- Ancora ostacoli sulla strada del riconoscimento dell'esposizione a fibre di amianto dei marittimi, procedura che non trova ancora soluzione. Lo denuncia nuovamente l'Ipsema (Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo) spiegando che se le difficoltà dovute all'applicazione della normativa per l'accoglimento della domanda presentata dai marittimi sono state parzialmente risolte da alcuni interventi normativi tuttavia permangono problemi che impediscono tale riconoscimento. La direttiva del ministero del Lavoro emanata nel luglio scorso - ha precisato il CIV (Consiglio di Indirizzo e Vigilanza) dell'istituto - ha permesso la sostituzione, in casi particolari, del curriculum lavorativo con l'estratto matricolare, «sostituzione che incontra però difficoltà incomprensibili, ingiustamente sopportate dai marittimi e che rischiano di vanificare l'intero iter del riconoscimento o perlomeno di rallentarlo fortemente». «Si produrrebbe - ha rilevato il Consiglio - un danno per una categoria di lavoratori a carico della quale ormai si è provata l'esposizione prolungata a fibre di amianto».
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- Il CIV dell'Ipsema ha quindi dato mandato al suo presidente, Giovanni Guerisoli, di sollecitare il governo affinché recepisca definitivamente le indicazioni fornite dal parlamento in merito al necessario intervento di integrazione ed esplicazione del decreto ministeriale del 27 ottobre 2004 in materia di curricula. Intenzione del CIV è anche di richiamare l'intervento del governo sulla necessità di uniformare le istruzioni operative delle strutture territoriali delle Direzioni Provinciali del Lavoro che sono chiamate alla validazione dell'estratto matricolare o del libretto di navigazione legittimato come curriculum lavorativo, ai fini dell'istruttoria delle domande di riconoscimento dei benefici previdenziali per l'esposizione alle fibre di amianto.
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- L'Ipsema ha ricordato di aver redatto, a conclusione degli studi sull'esposizione all'amianto nel settore marittimo, le linee guida per l'accertamento tecnico e di aver trasmesso le disposizioni alle proprie sedi compartimentali. «Persistono, tuttavia - ha confermato l'istituto - difficoltà interpretative ed applicative poste dalla normativa vigente in particolare rispetto ai curricula, da qui la necessità di un indirizzo uniforme sulla questione». «Il problema non chiarito dal ministero del Lavoro - ha precisato Guerisoli - è sempre quello relativo al rischio di non poter riuscire a ricostruire la vita lavorativa dei marittimi a causa della difficoltà insita nell'attività: luogo e rapporto di lavoro diversi negli anni, residenza diversa dal compartimento marittimo in cui è iscritta la società armatoriale, demolizione della nave, cambio bandiera, eccetera. Si assiste ad un paradosso: se non si interviene per dare ulteriori indicazioni alle Direzioni Provinciali del Lavoro, comprese le regioni a statuto speciale, che in qualche caso si rifiutano di collaborare, si può dare il caso infatti che il riconoscimento possa essere più facilmente ottenibile per marittimi che abbiano svolto la loro attività presso un'impresa dismessa che per coloro che hanno lavorato a bordo di imprese tuttora attive, sempre che il marittimo non abbia lavorato per alcuni periodi su navi battenti bandiere straniere».
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