Il tema del lavoro portuale è complesso. Anche troppo spinoso, è sembrato confermare il direttore del ministero dei Trasporti e della Navigazione, Massimo Provinciali, nel suo intervento alla giornata di lavoro "La riforma del lavoro portuale", svoltasi venerdì scorso a Palazzo San Giorgio, sede dell'Autorità Portuale di Genova (inforMARE del 20 settembre). Esponendo la posizione del governo in vece del sottosegretario Occhipinti, che non ha potuto partecipare alla riunione, Provinciali ha ammesso che «è un problema che solo in minima percentuale si può risolvere con regole» e che «certe situazioni si risolvono, trovano l'equilibrio, da sole. Arriverei addirittura al paradosso di dire che non ci sarebbe bisogno di un regolamento». Rispondendo a coloro che invece attendono un regolamento attuativo dettagliato che metta in chiaro gli aspetti applicativi della legge n. 186 varata lo scorso giugno, Provinciali ha spiegato che «l'amministrazione non sta facendo un elenco, né in ordine alfabetico né di altro tipo, sulla natura dei servizi portuali, ma sta in particolare concentrando gli sforzi per dirimere la distinzione tra servizi e operazioni portuali». Differenza di notevole importanza, aveva anticipato Gianfranco Angusti, coordinatore nazionale dei portuali per la Filt-Cgil, ricordando che «se i servizi sono tutto, quali sono le prestazioni di manodopera?». «Il modello di lavoro portuale, nordeuropeo o di altro tipo, si deve calare nella realtà locale», ha spiegato Angusti, che ha criticato «i filosofi del "facciamo tutto noi"», filosofi che - ha detto - «ho visto nascere, ma anche fallire».
Se per Provinciali la legge risponde alle indicazioni dell'Unione Europea e riporta la normativa italiana in ambito comunitario, non è invece così per il Comitato Nazionale di Coordinamento degli Utenti e degli Operatori Portuali. Il presidente dell'associazione degli utenti, Giorgio Fanfani, ha infatti ribadito che la nuova normativa, «nata dall'esigenza di dare una risposta alla famosa decisione della Commissione Europea del 21.10.1997, non ha purtroppo fornito soluzioni ai quesiti posti dalla Commissione stessa, rinviando al governo il compito di completare con atto regolamentare il quadro normativo». Restano pertanto irrisolti tre problemi: «la corretta applicazione della legge n. 1369/60 alle operazioni ed ai servizi portuali; il conflitto di interessi riguardante il soggetto autorizzato alla fornitura del lavoro portuale temporaneo; l'ammissibilità dei servizi portuali».
Il presidente di Assoporti, Francesco Nerli, si è detto «preoccupato dall'atteggiamento dell'utenza: o si fa come diciamo noi o facciamo ricorsi», ma ha comunque ricordato che non sono ancora stati affrontati temi importanti. Deve ad esempio «essere ancora aperto un tavolo sulla questione del "non lavorato" (quando non lavoro, chi paga?)». La perplessità di Nerli è anche riferita agli obblighi che la legge 186 attribuisce alle autorità portuali. Obblighi a cui potrebbe essere difficile far fronte se non viene risolto il problema della carenza di organici.
B.B.
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