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Longo (Cna Fita): per la presidenza del porto di Genova è necessario evitare «salti nel vuoto» e «scelte di prospettiva ancorché prestigiose»
Lo scalo - ha sottolineato - «ha bisogno subito di un riferimento forte e di un presidente che sappia ritessere il legame con le imprese, rilanciando non la progettualità, ma la fattualità delle opere»
4 dicembre 2007
Il responsabile nazionale del sindacato dell'autotrasporto Cna Fita, Maurizio Longo, traccia un identikit del presidente dell'Autorità Portuale di Genova che subentrerà a Giovanni Novi, insediatosi a Palazzo San Giorgio quasi quattro anni fa e quindi prossimo alla scadenza del mandato (inforMARE del 5 febbraio 2004).
La terna di concorrenti alla presidenza dell'ente portuale è già nelle mani del ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi. Il Comune di Genova ha presentato la candidatura dell'europarlamentare veneziano Paolo Costa; la Provincia di Genova ha indicato lo spezzino Luigi Merlo, attuale assessore ai Trasporti della Regione Liguria, mentre la Camera di Commercio di Genova ha scelto Mario Margini, emiliano ma residente a Genova da cinquant'anni, attuale assessore comunale alle Politiche per il lavoro e Lavori pubblici del capoluogo ligure.
Secondo il responsabile nazionale della Cna Fita, «Genova non può permettersi di aspettare, né tanto meno di sbagliare. Per la presidenza del suo porto è necessario un uomo che già conosca le problematiche di questo scalo e che si renda perfettamente conto della necessità di superarne le contraddizioni, prima fra tutte la sfaldatura nei rapporti fra Autorità e imprenditori portuali».
«Al di là degli identikit o delle scelte di campo - ha osservato Longo - per l'autotrasporto fa premio una considerazione di fondo: il porto di Genova è un patrimonio di tutti, specie del mondo delle imprese, ivi comprese quelle dell'autotrasporto, ma anche di quelle industriali e produttive, che hanno bisogno di sapere che al vertice del più importante porto del paese c'è un uomo in grado di rilanciarlo e specialmente di compiere quelle scelte che per troppo tempo sono state rinviate. L'autotrasporto ritiene quindi che non possano essere compiuti salti nel vuoto e neppure scelte di prospettiva ancorché prestigiose. Il porto di Genova ha bisogno subito di un riferimento forte e di un presidente che sappia ritessere il legame con le imprese, rilanciando non la progettualità, ma la fattualità delle opere».
«In questo caso - ha rilevato Maurizio Longo - essere localisti non è segno di provincialismo. Genova ha bisogno di un profondo conoscitore dei suoi malesseri, ma anche delle sue enormi potenzialità. Nel corso degli ultimi anni il porto ha subito da due forti elementi di criticità che oggi pesano sulle sue prospettive. Da un lato, la comunità portuale, che si era compattata nelle grandi battaglie per l'efficienza, si è disgregata in un clima non certo voluto di conflittualità con l'Autorità Portuale. Dall'atro il porto ha perso progressivamente potere e autorevolezza rispetto alla città, entrando in una spirale perversa (per il porto e per Genova) che ha provocato la perdita di importanti spazi operativi e il congelamento dei progetti di sviluppo e ampliamento».
«Per il futuro e proprio con l'idea condivisa dall'autotrasporto di dover puntare in alto - ha concluso - è necessaria una leadership forte che conosca a fondo (e non abbia quindi bisogno di un periodo di apprendistato) i comportamenti e le relazioni portuali così come si sono sviluppate negli ultimi anni e che sia in grado di far ritornare sui moli e nel Palazzo un giusto clima di fiducia e di collaborazione».
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