I sindacati spagnoli rappresentati nel gruppo navalmeccanico Izar (CCOO, MCA-UGT, ELA, CAT, USTG e CIG ) hanno proclamato oggi uno sciopero che sarà attuato il prossimo 14 settembre per protestare contro il piano dell'agenzia governativa SEPI che prevede la suddivisione del gruppo Izar in un ramo a cui faranno capo i cantieri navali militari e in un altro ramo che raggrupperà i cantieri navali civili (
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27 luglio 2004). Il piano è stato illustrato ieri ai sindacati dal presidente di SEPI, Enrique Martínez Robles.
Il piano presentato da Robles prevede il mantenimento dei diritti dei lavoratori del gruppo Izar e la costituzione di una nuova società (New Izar) controllata da SEPI in cui confluiranno le attività per il settore militare di Izar. Le attività della nuova impresa saranno concentrate a Ferrol (nuove costruzioni e riparazioni), Cartagena (nuove costruzioni, riparazioni e motori), Puerto Real (nuove costruzioni e sistemi) e Cadice (riparazioni).
Il piano prevede inoltre l'ingresso di capitali privati nei cantieri navali civili tramite un processo di vendita trasparente. Tal iniziativa - ha detto il presidente di SEPI - ha come obiettivo il mantenimento della massima attività possibile negli stabilimenti che non saranno trasferiti alla nuova società che si occuperà di costruzioni militari. L'impossibilità di apportare capitale pubblico ai cantieri civili - ha spiegato Robles - esige un apporto maggioritario di capitale privato che sarà attuato in maniera graduale nel medio termine nell'ambito di un processo di vendita dei beni che soddisferà i requisiti di pubblicità, trasparenza e concorrenza in condizioni di mercato. Ai progetti d'impresa prescelti - ha precisato - si richiederà il mantenimento del maggior numero di dipendenti possibile.
La prima riunione con i sindacati è stata fissata per il prossimo 15 settembre, ma lo scontro è stato già avviato.
Secondo i sindacati, infatti, la soluzione non è costituita dalla suddivisione del gruppo navalmeccanico, quanto dal mantenimento della capacità di costruzione navale in mano pubblica sia per la parte civile che per quella militare.
«La suddivisione - ha detto oggi il segretario generale della federazione minerario-metallurgica del sindacato CC.00., Felipe López Alonso - implica una chiara rottura degli accordi firmati nel 1997 con la vecchia Astilleros Españoles SA (AESA) che prevedono l'impegno esplicito a mantenere una produzione di 216.000 tonnellate. Con questa suddivisione risulterà impossibile sostenere tali livelli».
Inoltre i sindacati hanno accusato il governo di Madrid di aver rinunciato ad attuare la «pressione politica» necessaria per trattare con l'Unione Europea la restituzione degli aiuti per complessivi 1,1 miliardi di euro che il governo ha concesso negli anni scorsi al gruppo Izar, aiuti che Bruxelles ha giudicato illegali. Le divergenze con l'UE - secondo i sindacati - si possono risolvere in maniera negoziata.
Felipe López Alonso ha ricordato che in gioco non c'è solo il futuro dei 10.800 dipendenti del gruppo Izar, ma anche quello delle 40.000 persone che lavorano nell'industria e nei servizi correlati.
B.B.