Non è un momento facile per il porto di Genova. E nei momenti difficili si acuiscono tensioni e conflitti. Esaurita la spinta determinata dalle privatizzazioni dei terminal portuali, lo scalo ligure deve fare i conti con la carenza di infrastrutture e di collegamenti con i mercati che ne limitano pesantemente lo sviluppo, nonché con il contemporaneo impoverimento dei mercati che gravitano sul porto. Tensioni e problemi sono emersi alla superficie oggi, nel corso dell'assemblea annuale dell'Associazione Agenti Raccomandatari Mediatori Marittimi Agenti Aerei - Genova (Assagenti) svoltasi a Palazzo San Giorgio, sede dell'Autorità Portuale di Genova.
Nella sua relazione - che pubblichiamo nella rubrica "
Forum dello shipping e della logistica" - il presidente di Assagenti, Filippo Gallo, ha elencato le criticità che caratterizzano lo scalo genovese. «Siamo in ritardo su tutto e, cosa ancor peggiore, siamo in ritardo rispetto a tutti i porti concorrenti», ha scritto Gallo. Il presidente degli agenti marittimi ha definito positivo il fatto che istituzioni e organizzazioni di categoria discutano del progetto di sviluppo del porto disegnato dall'architetto Renzo Piano. «A prescindere dal fatto del se, e come, l'affresco dell'architetto Renzo Piano si trasformerà in un progetto definito e, quindi, potrà essere realizzato - ha rilevato - possiamo dire che, per il momento, è almeno servito a dare quella scossa all'intera città che da più parti veniva auspicata».
Gallo ha sottolineato di non voler «neppure pensare che la discussione su di un progetto a così largo respiro possa in qualche modo frenare l'attuazione del piano regolatore portuale», ma ha anche affermato di «non voler prendere neanche in considerazione l'eventualità che il progetto di Piano non vada avanti». Il presidente di Assagenti ha chiesto un «pizzico di comprensione» a Renzo Piano, che nei giorni scorsi aveva dichiarato l'intenzione di abbandonare il suo progetto (
inforMARE del
23 giugno 2005). «Ritengo infatti - ha spiegato - che per dar vita al suo affresco e trasformarlo in una realtà vincente, oltre a spiegare cosa si intende realizzare, sia indispensabile ascoltare con pazienza le impressioni ed i suggerimenti di tutti gli imprenditori che da decenni su quelle aree lavorano e danno occupazione e che, presumibilmente, vorranno continuare a farlo, possibilmente ancor meglio, in futuro».
Nel suo intervento all'assemblea il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Giovanni Novi, ha voluto di difendersi dalle accuse più o meno velate che gli sono piovute addosso negli ultimi mesi ed ha voluto spiegare e - a sua volta - accusare. Soffermandosi sull'analisi di Gallo relativa all'evoluzione dell'attività nel porto di Genova, Novi ha ammesso che i traffici siano cresciuti poco, solo dell'1,4%, ma ha anche voluto motivare questo ristagno: «Genova - ha detto - è divisa in due settori; uno è cresciuto, l'altro - Voltri - è decresciuto». «Per questo - ha spiegato - pungolo il VTE (Voltri Terminal Europa, ndr), che così ha fatto l'accordo con P&O Nedlloyd ed ha ordinato delle gru». Novi ripete da mesi che il VTE, passato negli anni scorsi dal gruppo Fiat al gruppo PSA di Singapore, non fa quello che potrebbe fare con il suo terminal in termini di volumi movimentati ed ha più volte sollecitato la società ad allearsi con gruppi armatoriali. Di qui l'intesa tra VTE e P&O Nedlloyd. La pressione di Novi sul VTE non ha affatto l'obiettivo di scalzare la società dall'area terminalistica di Prà-Voltri. Anzi la società terminalistica ha buone possibilità di aggiudicarsi anche la gestione del sesto modulo del terminal. Nell'ordine del giorno del Comitato Portuale del prossimo 13 luglio è incluso il sesto modulo: per l'assegnazione - ha confermato Novi - «siamo orientati verso il VTE, grazie agli accordi e agli investimenti effettuati».
