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Le authority portuali italiane chiedono che la prossima legge finanziaria preveda risorse pari ad almeno 1.550 milioni di euro per il potenziamento infrastrutturale dei porti
Assoporti sollecita il governo di affrontare il tema della portualità e, sul piano internazionale, critica le misure unilaterali sulla sicurezza preannunciate dagli USA
9 luglio 2002
In questi mesi i porti italiani, oltre ad interrogarsi sull'evoluzione del mercato dello shipping, devono confrontarsi con altri temi di carattere internazionale, come la sicurezza degli scali e dell'attività marittima, e con problemi di ambito nazionale, come il completamento del processo di riforma portuale e lo sviluppo delle infrastrutture. Questi argomenti sono stati esaminati dal presidente dell'Assoporti (Associazione Porti Italiani), Francesco Nerli, nel corso dell'assemblea generale dell'associazione, che si è svolta oggi a Roma.
Nella sua relazione - che pubblichiamo nella rubrica "Forum dello shipping e della logistica", Nerli ricorda i risultati positivi ottenuti dalla portualità italiana nel 2001, grazie anche alla pace sociale nei porti. Il presidente di Assoporti si è soffermato sull'applicazione delle normative sul lavoro portuale, rilanciando la proposta fatta nelle scorse settimane di «un incontro tra tutti i soggetti interessati per tentare di superare le residue incomprensioni che esistono su questa materia». «Per dare compiutezza al processo di riforma portuale e consentire un ulteriore sviluppo della portualità» - ha però precisato Nerli - è necessario risolvere nell'immediato futuro i temi delle risorse e dell'effettiva autonomia finanziaria delle Autorità Portuali e il completamento del programma di ampliamento, ammodernamento e riqualificazione dei porti. Secondo Assoporti è necessario attribuire alle singole Autorità Portuali l'intero gettito delle tre attuali tasse (portuale, erariale, ancoraggio): «avendo presente il contesto e la dimensione almeno europea in cui operano i porti maggiori - ha sottolineato Nerli - si consideri che l'attribuzione alle Autorità Portuali dell'intero gettito delle tre attuali tasse altro non sarebbe che una prima misura di omogeneizzazione delle condizioni di competitività rispetto ai grandi porti dell'UE». Il presidente dell'associazione dei porti italiani ha inoltre chiesto che «si completi con la prossima legge finanziaria il programma di riallineamento/potenziamento infrastrutturale dei porti stanziando risorse finanziarie sufficienti per la realizzazione di opere del valore complessivo di almeno 1.550 milioni di euro». Rivolgendosi al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi, presente alla riunione, Nerli ha inoltre richiamato con forza l'esecutivo ad affrontare i problemi della portualità: «lo scorso anno - ha detto - prendemmo atto che il governo, da poco insediatosi, aveva bisogno di osservare meglio le novità introdotte nel settore portuale fin dal 1994/1995 e quelle indotte dal nuovo Piano Generale dei Trasporti e della Logistica da poco approvato dal Parlamento, e compimmo un atto di fiducia. Non ci piaceva un DPEF che sorvolava su questi problemi, come non ci piacque una finanziaria che ne fu la logica conseguenza. Ma compimmo un atto di fiducia. Ora, signor ministro, voglio dirle con estrema franchezza che non potremo condividere un DPEF e una finanziaria che non rimediasse a quelle carenze».
Sul fronte internazionale Nerli ha tra l'altro preso in esame le iniziative comunitarie per il riequilibrio delle modalità di trasporto, ricordando che Assoporti non è contraria «in linea di principio ad "eco-incentivi" che accompagnino l'avvio di nuove iniziative purché non alterino la concorrenza nei rispettivi mercati».
In merito alla proposta di Direttiva UE sull'accesso al mercato dei servizi portuali, Assoporti ritiene che il testo approvato dal Consiglio dei Ministri dei Trasporti europei rappresenti una mediazione e che superi solo in parte alcune perplessità. «Con interesse - ha precisato Nerli - si valutano infatti le specificazioni introdotte intese a garantire l'autoassistenza "laddove possibile", assoggettabile ad autorizzazione; la possibilità di norme nazionali in materia di occupazione e questioni sociali; l'allungamento delle durate delle "autorizzazioni". Di contro appare affievolita la finalità di chiara separazione tra compiti autoritativi e compiti operativi dell'ente gestore del porto, e ciò attenua sul punto il valore della proposta originaria di Direttiva».
I tragici eventi dello scorso 11 settembre hanno avuto un rilevante impatto sull'attività portuale ed hanno portato al centro dell'attenzione il tema della sicurezza. Assoporti si è dichiarata a favore di misure di security «fissate dai competenti organismi internazionali (a partire dall'International Maritime Organization), applicate in modo omogeneo (fatte salve le indispensabili specificità) per ciò che ci riguarda almeno a livello di Paesi membri dell'UE, programmate con il coinvolgimento degli organi di polizia, degli operatori e delle diverse autorità, anzitutto dell'Autorità Portuale, in sede locale, supportate da azioni organizzative e di messa a disposizione dei porti delle attrezzature e delle risorse finanziarie necessarie per adeguarli ai nuovi standard di security internazionali». «Con preoccupazione - ha sottolineato Nerli - valutiamo ogni eventuale misura unilaterale, quale quella preannunziata dagli USA, che indurrebbe effetti distorsivi nelle competitività tra porti, e chiediamo al governo di intervenire».
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