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A.N.CA.NA.P. auspica interventi immediati, concreti e non discriminatori per sostenere la cantieristica navale italiana
La crisi del comparto - ha sottolineato l'associazione - è la prevedibile e naturale conseguenza della pressoché totale assenza in sede comunitaria e nazionale di una politica industriale tesa a difendere i nostri cantieri sul mercato globale
1 giugno 2011
La crisi di mercato in cui versa da anni la cantieristica navale italiana e il conseguente enorme impatto socio-economico sono stati portati all'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni al momento della presentazione del piano di ristrutturazione industriale del gruppo navalmeccanico pubblico Fincantieri, che prefigura gravi ricadute occupazionali ( del 23 maggio 2011); tuttavia anche i cantieri navali italiani privati hanno pagato nell'ultimo decennio costi pesantissimi. Lo ha sottolineato l'A.N.CA.NA.P. (Associazione Nazionale Cantieri Navali Privati) precisando che gli stabilimenti nazionali privati hanno sofferto l'impatto della crisi «con minor clamore, ma con analoghe ripercussioni sull'occupazione diretta ed indiretta, sulle chiusure di impianti e cantieri anche ultracentenari e dunque - in definitiva - sull'economia del Paese».
«In Italia - hanno rilevato il presidente e il direttore l'associazione, Stefano Silvestroni e Giancarlo Casani - tale situazione è la prevedibile e naturale conseguenza della pressoché totale assenza in sede comunitaria e nazionale di una politica industriale tesa a difendere i nostri cantieri sul mercato globale mediante adeguate norme di ripristino di pari condizioni concorrenziali tra i nostri cantieri e quelli extra europei del vicino medio e lontano oriente (tra cui in particolare quelli cinesi, coreani, vietnamiti, turchi, indiani e di altri Paesi ancora) e, a volte, anche europei. In tali paesi extracomunitari, forti aiuti di stato, inaccettabili condizioni di lavoro e scarsa o nessuna attenzione per la salvaguardia ambientale, stanno progressivamente insidiando e compromettendo la cantieristica di quei Paesi europei che - come l'Italia - per la loro inerzia od assenza in sede comunitaria, non sono capaci di farsi difendere dall'Unione Europea».
«Basti pensare - ha spiegato A.N.CA.NA.P. - che in Italia gli ultimi provvedimenti normativi a favore del settore cantieristico risalgono al 2001 e che gran parte di essi sono stati disattesi o vanificati negli anni successivi. La regolamentazione attuativa delle leggi approvate, nei fatti, è stata tesa a “chiudere i cordoni della borsa”, rendendo inefficaci le tempestive e concrete misure di sostegno che l'Italia aveva adottato nel rispetto del trattato europeo per supportare la cantieristica navale nazionale».
A.N.CA.NA.P. ha concluso auspicando «che la crisi evidenziata dal recente piano di ristrutturazione industriale annunciato dal principale gruppo cantieristico pubblico del nostro Paese porti tutte le autorità e forze politiche ad una presa di coscienza delle esigenze di interventi immediati e concreti, che non siano discriminatori tra piccoli, medi e grandi cantieri, a favore della cantieristica nazionale, settore strategico ed essenziale per la nostra economia, al pari di quanto fatto e di quanto continuano a fare al riguardo tutti i paesi del mondo nostri concorrenti».
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