Inoltre, secondo il presidente dell'ente portuale genovese, non è inoltre possibile fare paragoni tra il porto del capoluogo ligure e Barcellona, citata da Filippo Gallo, perché la capitale catalana ha più abitanti ed un mercato più ampio. («Non dimentichiamoci - ha replicato successivamente Gallo - che a 100 chilometri da Genova c'è Milano»).
Novi ha illustrato anche la situazione del settore crocieristico: «sino al 2008 - ha spiegato - Costa Crociere non verrà a Genova perché sta bene a Savona» e «tornerà a Genova se troverà terminal gestiti solo da compagnie crocieristiche e terminal gestiti solo da compagnie dei traghetti».
Agli agenti marittimi che dicono che i lavori per il potenziamento del porto di Genova sono in ritardo Novi ha risposto che «il porto è tutto un cantiere» e che il piano regolatore portuale approvato nel 2001 «è partito alla grande». Unici intoppi, determinati da decisioni delle istituzioni locali, sono l'impossibilità di effettuare riempimenti a Voltri e al porticciolo Duca degli Abruzzi. Inoltre - secondo Novi - l'affresco disegnato da Renzo Piano non blocca il piano regolatore portuale.
La disamina di Novi non si è fermata al solo porto di Genova: il presidente della port authority si è dichiarato favorevole ad una maggiore programmazione delle attività dei porti italiani: i principali 28 porti nazionali, e tra questi i porti liguri - ha spiegato - «non possono fare lo stesso programma, devono specializzarsi: bisogna decidere quale settore sviluppare di più a Genova, quale alla Spezia e quale a Savona».
Novi ha concluso il suo intervento infervorandosi per le critiche mossegli da alcuni giornali, che ha definito «attacchi personali». Sono attacchi - secondo il presidente della port authority - condotti «perché pesto i piedi a qualcuno» e - ha affermato - «sono istigati da qualcuno».
Gli interventi del presidente della Provincia di Genova, Alessandro Repetto, e del sindaco di Genova, Giuseppe Pericu, hanno portato l'attenzione sui problemi di sviluppo del porto in un ambito territoriale ristretto come quello genovese. «Una città - ha scritto Filippo Gallo - è vivibile solo se c'è lavoro e a Genova c'è lavoro solo se c'è il porto». Pur sottolineando che «non può esistere un sindaco a Genova che non ritenga che il porto sia l'elemento centrale della città», il primo cittadino genovese ha sottolineato come non si possa «ragionare in termini di sottrazione di spazi». «Riteniamo - ha detto Pericu - che in questo momento storico l'ampliamento del porto debba avvenire verso il mare e non sulla costa». «Per questo - ha aggiunto - siamo favorevoli al progetto di Piano».
Il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando - ha difeso l'ipotesi della creazione di un vero sistema dei porti liguri: «abbiamo possibilità di sviluppo - ha spiegato - ma limitate dalla mancanza di spazi». Burlando ha espresso soddisfazione per il dibattito accesosi sullo sviluppo del porto e in particolare sull'affresco di Renzo Piano: «le città storiche - ha detto - non si cambiano senza discutere e i porti storici non si cambiano senza discutere».
È invece stanco di ascoltare parole Luigi Negri, presidente di Assiterminal, che è piuttosto ansioso di confrontarsi con fatti e con veri progetti. «A me - ha detto - il piano dell'architetto Renzo Piano non piace». «Non credo - ha aggiunto - che a Barcellona, se fosse stato vivo, avrebbero interpellato Gaudì». Negri ha aspramente criticato Piano, «uno che fa un disegno senza avere la cortesia di chiedere ad un operatore portuale un parere, senza chiederlo a nessuno». «Rivendico - ha detto - il diritto di essere partecipe di questo progetto».
Negri ha ricordato come abbia dovuto difendere più volte il suo terminal SECH, «prima dalle maestranze, poi da Fiat/PSA», poi ancora da chi voleva insediare altre iniziative nell'area dove sorge il terminal, tra cui un campo da calcio.
Infine il presidente di Spediporto Genova, Pietro Lazzeri, ha esortato ad affrontare i problemi che ostacolano maggiormente lo sviluppo del porto di Genova: «il progetto di Piano - ha osservato - non credo abbia niente a che fare con le emergenze del porto».
Bruno Bellio