È fuori luogo parlare di concorrenza sleale effettuata dalla flotta pubblica. Lo ha affermato la Federazione Marittimi (Federmar) commentando la relazione presentata ieri dal presidente di Confitarma, Nicola Coccia, nel corso dell'assemblea della confederazione armatoriale italiana (
inforMARE del
6 luglio 2006, "
Forum dello shipping e della logistica").
«A sentire la relazione che il presidente Nicola Coccia ha letto all'assemblea annuale della Confitarma - rileva Federmar - sembrava di essere ritornati agli anni '70, allorché gli armatori privati imputavano tutte le magagne delle loro aziende alla presenza della flotta pubblica. A distanza di oltre trent'anni non è che il loro atteggiamento sia cambiato: evidentemente fa parte della loro cultura di imprenditori il ricorso alla lamentazione, anche se, a dire la verità, non si vede cosa potrebbero ottenere di più di quanto abbiano ottenuto in questi ultimi anni».
«Infatti - ha precisato la federazione - mentre il governo si sta dando da fare per abbattere di cinque punti il cuneo fiscale delle imprese al fine di rilanciare l'economia nazionale, per il settore marittimo non esiste alcun cuneo fiscale poiché nella quasi interezza, essendo ormai stato posto quasi il 90% della flotta italiana sotto il Registro Internazionale, gode di sgravi contributivi e fiscali che di fatto hanno eliminato ogni onere aggiuntivo per le imprese, compresa la tassazione sul reddito delle attività delle navi». «Nonostante tutti questi benefici che fanno quello della navigazione un settore superassistito - ha osservato Federmar - gli armatori stanno ancora a parlare di concorrenza sleale condotta dalla flotta pubblica».
«In un momento particolarmente difficile per l'economia nazionale - ha concluso la Federazione Marittimi - questo governo di centrosinistra dovrebbe aprire un'indagine per verificare se gli interventi predisposti a favore del comparto hanno avuto effetti anche sul piano sociale: si accorgerebbe che di fronte alle ingenti risorse che ogni anno vengono riversate in questo comparto, l'occupazione dei marittimi italiani è stata drasticamente ridimensionata in questi anni dal momento che oltre il 60% dei posti di lavoro offerti dalla flotta nazionale sono coperti con lavoratori extracomunitari a basso costo. Nel contempo però i profitti delle aziende sono cresciuti in modo esponenziale. E questi continuano a parlare di concorrenza sleale portata dalle aziende del Gruppo Tirrenia, il quale è rimasto ancora la sola area di posti di lavoro dove vengono impiegati i marittimi italiani».