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Il Cile pianifica la privatizzazione dei suoi porti
Con questa operazione il governo spera di attrarre 1,5 miliardi di dollari di investimenti esteri
2 febbraio 1998
Il governo cileno - come anticipato dal nostro giornale il 9 dicembre scorso - ha avviato la privatizzazione della maggior parte dei suoi porti. Con questa operazione - afferma il "Journal pour le Transport International" (4/98) - il governo di Santiago progetta di attrarre 1,5 miliardi di dollari USA di investimenti esteri per modernizzare le infrastrutture portuali.
L'intenzione è quella di avvantaggiarsi della posizione geografica per esplorare il mercato dell'Asia del sud-est e degli Stati Uniti (costa del Pacifico). La privatizzazione dovrebbe poi consentire un incremento della capacità di traffico dei porti, portandola da 28 a 77 milioni di tonnellate l'anno entro il 2015.
Gli scali da privatizzare - Arica, Iquique, Antofagasta, Coquimbo, Valparaiso, San Antonio, Talcahuano-San Vicente, Puerto Montt, Chacabuco e Punta Arenas - sono ancora tutti gestiti dall'ente statale Emporchi. Al processo di privatizzazione dovrebbe inoltre essere affiancato un piano di modernizzazione tecnologica, specialmente nel settore del traffico dei container, necessario per ridurre le spese generali e il tempo trascorso dalle navi nei porti.
Per alcuni scali è già stato pianificato l'ammontare dei finanziamenti necessari: sono previsti 13 milioni di dollari per un nuovo container terminal a Puerto Montt e 428 milioni per Valparaiso.
Grazie ad un finanziamento della Banca Mondiale, l'ente Emporchi sta spendendo 60 milioni di dollari in impianti di sollevamento e in altre infrastrutture a Valparaiso e 20 milioni di dollari per potenziare i collegamenti stradali con Santiago.
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