi secchi di 120 acri
e da 200 milioni di dollari.
Tuttavia, è il Molo 400 che incrementerà ulteriormente
le capacità di movimentazione contenitori del porto (v.
Tabella 1).
TABELLA 1 |
IL PROGETTO MOLO 400 * DI LOS ANGELES
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Componente | Dimensioni (acri)
| Data di completamento | Costo (milioni $)
| Commenti |
Stadio I Dragaggio e riempim. | 265
| Luglio 1997 | 148,6 | I materiali dragati hanno creato un sito di 265 acri. Tre miglia di canale sono stati resi più profondi da 50 a 63 piedi.
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Stadio II Dragaggio e riempim. | 325
| Gennaio 2000 | 150 | Realizzare un canale profondo 75 piedi nella parte orientale del Molo 400, rendere più profondi gli esistenti canali da 63 piedi a 81 piedi. I materiali dragati creeranno un'infrastruttura da 325 acri.
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Nuovo Terminal Containers del Nuovo Millennio:
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Fase Uno | 160 | Luglio 2001
| n.d. | Il terminal, una volta ultimato, disporrà di sei ormeggi, ciascuno con profondità di 50 piedi. Un minimo di 16 gru a cavalletto lavoreranno simultaneamente sei navi. L'infrastruttura di trasferimento intermodale disporrà di sei binari operativi al fine di consentire la movimentazione simultanea di due convogli intermodali.
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Fase Due | 155 | Gennaio 2003
| n.d. |
Note:
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* = Il Molo 400 consisterà di un terminal containers e di un terminal per rinfuse liquide; il costo complessivo del progetto ammonterà a 800 milioni di dollari; i dati sono espressi in dollari USA.
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Fonte: Porto di Los Angeles
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Una volta completato, il Molo 400 risulterà nel Terminal
Containers del Nuovo Millennio da 315 acri. Fierstine afferma
che esso sarà in grado di movimentare tra i cinque ed i
sei milioni di TEU all'anno. "Non sarà difficile far
sì che i vettori marittimi scalino al Molo 400; la difficoltà
starà nel riuscire ad attirare il vettore giusto"
- ha spiegato Fierstine, che aggiunge: "Là vogliamo
noleggi minimi di 25 anni, protetti da garanzie sui risultati
produttivi. Un vettore che desideri proteggere il proprio futuro
ed avere un posto al quale ormeggiare le proprie navi, sarà
felice di siglare un accordo in questo senso".
Il fatto che la APL abbia sottoscritto con il porto nel 1997
un accordo trentennale di condivisione dei ricavi in relazione
al proprio terminal presso il Molo 300 - mentre la Evergreen ha
concordato un noleggio di 32 anni nel 1998 e sia la NYK Line che
la Yangming dispongono di accordi di 25 anni - conferma che le
supposizioni di Fierstine sono corrette. Egli ritiene che il porto
a ragione cerchi impegni di tale lunghezza: "I contratti
a lungo termine riflettono il nostro investimento. La realizzazione
del Molo 400 richiederà probabilmente circa 800 milioni
di dollari, senza contare le gru. Le gru dovranno comprarle i
clienti".
Fierstine è svelto ad aggiungere che Los Angeles è
un porto proprietario immobiliare e, come tale, non si impegna
direttamente nelle operazioni terminalistiche, ma "si limita
a noleggiarle". Tuttavia, il porto svolge effettivamente
un ruolo attivo nelle operazioni dei propri clienti. "Noi
ci ingeriamo nelle attività dei nostri clienti allo scopo
di non perdere i carichi. La gente che non è legata da
noleggi venticinquennali o trentennali ha la tendenza a saltare
il fosso. In questa maniera, riusciamo a tenere sotto stretto
controllo coloro i quali mirano a spostarsi, di modo che siamo
in grado - si spera - di risistemarli al meglio nel nostro porto"
ha dichiarato.
