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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXIII - Numero 31 OTTOBRE 2015
TRASPORTI ED AMBIENTE
PER LA INTERNATIONAL CHAMBER OF SHIPPING IL TRASPORTO
MARITTIMO NON DOVREBBE ESSERE TRATTATO COME UNA ECONOMIA DELL'OCSE
La ICS (International Chamber of Shipping), che rappresenta gli
operatori navali di tutto il mondo, ha commentato il suggerimento
dell'imposizione di una tassa sul carbonio per il settore marittimo
espresso dall'ITF (International Transport Forum), un gruppo di
esperti affiliato all'OCSE.
La ICS si domanda perché lo shipping internazionale
dovrebbe accettare un prezzo del carbonio di 25 dollari USA per
tonnellata di CO2, come proposto dall'ITF.
Esso sarebbe quasi tre volte più alto del prezzo del
carbonio pagato dalle industrie con sede a terra nei paesi
sviluppati.
Quasi il 70% della flotta mercantile mondiale è
registrata fra i paesi in via di sviluppo non iscritti nell'Allegato
I dell'UNFCCC ed i traffici marittimi rappresentano un fattore
essenziale anche per le economie ricche ed emergenti.
L'ICS sottolinea che il settore marittimo è impegnato a
ridurre il CO2 e si è assunto la responsabilità di
contribuire al conseguimento dell'obiettivo del cambiamento
climatico di "grado 2" dell'ONU.
Peraltro, l'UNFCCC riconosce che i paesi sviluppati ed in via di
sviluppo dovrebbero accettare impegni diversi ed il settore
marittimo non è diverso, specialmente alla luce del suo ruolo
decisivo nella movimentazione di quasi il 90% dei traffici globali.
Ad esempio, anche se Cina ed India si sono già impegnati
positivamente ai fini della riduzione della CO2 in occasione della
COP 21, ciò con comporterà in assoluto riduzioni della
CO2 per diversi anni.
Alcuni dei paesi più ricchi, tuttavia, in accordo con il
principio CBDR dell'UNFCCC, hanno preso impegni più
ambiziosi.
Nel contempo il settore del trasporto marittimo ha già
ridotto le proprie emissioni complessive di CO2 di oltre il 10%
(2007-2012) e la CO2 per tonnellata/miglio di circa il 20%
(2005-2015). Esso, pertanto, si è incamminato verso una
crescita di carbonio neutra.
"Anche se può darsi che il settore marittimo abbia
emissioni di CO2 paragonabili a quelle di una importante economia
OCSE, è inappropriato che l'ITF proponga che tale settore
venga trattato come un'economia OCSE" afferma Peter Hinchliffe,
segretario generale della ICS.
L'ICS sostiene inoltre che l'ITF non è corretto quando
dichiara che una proposta delle Isole Marshall per discutere lo
sviluppo di un obiettivo di riduzione della CO2 per il settore
marittimo "non è stata presentata in ambito IMO".
La questione è stata messa in agenda della prossima
Commissione per la Protezione dell'Ambiente Marino e sarà
dibattuta a fondo dall'IMO ad aprile 2016, tenendo conto delle
risultanze della Conferenza sul Clima dell'ONU a Parigi.
Il settore marittimo, come rappresentato dall'ICS, ha in
programma di rispondere positivamente nel corso del dibattito presso
l'IMO in ordine ai possibili obiettivi, tenendo conto delle
significative riduzioni che scaturiranno dall'Indice di
Progettazione dell'Efficienza Energetica (una misura vincolante già
ammessa dall'IMO) così come di ulteriori provvedimenti
operativi e dell'impatto della nuova tecnologia.
Infine, il documento dell'ITF sostiene che l'ICS ha recentemente
dichiarato una preferenza per un'imposta sul carburante. In effetti,
la ICS era pervenuta a tale posizione prima che le attuali
discussioni in seno all'IMO sulle Misure Fondate sul Mercato
venissero sospese nel 2013.
La posizione dell'ICS resta quella secondo cui se gli stati
membri dell'IMO dovessero decidere di adottare Misure Fondate sul
Mercato relative al settore marittimo la chiara preferenza del
settore sarebbe nel senso di un'imposta sul carburante, piuttosto
che di un sistema di scambio delle quote di emissione o di altre
complesse alternative che distorcerebbero i mercati marittimi
globali.
Tuttavia, se l'IMO dovesse prevedere l'applicazione di
un'imposta, la ICS ritiene che tutte le somme raccolte dovrebbero
essere proporzionali alla quota dello shipping internazionale delle
emissioni mondiali complessive di CO2 (il 2,2% nel 2012 rispetto al
2,8% nel 2007) e essere quantificate nei 26 miliardi di dollari USA
all'anno suggeriti dall'ITF.
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