- L'Associazione dei Porti Italiani (Assoporti) protesta per la lettura data da alcuni ai dati sul traffico movimentato nel 2012 dai porti dell'Unione Europea che sono stati elaborati e diffusi ieri dall'ufficio statistico Eurostat ( del 18 marzo 2014). «Diciamolo una volta per tutte - chiarisce il presidente dell'associazione delle Autorità Portuali italiane, Pasqualino Monti - non è vero che la portualità italiana è emarginata, una sorta di figlio di un dio minore della portualità europea. La portualità italiana presenta eccellenze continentali, nel traffico di transhipment dei container, nelle crociere, nelle autostrade del mare, nella produttività». Secondo Assoporti, «la pubblicazione del rapporto Eurostat e le interpretazioni che di questo rapporto sono state immediatamente date, non riflettono quindi la realtà».
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- Assoporti rileva, innanzitutto, che «i dati sono superati». «Nel 2013 - precisa l'associazione - il traffico container è cresciuto del 5,7% nei porti italiani, quello dei passeggeri su navi da crociera del 5,1% avvicinandosi al record storico, i terminal di transhipment container sono in forte sviluppo (dal più 12% di Cagliari al più 14% di Gioia Tauro), e, dulcis in fundo, il porto di Trieste occupa la decima posizione nella top-ten europea».
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- «Le carte geografiche prodotte da Eurostat - denuncia l'associazione - non hanno un senso economico specie per un Paese come l'Italia che complessivamente si colloca al terzo posto in Europa per traffico marittimo e che ha storicamente un'offerta portuale diversificata rispetto agli altri Paesi europei. Forse sarebbe il caso, una volta per tutte anche in sede europea - puntualizza Monti - chiedersi i perché anche di questa parcellizzazione. Forse perché il nostro Paese ha una struttura orografica ben diversa da Francia e Germania, forse perché al contrario di quanto accade in Francia, in Germania o in Spagna, la produzione industriale in Italia è sparsa su centinaia di siti talora difficilmente raggiungibili via terra».
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- «Quando si leggono i dati Eurostat - prosegue il presidente di Assoporti - queste considerazioni vanno tenute a mente. Delle statistiche va fatto comunque tesoro per ribadire che senza una regia di sistema è grottesco parlare di porti non competitivi. I porti oggi sono competitivi se alle spalle hanno reti viarie e ferroviarie efficienti. Se hanno infrastrutture adeguate ai trend dei nuovi traffici, se hanno fondali in grado di accogliere le navi giganti che ormai dominano l'interscambio mondiale, se sono in grado di investire tempestivamente, se non sono martoriati dagli adempimenti burocratici, se sono in grado di attirare investitori internazionali».
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- «Assoporti - rimarca Monti - su questa linea del fronte c'è. Da mesi chiede con forza che le cose cambino, che le norme siano adeguate al livello della sfida internazionale in atto. E di certo non alza oggi, meno che mai, bandiera bianca. La piattaforma logistica del Mediterraneo esiste, i tempi per cambiare passo sono estremamente stretti e finalmente il lavoro in stretta sinergia fra governo e parlamento - conclude il presidente dell'associazione - sembra creare le condizioni per produrre in tempi brevi quelle linee guida di innovazione in grado dir rendere i porti più efficienti e competitivi».
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