Tutti e due i porti credono - altresì - che la ferrovia
intermodale sulle banchine possa svolgere un ruolo essenziale
in tutti i terminal containers. Wylie di Long Beach, che è
stato impegnato nella progettazione e nella messa in opera di
quella che ha definito "la prima vera infrastruttura su banchina"
presso il porto di Tacoma, situato sul Pacifico Nord-Occidentale
degli Stati Uniti, ritiene che la ferrovia intermodale su banchina
sia in grado di offrire un discreto potenziale di risparmio sui
costi. "Il primo giorno mi sono seduto a calcolare i costi
delle procedure ferroviarie intermodali su banchina: sono rimasto
stupito nel constatare quanto più economiche esse possano
essere. Può darsi che si ottengano risparmi sia dal punto
di vista finanziario che da quello dei tempi" ha spiegato.
Fierstine di Los Angeles concorda, affermando che la tendenza
sulla Costa Occidentale degli Stati Uniti è quella che
i porti dispongano di ferrovie intermodali su banchina. Egli ha
peraltro ammesso che Los Angeles è stata "tardiva
a buttarsi nel gioco intermodale nelle proprie infrastrutture",
in particolar modo se confrontata a Long Beach. Malgrado ciò,
egli sente che il ritardo ha rappresentato un vantaggio: "Fortunatamente,
per noi il ritardo ha significato poter considerare la cosa con
un'ottica più vasta e capire quindi meglio i problemi attinenti
le operazioni delle infrastrutture intermodali su banchina. Adesso,
la APL, la Evergreen, la NYK Line e la Yangming beneficiano tutte
di intermodalismo su banchina ed i nostri terminals sono serviti
sia dalla UP (Union Pacific Railroad) che dalla BNSF (Burlington
Northern Santa Fe)".
Ma vi sono volumi di carichi movimentati attraverso la Costa
Occidentale degli Stati Uniti sufficienti a riempire le dimensioni
dei terminals in costruzione a Long Beach ed a Los Angeles?
Come mostra la Tabella 2, sia Long Beach e Los Angeles continuano
a far registrare una buona crescita nei propri rispettivi risultati
complessivi. Rispetto alle movimentazioni per circa 3,54 milioni
di TEU nel 1997, Long Beach prevede di sorpassare nuovamente il
segno dei quattro milioni di TEU nel corso del 1999.
Los Angeles ha assistito ad una crescita simile, dato che i suoi
risultati sono saliti da appena sotto i tre milioni di TEU nel
1997 a quasi 3,5 milioni di TEU per la fine del 1999. Entrambi
i porti si aspettano che i dati definitivi relativi al 1999 siano
in linea con le previsioni di mercato, attestate su una crescita
tra il 6 ed il 10 per cento.
Nello stesso tempo, tra i porti del Pacifico Nord-Occidentale
solamente Vancouver, in Canada, è in grado di dichiarare
una crescita notevole. Ci si aspetta che risultati del 1997 pari
a 724.000 TEU crescano di qualcosa come il 30% per la fine del
1999, per una cifra di oltre un milione di TEU prevista per l'anno
in corso.
TABELLA 2 |
LA CONDIZIONE DI LONG BEACH & LOS ANGELES SULLA COSTA OCCIDENTALE U.S.A.:
UN CONFRONTO DEI RISULTATI IN TEU DEI DUE PORTI
DAL 1997 ALLA PRIMA META' DEL 1999
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| Prima metà 1999
| 1998
| 1997
|
Sbarc.
| Imbarc. |
Vuoti | Totale
| Sbarc. |
Imbarc. | Vuoti
| Totale |
Sbarc. | Imbarc.
| Vuoti |
Totale |
B | 1095417
| 489930 | 514196
| 2099543 | 2096901
| 973647 | 1027141
| 4097689 | 1806785
| 1107326 | 590488
| 3504599 |
A | 883830
| 388541 | 472108
| 1744479 | 1715415
| 794668 | 868136
| 3378219 | 1462622
| 870926 | 626167
| 2959715 |
O | 227700*
| 360200* | n.d.
| 587900* | 438728
| 714894 | 353700
| 1507567 | 398157
| 769172 | 363859
| 1531188 |
P | 44340*
| 98199* | n.d.
