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Gli spedizionieri di Genova, La Spezia e Savona vogliono essere protagonisti dello sviluppo della portualità ligure
Le associazioni di categoria hanno confermato l'intenzione di opporsi «ad ogni iniziativa finalizzata a sostituire la mano pubblica alle attività private»
27 marzo 2015
Gli spedizionieri di Genova, La Spezia e Savona vogliono essere tra i protagonisti dello sviluppo dei primari nodi logistici costituiti dai porti delle tre città e dall'intero sistema marittimo-portuale ligure. Con questo obiettivo intendono essere, più che solo parte attiva, gestori del sempre più ingente flusso di informazioni e dati scambiati per via telematica dai differenti soggetti della catena logistica e dalle autorità preposte al controllo e alla regolazione dei traffici.
All'inizio di quest'anno l'Associazione Spedizionieri Corrieri e Trasportatori di Genova (Spediporto), l'Associazione degli Spedizionieri del Porto di La Spezia e l'Associazione Agenti Marittimi Raccomandatari Agenti Aerei Mediatori Marittimi e Spedizionieri delle Provincie di Imperia e Savona (Isomar) hanno presentato il loro progetto Ligurian Logistic System con lo scopo di unire le forze per perseguire obiettivi comuni ( del 26 gennaio 2015).
Oggi la collaborazione comune ha condotto allo svolgimento a Genova, nella sede dell'Autorità Portuale a Palazzo San Giorgio, dell'assemblea generale congiunta delle tre associazioni, presiedute rispettivamente da Maurizio Fasce, Alessandro Laghezza e Alessandra Orsero, che è stata occasione per annunciare l'intenzione di farsi promotrici, tra gli operatori, di un sistema di interoperabilità tra Port Community System (PCS) portuali denominato IPCS InterPort Community System.
Spediporto, l'associazione spezzina e quella savonese hanno spiegato che lo scopo è «di gestire, insieme agli altri attori della portualità - terminalisti, agenti e trasportatori - l'efficienza generata da una ottimizzazione dei cicli informativi ed operativi che sottende ad oltre 16 milioni di dati».
«Nostre stime - ricordano le tre associazioni nella relazione del consiglio direttivo che pubblichiamo nella rubrica “Forum dello Shipping e della Logistica”, dicono che su ogni dieci documenti scambiati nei porti liguri, sette appartengono agli spedizionieri, perché da essi generati, gestiti o forniti al sistema».
Quello nelle mani degli spedizionieri è un patrimonio - spiegano le associazioni - che ci sentiamo di condividere e di mettere a disposizione di quella Liguria che vuole fare sistema, purché - precisano e sottolineano - si affidi a noi, insieme agli altri operatori portuali, un serio ed effettivo ruolo nella gestione dei Port Community Systems e di quello che speriamo possa essere, un domani, un InterPort Community System».
In quest'ambito Spediporto, l'Associazione degli Spedizionieri del Porto di La Spezia e Isomar hanno chiarito la loro posizione sui corridoi logistici e in particolare sulle attività necessarie per farvi transitare le merci - a partire dall'assistenza doganale -, operazioni che molti temono finiscano in mani pubbliche e contribuiscano ad trasferire altrove la ricchezza prodotta dal traffico dei container, come lamentato ieri dall'Aspedo - Associazione Spezzina Doganalisti ( del 26 marzo 2015).
A tal proposito le tre associazioni hanno rimarcato che «gli spedizionieri sono ben consapevoli delle ineludibili sfide evolutive imposte dal mercato, e come tali non le temono, ma vogliono ed in una certa misura, pretendono, che la nostra pubblica amministrazione crei e metta a disposizione strumenti per affrontare, ad armi pari con i nostri concorrenti europei, queste evoluzioni. Pertanto con sincero spirito di sistema diciamo sì ad ogni reale forma di evoluzione ma - hanno sottolineato le tre organizzazioni di categoria - con altrettanta risolutezza, ci opporremo ad ogni iniziativa finalizzata a sostituire la mano pubblica alle attività private, perché con ciò si danneggerebbero centinaia di imprese e si metterebbe a repentaglio l'esistenza di migliaia di posti di lavoro».
Una risposta a queste preoccupazioni è giunta dal presidente dell'Autorità Portuale di Genova. «Abolire i corridoi - ha sostenuto Luigi Merlo nel corso dell'assemblea odierna - sarebbe una sconfitta». Una soluzione - secondo il numero uno di Palazzo San Giorgio, che ha partecipato per l'ultima volta come presidente dell'ente portuale all'assise degli spedizionieri essendo giunto a scadenza il suo secondo mandato - potrebbe essere quella di realizzare all'interno del porto aree per la manipolazione delle merci: «a Genova - è l'esortazione di Merlo - ripensiamo alle aree Ilva»
Nell'ambito dell'accordo di programma sulle acciaierie di Cornigliano per la dismissione dell'area a caldo delle acciaierie Ilva e per la riconversione dell'area dismessa dallo stabilimento siderurgico genovese, che era stato siglato nel novembre 1999 e modificato nell'ottobre 2005, al porto spetterebbero 128mila metri quadri da destinare appunto a funzioni di logistica portuale da insediare dopo la bonifica dell'area a carico dell'azienda pubblica Società per Cornigliano, che ancora oggi non ha portato a termine il lavoro.
Il progetto di area logistica era in auge nell'era pre-Merlo. Allora si parlava di manipolare le merci in ambito portuale per trattenere in loco parte della ricchezza prodotta dai traffici marittimi containerizzati. Poi è caduto nel dimenticatoio. Alla fine dei suoi mandati da presidente dell'Autorità Portuale genovese Merlo sembra riprenderlo in considerazione.
Quello relativo alla nuova area logistica è uno di quei progetti non classificabili secondo gli schemi in uso oggi. Non fa parte delle grandi infrastrutture incluse nell'ultimo Piano Materiale delle Opere elaborato dall'Autorità Portuale né delle impalpabili infrastrutture che costituiscono il Piano Immateriale di cui parlano gli spedizionieri. È uno di quei progetti apparentemente troppo banali che stanno a metà tra i due Piani e che nessuno sembra in grado di portare a termine neppure in tempi biblici.
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