- Con un decreto di riforma della legislazione in materia portuale approvato definitivamente a fine luglio dal governo italiano che non ha apportato alcun cambiamento alle norme precedenti limitandosi ad attuare un accorpamento di una serie di Autorità Portuali, misura che alcuni - forse con meno pretese - hanno salutato come una svolta epocale, rimangono aperte numerose questioni da risolvere nel settore della portualità italiana che il provvedimento legislativo n. 169 dello scorso 4 agosto, propriamente titolato “Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle Autorità Portuali”, non affronta.
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- Una di queste è l''armonizzazione delle modalità e dei termini con cui vengono assegnate in concessione alle imprese, secondo quanto ancora oggi previsto dall'articolo 18 dalla legge n. 84 del 1994, aree e banchine dei porti italiani. Sino allo scorso 15 settembre, data di entrata in vigore del nuovo decreto, tali modalità e termini sono stati soggettivamente stabiliti dalle singole Autorità Portuali, mentre da quella data sono le istituende Autorità di Sistema Portuale (AdSP) ad occuparsene altrettanto soggettivamente.
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- Il tema dell'assegnazione delle concessioni o del loro rinnovo è stato al centro del dibattito nelle ultime riunioni del Comitato Portuale di Genova, che recentemente ha approvato la prosecuzione di concessioni in capo a tre terminalisti nonostante il parere negativo del Collegio dei Revisori dei conti ( del 6 settembre 2016).
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- Se nei giorni scorsi la questione è stata nuovamente affrontata da Assiterminal, l'associazione che rappresenta i terminalisti portuali privati, che ha ribadito che non sussiste la necessità di indire gare per il rinnovo delle concessioni ( del 26 settembre 2016), sul tema interviene oggi a fianco della voce privata anche la parte pubblica, nelle vesti dell'Autorità Portuale di Genova, con una nota che mette in risalto gli investimenti effettuati in vent'anni dai terminal operator del porto di Genova, ovvero le imprese concessionarie di aree demaniali ai sensi dell'articolo 18 della legge 84/94.
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- «Le imprese terminaliste che operano nel porto di Genova - spiega l'ente pubblico genovese - hanno generato, dall'inizio delle loro attività (attorno alla metà degli anni '90) a oggi, investimenti fissi per oltre 670 milioni di euro, diversamente ripartiti tra i vari comparti che caratterizzano l'offerta genovese. Se si aggiungono i 340 milioni di euro di investimenti programmati dai tre terminalisti che hanno recentemente ultimato la loro pratica di concessione, si supera la quota di un miliardo di euro. Osservando i dati e gli studi dell'Autorità Portuale, per altro, emerge che nel periodo compreso tra il 2007 (ante crisi economica) e la fine del 2015 gli investimenti hanno fatto registrare una crescita del 60%, con un andamento positivo e sostenuto lungo tutto il periodo in esame».
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- L'Autorità Portuale sottolinea che «le performance delle imprese terminalistiche genovesi si pongono in decisa controtendenza rispetto al quadro produttivo e industriale della Liguria illustrato da Banca d'Italia lo scorso luglio e che nel triennio 2013-2015 configura, sotto il profilo degli investimenti, una situazione di estrema variabilità connessa all'elevata incertezza del contesto macroeconomico».
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- L'ente portuale genovese precisa inoltre che gli investimenti relativi al solo 2015 «sono riconducibili per quasi il 60% al comparto di contenitori (36 milioni di euro), che negli ultimi anni ha investito in modo crescente nel rinnovo degli impianti e dell'equipment portuale, oltre alla realizzazione di interventi volti all'ampliamento della capacità di movimentazione dei terminal, considerato il costante incremento dei traffici registrati negli ultimi anni, passati dai circa 1,5 milioni di teu del 2009 agli oltre 2,2 milioni del 2015 (+47%). Anche i comparti dei terminal cosiddetti multipurpose (container, rotabili e merci varie) e “specializzati” (forestali, metalli,ecc) - prosegue l'ente - hanno fatto segnare un significativo picco di crescita degli investimenti rispetto al 2014. Nel 2015 si sono realizzati oltre 18 milioni di euro di interventi rispetto ai circa nove milioni relativi all'anno precedente. Anche per tali comparti le voci più rilevanti hanno riguardato il rinnovo di equipment e attrezzature di movimentazione, oltre ad una quota importante di investimenti destinati alla riqualificazione infrastrutturale e all'efficientamento e ammodernamento complessivo dei terminali portuali, anche in tal caso conseguenti a una massiccia crescita dei traffici che è risultata quasi raddoppiata nel periodo 2009-2015, passata dai 5,8 milioni di tonnellate del 2009 ai circa 11 milioni del 2015».
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