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FastShip alza bandiera bianca, ma fa causa al governo USA
La società accusa le autorità americane di potenziale violazione di brevetto
22 marzo 2012
Ricordate il progetto FastShip? Il suo obiettivo era di realizzare un collegamento veloce via mare per il trasporto dei container tra l'Europa e gli Stati Uniti con un transit time di cinque giorni tra il gate portuale dello scalo francese di Cherbourg e il gate del porto di Filadelfia. Un tempo di viaggio assolutamente concorrenziale rispetto a quello dei tradizionali vettori marittimi, che realizzano la traversata atlantica impiegando almeno due giorni in più. Un fine ambizioso e modellato sugli standard del trasporto aereo, con previsione inoltre di un dimezzamento dei costi rispetto all'aeromerci.
Proprio i costi, però, hanno indotto i promotori del progetto a temporeggiare.
FastShip Inc. è stata fondata nel 1997. Nel 2002 l'iniziativa sembrava poter finalmente decollare, letteralmente, visto che inizialmente si pensava di poter effettuare la traversata in meno di quattro giorni ( del 9 giugno 1999). Poi la data di avvio è slittata al 2003 e successivamente al 2004; quindi si è passati al 2008. ( del 13 novembre 1999, 8 novembre 2000 e 4 febbraio 2004). L'ultimo annuncio dava la partenza operativa della linea per il mese di dicembre del 2009 ( del 13 settembre 2006). Poi più nulla.
In questi anni, infatti, il costo del combustibile è aumentato esponenzialmente. Dato che il consumo del fuel da parte delle navi cresce anch'esso esponenzialmente con l'aumento della velocità, le JetShip progettate da FastShip per poter trasportare carichi per complessive 10.000 tonnellate mantenendo una velocità di crociera fino a 40 nodi in presenza di cattive condizioni del mare iniziavano man mano ad essere per la compagnia, più che un obiettivo, un miraggio.
Sul progetto è quindi calato il silenzio, rotto ora dall'annuncio della richiesta presentata martedì scorso da FastShip Inc. e dalle sue affiliate FastShip Atlantic Inc. e Thornycroft, Giles & Co., Inc. di essere sottoposte alla protezione del Chapter 11 della legge fallimentare americana, norma che pone la società sotto la particolare forma di amministrazione controllata prevista dalla legislazione statunitense che ha l'obiettivo di consentire la ristrutturazione finanziaria delle imprese.
Tuttavia quella di FastShip non è un'alzata di bandiera bianca, o almeno lo è forse solo dal punto di vista operativo e commerciale dato che è un'ammissione dell'incapacità di raccogliere l'intero ammontare di risorse economiche (due miliardi di dollari) necessarie per realizzare il business plan. Quello dell'azienda è piuttosto il proclama dell'avvio di una causa legale contro il governo USA, che FastShip accusa di potenziale violazione di brevetto.
Obiettivo di FastShip era di sfruttare sia le caratteristiche commerciali del progetto che le sue applicazioni in campo militare. L'azienda ritiene infatti che le nuove combat ships di cui l'U.S. Navy si sta dotando nell'ambito di un piano di costruzioni del valore di 650 milioni di dollari vengano realizzate sulla base del progetto FastShip. La società ha reso noto di aver presentato a tal proposito nell'aprile 2008 un reclamo amministrativo con l'intento di raggiungere un'intesa con il governo. Però due anni dopo la Marina USA ha respinto la richiesta di accordo.
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