| 142539* | 82589*
| 176719* | n.d.
| 259318* | 108297
| 186633* | n.d.
| 294930* |
S | 327737
| 216142 | 131341
| 874922* | 571307
| 420689 | 266108
| 1543726 | 462981
| 498349 | 227415
| 1475813 |
T | -
| - | -
| - | 587464
| 569031 | 95000
| 1251495 | 604702
| 553449 | 48000
| 1206151 |
V | 211523
| 307398 | 99480
| 618401 | 317602
| 391672 | 130824
| 840098 | 249522
| 357895 | 116737
| 724154 |
Note:
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B = Long Beach, A = Los Angeles, O = Oakland, P = Portland, S = Seattle, T = Tacoma, V = Vancouver; il totale 1998 di Oakland comprende le rimovimentazioni e le merci varie; il totale 1998 di Seattle comprende il traffico nazionale pari a 285622 TEU; il traffico totale 1997 di Seattle comprende il traffico nazionale pari a 287068; i dati di Vancouver arrivano sino a luglio 1999; i vuoti di Seattle del 1999 arrivano sino a luglio per i traffici con l'Asia, che rappresenta il 96% dei suoi traffici complessivi; * = comprendono i risultati relativi ai vuoti.
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Fonte: Porti, dati di Containerisation International Yearbook
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Wylie spiega la continua crescita di Long Beach in questo modo:
"Long Beach è cresciuta non solo a causa dei traffici
transpacifici, ma anche in ragione della diminuzione della quota
di mercato di alcuni porti del Pacifico Nord-Occidentale"
e continua "tutti i porti della Costa Occidentale devono
aumentare le capacità, poiché tutti vogliamo continuare
a crescere. La torta, alla fin fine, è grande abbastanza
da procurare a tutti noi una fetta ciascuno. I clienti ci dicono
che quest'anno - come mercato complessivo - possiamo mirare ad
una crescita del 6-8%, e forse si tratterà di una crescita
addirittura a due cifre".
Fierstine di Los Angeles offre una prospettiva diversa: "A
causa delle dimensioni delle infrastrutture di cui disponiamo,
vale a dire più di 200 acri, rispetto ai 50 o 100 acri
dei porti del Pacifico Nord-Occidentale, stiamo diventando dei
mega-terminals. I vettori vi instradano le proprie navi al fine
di trarne vantaggio, e noi sentiamo che ciò comporterà
una crescita a doppia cifra per la nostra quota di mercato. Seattle
e Tacoma avranno sempre un mercato, ma gli manca una base di popolazione
atta a far sì che i vettori vi apportino carichi nazionali".
Se il mercato è in crescita - e sia Long Beach che Los
Angeles fanno grande affidamento sui traffici transpacifici per
i propri risultati - allora è giusto trarne la conseguenza
che la crisi finanziaria asiatica stia attenuandosi?
Fierstine la pensa così. "Le indicazioni provenienti
dall'Asia sono nel senso che entro i prossimi 12 mesi ci sarà
un'importante svolta nei mercati asiatici. Io penso che si riesca
a vedere la luce alla fine del tunnel" sostiene.
Long Beach e Los Angeles si considerano concorrenti reciproci
in ordine ai carichi internazionali, mentre i porti del Pacifico
Nord-Occidentale sono fonte di ulteriore concorrenza in relazione
al mercato nazionale ed intermodale. Peraltro, dato che i vettori
marittimi stanno siglando noleggi a lungo termine con i porti,
non solo vengono protetti gli investimenti dei entrambi i porti
in nuovi terminals, ma è anche meno probabile che i vettori
stessi si spostino da un'infrastruttura all'altra di Long Beach
e Los Angeles. Tenendo conto dell'accordo triennale recentemente
raggiunto tra i datori di lavoro ed i dipendenti dei porti della
Costa Occidentale U.S.A., il futuro per questi due giganti vicini
sembra essere stabile, con dimensioni delle infrastrutture sempre
più importanti.
(da: Containerisation International, ottobre 1999)
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