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Anche Federagenti protesta per i dati Eurostat, ma avvisa: l'Italia dei porti rischia davvero di affondare
Pappalardo: bisogna rimuovere i vincoli burocratici che impediscono alla piattaforma logistica italiana di attirare traffici
20 marzo 2014
Federagenti, la Federazione Nazionale Agenti, Raccomendatari Marittimi e Mediatori Marittimi, concorda (in parte) con la protesta del presidente dell'Associazione dei Porti Italiani (Assoporti), Pasqualino Monti, e del presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, per il calcolo del volume di traffico movimentato nel 2012 dai porti italiani che è stato elaborato dall'ufficio statistico europeo Eurostat, valutazione che - hanno denunciato Monti e Merlo - non riflette la realtà della portualità italiana ( del 18 marzo, 19 marzo e 19 marzo 2014). In particolare, Merlo ha contestato ad Eurostat di aver attribuito al porto di Genova un volume di traffico containerizzato inferiore a quello realmente movimentato dallo scalo del capoluogo ligure. Nella pagina raggiungibile a questo
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pubblichiamo un grafico elaborato da inforMARE che evidenzia le differenze, in eccesso o difetto, tra i dati diffusi da Eurostat e quelli presentati dalle Autorità Portuali di alcuni dei principali porti europei.
«Ha ragione il presidente Monti - ha osservato il presidente di Federagenti, Michele Pappalardo - quando dice che il traffico del 2013 è cresciuto (in molti casi più per l'abilità degli operatori marittimi che per l'abilità di gran parte della nostra classe dirigente) e che bisogna tener conto della parcellizzazione dei nostri porti causa la natura orografica del nostro Paese (ma noi non abbiamo fatto nulla da decenni per risolvere il problema)».
«Ha ragione il presidente Merlo - ha aggiunto Pappalardo - quando protesta che i dati della sua Genova sono sottostimati ed è vero che le statistiche relative al 2012 sulla portualità europea sono impietose per i porti italiani e forse non riflettono il reale stato di salute e l'effettivo ruolo di molti dei nostri scali. Perché si continua a comparare realtà non omogenee e a dimenticare ad esempio che in taluni settori, come il traffico di transhipment ed il traffico crocieristico, l'Italia comunque mantiene una leadership europea (anche se ovviamente si potrebbe fare tanto di più)».
«Ma quei dati rigidamente statistici e massificati - ha sottolineato il presidente di Federagenti - ci dicono anche che l'Italia dei porti rischia davvero di affondare. È vero che non è tutto così, ma potrebbe esserlo a breve se non si interverrà in tempi rapidi ridimensionando ed annullando dove possibile soprattutto quei vincoli burocratici che impediscono alla naturale piattaforma logistica del Mediterraneo (Mare Nostrum) di attirare quei traffici che solo per nostra colpa ci passano davanti senza fermarsi».
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