Se sul fronte dei traffici containerizzati non si può che attendere una ripresa dell'economia mondiale e confidare in una ristrutturazione delle flotte armatoriali per sperare in un ritorno a livelli di remuneratività soddisfacenti, sul fronte genovese ci sono invece degli interventi attuabili nel breve termine per far sì che il porto del capoluogo ligure non si faccia sfuggire le occasioni di crescita offerte nonostante tutto dall'attuale difficile congiuntura. Questa è in sintesi il contenuto della relazione all'assemblea annuale dell'Associazione Agenti Raccomandatari Mediatori Marittimi Agenti Aerei - Genova presentata questa mattina al Centro Cotone Congressi del Porto Antico dal presidente di Assagenti, Giulio Schenone, che pubblichiamo nella rubrica "
Forum dello Shipping e della Logistica".
I traffici marittimi - ha osservato Schenone - risentono del forte eccesso di stiva rispetto alla reale domanda di trasporto, con conseguenti pesanti ricadute sul livello dei noli marittimi. Secondo il presidente di Assagenti tale eccesso di capacità è destinato a caratterizzare l'andamento del mercato almeno per i prossimi dodici mesi.
In questo difficile scenario lo scorso anno il porto di Genova ha mantenuto i livelli di traffico del 2001, ma la leadership mediterranea raggiunta dallo scalo nel settore dei container è insidiata sempre più dappresso da altri porti, primo fra tutti Valencia.
Genova ha bisogno di accelerare il passo, adeguando il ritmo a quello di altri scali del Mediterraneo, potenziando più celermente le proprie infrastrutture portuali e quelle di collegamento con i mercati interni. Schenone ha criticato la lentezza dell'avvio dei lavori previsti dal piano regolatore portuale, approvato un anno fa, e il riemergere dei «veti incrociati» che ostacolano ogni iniziativa di sviluppo del porto. Secondo Schenone è necessaria «una riflessione non solo sull'operato dell'Autorità Portuale, ostaggio di una legge (l'ormai obsoleta 84/94) che abbisogna di una profonda rivisitazione a partire dalla composizione dell'organo di 'governance' dell'Autorità stessa, ossia il Comitato Portuale, ma anche sulla supposta maturità della classe imprenditoriale marittima della nostra città».
In particolare il presidente di Assagenti ha chiesto agli imprenditori di impegnarsi direttamente in un settore chiave per l'operatività del porto: quello delle manovre e dei servizi ferroviari, lasciato sinora alla mano pubblica. Il presidente degli agenti marittimi genovesi ha ipotizzato la costituzione di una nuova impresa ferroviaria, partecipata da soggetti privati con un'eventuale quota minoritaria all'Autorità Portuale. «La possibilità di sostituirsi a Trenitalia - ha sottolineato - ora esiste ed è una realtà anche dal punto di vista legislativo».
Il biasimo di Schenone per alcune iniziative pubbliche attuate in città ha riguardato anche il recente operato dell'amministrazione comunale. Il presidente di Assagenti ha affossato la creazione dell'Agenzia Città Porto, organismo istituito su misura dal Comune per l'ex presidente della Provincia di Genova Marta Vincenzi, attivo esponente della politica genovese. Gli stessi agenti marittimi - ha ricordato Schenone - «avevano lanciato la proposta della creazione di un assessorato al porto». «E' stata invece creata l'Agenzia Città Porto nell'ambito della quale, purtroppo, ci sembra vengano amplificate le divergenze politiche che regolarmente emergono e, sistematicamente, frenano la realizzazione dei progetti relativi al porto. La nostra idea non era questa».
Nelle conclusioni Schenone ha lanciato una proposta: «perché non varare un progetto di Autorità Portuale Ligure, quale unico organo di controllo e pianificazione infrastrutturale per i porti della nostra Regione?». Un'ipotesi non condivisa né dal direttore marittimo della Liguria e comandante della Capitaneria di Porto di Genova, Raimondo Pollastrini, né dal presidente dell'Autorità Portuale della Spezia, Giorgio Bucchioni, intervenuti al termine dell'incontro. Pollastrini, inoltre, ha considerato «eccessivamente severo» il giudizio di Schenone sulla legge di riforma portuale 84/94: una buona normativa, che - secondo l'ammiraglio - necessita semmai di alcuni interventi, in particolare riguardo alla composizione dei Comitati Portuali, formati da una rappresentanza troppo vasta. Anche per il presidente di Assoporti, Tommaso Affinita, la 84/94 è stata una buona legge che l'Associazione Porti Italiani - ha spiegato - «vorrebbe solo registrare, ma non buttare a mare».
Tra i sassi lanciati nello stagno da Schenone alcuni sono finiti nelle scarpe del presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Giuliano Gallanti, che non ha esitato a toglierli. Ribattendo con cifre e date alle accuse di ritardi nell'esecuzione delle opere previste dal piano regolatore portuale, Gallanti si è lamentato anche dell'inerzia della classe imprenditoriale e politica locale. Secondo il presidente della port authority a Genova si scontano tutte le difficoltà palesate da quelli che dovrebbero essere i protagonisti della crescita della città: se da una parte - ha detto - manca «una vera classe dirigente con una vera strategia» dall'altra «si continua a litigare e a rimettere in discussione ogni cosa».
Sollecitato dall'intervento di Schenone sul comparto ferroviario, il presidente di Federagenti, Luigi Negri, ha ricordato che «le manovre ferroviarie e le ferrovie sono attualmente l'unico settore sul quale gli operatori marittimi e logistici non possono incidere ed è giunto il momento di discuterne».
Il presidente di Assiterminal, Cirillo Orlandi, ha invece ipotizzato un ampliamento delle competenze delle Autorità Portuali, che oltre alle banchine dovrebbero comprendere le infrastrutture di collegamento con i mercati.
Bruno Bellio